Un Ministro, alcuni anni fa, descrisse i giovani italiani come “choosy”, che letteralmente significa esigenti, pretenziosi.
Escludendo che ciò dipenda dall’aria, dal cibo o dalla latitudine, non resta che trovare la causa di questa anomalia tipicamente nostrana nell’educazione impartita dai genitori.
Ho avuto modo, in diversi articoli, di trattare l’argomento e posso dire che questa è solo la punta dell’iceberg, di un iceberg ben più grande che si manifesta in diversi modi, tutti dannosi per sé stessi, prima che per gli altri.
Nei miei viaggi ho osservato spesso il comportamento delle mamme (i padri sono troppo spesso assenti, anche se fisicamente accanto) nei confronti dei loro pargoli: senza sentirle parlare, senza studiarne le caratteristiche fisiche, non ottima probabilità riusciamo a individuare la nazionalità (e non mi riferisco a quella acquisita o ottenuta per ius soli) di una mamma solo osservandone il comportamento.
I bimbi italiani sono i più rumorosi ed indisciplinati: le mamme, per risparmiare sulle baby sitter, delegano allo smartphone il compito di intrattenere i figli mentre si è a tavola, mentre ci sono invitati, mentre si è in viaggio, magari su un bus turistico.
Va da sé che, al di là del fastidio che possono recare alle altre persone, questi futuri uomini (e donne, ovviamente) cresceranno senza avere idea di cosa siano i doveri, la disciplina, il rispetto altrui, insomma di cosa sia l’educazione in toto.
Ma c’è un problema ancora peggiore: il mammismo. Il servizio di leva, ora sospeso su decisione di due Governi tra i più dannosi, aveva tra gi altri vantaggi quello di obbligare i fanciulli ad allontanarsi da casa (in realtà negli ultimi tempi le distanze erano per prassi ridotte) e cominciare a camminare con le proprie gambe.
Non era raro, infatti, vedere ragazzi che nelle prime settimane di naja digiunavano perché il cibo non era come “quello che mi prepara la mamma”, o che non avevano nessuno che dicesse come vestirsi, che li avvisasse delle temperature pericolose, e così via.
La sospensione della leva, discutibile anche sotto l’aspetto difensivo, ha sicuramente tolto a certi giovani un mezzo di sviluppo e crescita psicologica che ora grava tutto sui genitori, spesso incapaci e incompetenti a esercitare tale ruolo.
Più volte ho ripetuto che i genitori devono fare i genitori, non gli amici né, tantomeno, i complici: dare sempre ragione ai figli significa solamente creare persone impreparate ad affrontare i problemi che, inevitabilmente, prima o poi incontreranno perché non sono stati abituati a decidere con la propria testa, a sbagliare, a risolvere ed a fare tesoro degli errori.
Ritornando ai viaggi, le mamme straniere, e non mi riferisco solo al nord Europa ma anche intorno al Belpaese, sono molto meno apprensive delle nostre: non hanno mille paure inevitabilmente trasmesse ai figli, non coccolano i figli più di quanto sia necessario per uno sviluppo corretto dell’affettività, non si preoccupano quando i figli hanno già l’età per decidere ed assumersi il rischio di una scelta sbagliata e, soprattutto, non entrano in conflitto con l’altro genitore portando così i figli a legarsi maggiormente con chi prende le loro difese, a danno di chi invece li rimprovera.
Ho visto mamme accompagnare i figli di 28-30 anni al colloquio di lavoro e, per fortuna dell’umanità, essere invitate ad attendere fuori dalla stanza; confrontandomi con amici e colleghi di altri Paesi mi sono vergognato di appartenere ad un Paese così sottosviluppato, perché tutto ciò all’estero potrebbe al massimo essere argomento della classica barzelletta “ci sono un italiano, un francese ed un tedesco….”.
Se vogliamo trovare una causa non soggettiva di questo stato di cose, e anche su questo ho avuto modo di parlare e scrivere più volte, dobbiamo risalire al cambiamento di abitudini da parte delle donne italiane che, ormai da almeno 40 anni, hanno preteso (giustamente, per alcuni aspetti) l’indipendenza economica lavorando alla pari dei partner maschi. A distanza di anni, però, proprio come accade per altri eventi epocali come guerre o lockdown, si assiste al rovescio della medaglia: nel caso specifico, assistiamo ad un tentativo, da parte delle donne in questo caso, di elargire l’affetto di cui hanno privato i figli lasciandoli all’asilo o con i nonni, permettendo loro ogni cosa, soddisfacendo qualsiasi loro richiesta e non sanzionando (o facendolo in modo inefficace) i comportamenti deviati. I giovani attuali non distinguono il giorno dalla notte, non riconoscono l’autorità genitoriale, non rispettano l’autorità, non vengono seguiti e aiutati se sviluppano dipendenze o comportamenti compulsivi.
Dove pensiamo di andare se nessuno ci indica la strada o se,quando un dito ci indica la direzione, noi guardiamo il dito?
Sergio Motta
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