In Piemonte l’incremento in percentuale della richiesta di ore di cassa integrazione nel primo quadrimestre di quest’anno è del 22,8% rispetto allo stesso periodo del 2023.
“Se con un’auto si accelera di colpo e altrettanto improvvisamente si frena, uscire di strada è quasi garantito”. Usa una similitudine automobilistica Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino per descrivere la grandissima preoccupazione di tutto l’artigianato torinese e piemontese per come si è conclusa l’esperienza Superbonus 110%.
È stato un “booster” straordinario che ha prodotto una ricaduta di diversi miliardi, infatti la produzione e l’occupazione di un significativo numero di settori produttivi dipendono in misura consistente, e in alcuni casi pressoché totale, dall’attività del settore delle costruzioni, che effettua acquisti di beni e servizi da ben l’80% dell’insieme dei settori economici.
“L’edilizia -ricorda De Santis– è in grado di far girare l’economia (soprattutto locale) e di generare esiti moltiplicativi che hanno ricadute positive sul mercato grazie ad effetti diretti (il settore stesso e tutti quelli che, a monte o a valle, sono ad esso collegati perché forniscono materie prime, semilavorati e servizi), indiretti (la catena di azioni e reazioni indotta dalla produzione del prodotto costruzioni) e indotti (dovuti ai maggiori redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volta richiede maggiori produzioni)”.
Con il decreto 39/2024, però, il Governo ha deciso di mettere la parola fine al Superbonus inserendo un ritocco incisivo nelle detrazioni previsto dall’emendamento a firma del Ministro dell’Economia Giorgetti: l’allungamento a dieci rate del tempo di recupero di diversi sconti fiscali a partire dalle spese effettuate nel 2024.
“La rimodulazione in 10 anni delle spese sostenute per alcuni interventi edilizi a partire dal 2024 -continua De Santis – e il divieto per le banche di compensare i propri crediti d’imposta derivanti da
cessione del credito con contributi previdenziali, assistenziali e premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, colpisce imprese e famiglie bloccando interventi di riqualificazione già avviati”.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Inps, Torino e il Piemonte registrano un significativo incremento nelle richieste di cassa integrazione nell’edilizia.
A gennaio 2024 le ore autorizzate di cassa integrazione per le imprese edili sono state in Piemonte 64.026 (19.327 a Torino), mentre ad aprile sono notevolmente aumentate: Piemonte 217.860 (92.978 a Torino).
In Piemonte l’incremento in percentuale della richiesta di ore di cassa integrazione nel primo quadrimestre di quest’anno è del 22,8% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Per quanto riguarda l’artigianato edile la richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria in Piemonte a Gennaio 2024 sono state 26.351 (8.773 a Torino) mentre ad aprile 2024 sono aumentate: Piemonte 56.754 (17.932 a Torino).
“Il quadro normativo complesso e soggetto a frequenti modifiche, dalla pubblicazione dell’art. 11 del DL 24/2020, (decreto che ha sancito il superbonus 110%), – continua De Santis – abbiamo subito 32 modifiche, inclusa l’introduzione della retroattività sulla cessione del credito, ha generato instabilità e, come si evince dal notevole aumento dei dati relativi al numero di ore richieste di cassa integrazione nell’edilizia, viene confermata la difficoltà dell’intero settore, che rischia il default”.
“Per quanto riguarda il Decreto Salva casa, – conclude De Santis – ben vengono gli interventi che contribuiscono a fare chiarezza e a superare incertezze normative e burocratiche, mai risolte, semplificando la gestione del patrimonio immobiliare privato e favorendone la manutenzione anche se, in sede di conversione del Decreto, chiediamo un’ulteriore semplificazione burocratica: la proroga del diritto alla cd remissione in bonis per un periodo più lungo rispetto all’attuale e l’utilizzo degli f24 a compensazione dei crediti maturati”.
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