Senza memoria non c’è futuro: buona liberazione, Torino

Le parole del Presidente Mattarella a Civitella riecheggiano come un monito dopo aver ricordato che Toscana e a seguire il Piemonte furono le regioni che più soffrirono per i massacri compiuti dai fascisti.


Dopo la fiaccolata cittadina del 24 aprile, nelle circoscrizioni i festeggiamenti e i momenti di condivisione e ricordo continuano proprio per non perdere memoria di ciò che è stato e che non deve ritornare. Nella circoscrizione 5 il corteo è partito alle 10.30 da Via Sospello 139, dove ha sede la sezione A.N.P.I “V Riunite”. Ci trovo giovani e diversamente giovani, nonni coi nipoti, amiche di lunga data ed ex lavoratori.

Bruno Romeo è volontario Spi, la sezione pensionati della CGL. È nato nel 1953 e non ha memoria diretta del fascismo. Ha però sempre avuto parte attiva nella vita politica cittadina, ricoprendo ruoli nel sindacato. “Oggi è importante festeggiare la liberazione perché in questo periodo chi è al governo vuole procedere al revisionismo di quello che è stato, quella che è stata la lotta al fascino. Abbiamo affrontato una vera e propria lotta civile. Il fascismo ha portato all’impoverimento dell’Italia, facendo stragi in Abissinia ed Etiopia e oggi viene insabbiato tutto. Si nasconde ciò che è stato il fascismo: dalle campagne colonialiste in Africa a quella in Russia dove si mandò ragazzi senza scarpe a combattere”.


Nicoletta Simonetti è una signora elegante che sfoggia un cappello e una sciarpa rosso fiammanti. “Volevo mettermi un po’ di colore sennò ero tutta scura”. È del 1948 e pur non avendo vissuto il fascismo ricorda da bambina l’incontro con i gruppi partigiani. Le chiedo, come chiedo a tutti, se vuole che scriva il suo nome. “Certo, lo scriva. Sono qui perché manifestare è più importante oggi di ieri perché i giovani stanno perdendo la memoria. Troppa gente superficiale non pensa all’importanza della libertà perché non ne han mai sofferto la mancanza. Io in famiglia ne ho sempre parlato.”

Mentre chiacchiero con Nicoletta sento in sottofondo Bella Ciao e mi commuovo. Accanto a me c’è un’altra signora dai capelli bianchi che vuole raccontarmi una storia. Le chiedo se mi farà piangere, visto che sto cercando di ricacciare via le lacrime. “Credo proprio di si, è una storia brutta. Mio nonno era Riccardo Maurizio Berruti e fu fucilato dai tedeschi per aver ospitato membri della Banda Lenti. Fucilarono anche sua sorella, la zia Rosa che però contrariamente al racconto di Aldo Cazullo nel suo libro Possa il Mio Sangue Servire, che la diede per morta, lei sopravvisse. Infatti la pallottola entrò nella tempia destra è uscì da quella sinistra. Io ricordo il fossetto che aveva sulla tempia. Morì parecchi anni dopo di nefrite. Io andavo da lei a trovarla. I tedeschi la credettero morta ma lei si salvò”. Questa ragazza del 1951 mi guarda con gli occhi vispi di chi non dimentica l’orrore ma sa festeggiare la vita. Le chiedo come si chiama. “Io sono Maurizia Berruti, come il nonno!”.

Avvicino il Presidente della Sezione V Riunite e con sorpresa vedo un ragazzo giovanissimo. Marco Rubino è del 1985 e compie gli anni proprio oggi. A lui rivolgo la domanda più difficile: il fascismo sta tornando? “Il fascismo ha tante facce. Se pensi al fascismo storico, quello è chiuso col 25 aprile, anche se sappiamo che è continuato dopo la guerra. Il fascismo oggi ricompare quando pensiamo di escludere altre persone dalla società, quando discriminiamo, quando crediamo che la guerra sia l’unica soluzione. Quando limitiamo la libertà di espressione.”

Il 25 Aprile è la festa di tutti gli italiani, a prescindere dall’appartenenza politica o da qualsiasi etichetta. E gli italiani, come sancisce la nostra costituzione, ripudiano la guerra e ogni tipo di violenza e sopruso. E allora chiunque tu sia: buona liberazione.

Lori Barozzino

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