Pensione integrativa? Oppure è meglio il “fai da te”?

 

di Gianluigi De Marchi *

 

I più pessimisti prevedono che tra qualche decennio l’INPS non sarà più in grado di erogare le pensioni a tutti.

I più ottimisti pensano che con una pensione integrativa si potrà sopperire alle ridotte entrate pensionistiche pubbliche.

Nessuno pensa che l’attuale sistema possa garantire in futuro un trattamento almeno uguale quello attuale, perché la continua riduzione degli “attivi” (cioè chi paga i contributi sociali) rispetto agli “inattivi” (cioè chi incassa le pensioni) è tale per cui lo sbilancio inevitabilmente comporterà conseguenze nel ricalcolo delle erogazioni a chi va in quiescenza.

 

 

Il problema pensione è particolarmente grave per chi oggi ha tra i venti e i quarant’anni, e tutte le simulazioni che sono predisposte dagli esperti lo dimostrano.

E’ quindi sempre più urgente pensare di costruirsi una pensione “personale” se non vogliamo arrivare al termine dell’attività lavorativa poveri (oppure se non vogliamo lavorare per sempre) utilizzando gli strumenti a disposizione che consentono di costruire una previdenza complementare.
Si può far ricorso agli strumenti “istituzionali” (fondi pensione e Piani Individuali pensionistici), oppure ad una sorta di “fai da te”, programmando investimenti in grado di erogare a scadenza una rendita.

 

1-La previdenza integrativa

 

E’ basata su un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio mediante il quale, al termine della vita lavorativa, si potrà beneficiare di una pensione complementare.

Comprende i fondi pensione (“secondo pilastro”) ed i piani pensionistici individuali (“terzo pilastro”):

I fondi chiusi di origine “negoziale” sono istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. I contributi sono versati dal lavoratore e dall’azienda e beneficiano di un trattamento fiscale agevolato sulle plusvalenze conseguite dalla gestione.
I fondi aperti sono istituiti da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio e società d’intermediazione mobiliare cui possono aderire tutti i lavoratori, compresi quelli autonomi.
I Piani pensionistici individuali (PIP) sono contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziale. Con il PIP, il lavoratore versa periodicamente una quota del suo reddito, accumulando nel tempo un capitale che gli sarà restituito (sotto forma di rendita mensile) dal momento in cui andrà in pensione.

In tutte queste forme la rendita garantisce la reversibilità (cioè il pagamento al coniuge) di una quota della pensione in caso di decesso del beneficiario. E’ possibile anche chiedere il riscatto anticipato del capitale maturato in casi gravi (invalidità permanente, disoccupazione per più di 48 mesi, morte). Si possono inoltre ottenere somme parziali (anticipazioni) prima dell’età pensionabile nel caso di acquisto o ristrutturazione della prima casa, o per altre necessità (ma solo dopo 8 anni dall’adesione) o per sostenere spese mediche gravi ed urgenti.

Date le finalità previdenziali, la fiscalità è favorevole: è prevista la deducibilità dei versamenti fino ad un massimo di 5.164,57 euro l’anno, e le plusvalenze realizzate dal capitale sono tassate al 20% (anziché al 26% di aliquota “ordinaria”). Infine, al momento del pensionamento, è possibile chiedere il 50% del capitale accumulato con incasso immediato, beneficiando della pensione per un importo ovviamente ridotto.

A fronte di questi benefici, occorre però considerare alcuni aspetti critici del sistema, in particolare i costi elevati (specie per i fondi aperti ed i PIP), calcolati dalla COVIP (l’ente che sovraintende l’attività del settore della previdenza complementare) in circa il 2-3% annuo.

E’ stato calcolato che un costo medio del 2% può ridurre il capitale accumulato dopo 35 anni di partecipazione al piano pensionistico di circa il 18%. Chi sceglie un Pip al posto di un fondo di categoria si condanna a una pensione complementaredefalcata dal 20 al 40% circa.

 

2- La previdenza “fai da te”

 

Esistono alternative alla previdenza integrativa per garantirsi una serena vecchiaia con una pensione sufficiente?

La risposta è , pur se con alcune precisazioni importanti da mettere in evidenza.

Una prima soluzione è di tipo assicurativo, costituita da polizze “finanziarie” che offrono l’accumulo del capitale svincolato dallarigida normativa previdenziale (che proibisce l’incasso integrale del capitale accumulato), ma che non godono delle agevolazioni fiscali non essendo previdenziali. Si può ottenere una rendita vitalizia a partire dalla data che si preferisce, addirittura a partire dalla stipula (rendite immediate).

Una seconda soluzione è di tipo finanziario “puro”, realizzabile attraverso un PAC (Piano d’accumulo del capitale) in un fondo comune d’investimento. In questo caso i costi sono nettamente inferiori (intorno all1%), ma il risultato non è garantito (un fondo potrebbe anche perdere valore per le oscillazioni dei titoli) e soprattutto non garantisce una rendita vitalizia ma solo una rendita legata ai risultati conseguiti: in pratica, il capitale potrebbe esaurirsi prima della morte del titolare, lasciandolo con la sola pensione INPS.

Meglio un fondo pensione od un fondo comune?

La risposta unica e sicura non c’è, in quanto dipende dall’obiettivo di chi cerca una rendita, dalla sua situazione familiare, dalle sue disponibilità.

Certo, nella fase di accumulo il ricorso al fondo comune è preferibile, in quanto consente di giungere a cifre più elevate; ma nella fase di utilizzo, il fondo pensione è preferibile perché dà la garanzia del vitalizio. E comunque non va sottovalutato il fatto che la rendita è garantita e che è indicizzata nel tempo solo in misura crescente.

Per contro, il fondo pensione, al decesso dell’assicurato e dell’eventuale beneficiario supplementare estingue il capitale, mentre un fondo comune rimane a disposizione degli eredi per la parte non utilizzata.

La soluzione ideale quindi è un “mix” dei due strumenti che consenta di mediare le diverse esigenze; come sempre, la diversificazione è la risposta giusta ai problemi finanziari.

 

3- Una soluzione innovativa: i BTPppi

 

Una forma innovativa, infine (ma è ancora da realizzare, trattandosi al momento di uno studio teorico) (1) è quella di emissioni di Buoni del Tesoro riservati ai futuri pensionati, icosiddetti BTPppi i quali, a differenza dei BTP normali, permetterebbero di costruire dei flussi di cassa utili alle necessità pensionistiche del sottoscrittore.

Il titolo sarebbe una sorta di salvadanaio in cui si metterebbero, con acquisti periodici, i risparmi per i 30-40 anni di vita lavorativa. Al momento della pensione lo Stato restituirà per un periodo di 15-20 anni una rendita, partendo dal capitale complessivo versato, incrementato annualmente dalle cedole non pagate, in regime di capitalizzazione composta. La rendita potrà essere indicizzata all’inflazione corrente anno per anno per mantenere intatto il suo valore reale.

L’idea è quella di fornire un’ulteriore forma complementare di previdenza a costi bassissimi, essendo un investimento sicuro, privo di commissioni e di costi di gestione.

Si tratta di un sistema più prossimo a quello di un PAC che ad un PIP, riflettendone quindi pregi e difetti, ma con notevoli vantaggi per il lavoratore (costo praticamente nullo, massima flessibilità nei versamenti variabili a piacimento – tassazione agevolata al 12,5% sui rendimenti, esenzione dall’imposta di successione).

Ed anche lo Stato ne trarrebbe vantaggio, attraverso l’emissione di titoli di debito a collocamento “sicuro” e, per tutto il periodo dell’accumulo, senza oneri di liquidità poiché non è previsto il pagamento delle cedole.

Insomma, le alternative al “primo pilastro” ed alla previdenza complementare ci possono essere, ognuna con i suoi pregi ed i suoi difetti, offrendo ai risparmiatori-lavoratori una gamma varia ed articolata di soluzioni fra le quali scegliere (anche con opportuni “mix” delle formule) il modo ottimale per pensare serenamente alla propria vecchiaia.

(1) Si veda “Investi nel tuo futuro e nel futuro dell’Italia” di Arun MuralidharFabio Galli e Giorgio Fano

*Giornalista e scrittore

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