Mostre d’arte al MIIT

Al museo MIIT museo internazionale Italia arte due doppie inaugurazioni di mostre giovedì 23 nov3mbre alle 18 e giovedì 30 novembre

Al museo MIIT, Museo Internazionale Italia Arte, si sono tenute due doppie inaugurazioni giovedì 23 novembre alle 18:00 e giovedì 30 novembre sempre alla medesima ora. Il 23 novembre scorso è stata inaugurata la mostra “Torino contemporanea” curata in occasione del mese dell’arte contemporanea. In mostra le personali di Leo Giampaolo, Kuris Akis, Anna Rota Milani e una selezione di artisti stranieri e italiani contemporanei che dialogano con linguaggi e stili diversi, ma molto suggestivi e efficaci, sviluppando ognuno con le proprie idee una personale visione dell’arte contemporanea attraverso ricerche e sperimentazioni creative.

La personale di Leo Giampaolo, dal titolo “Fiori perduti”, si concentra sulla sua visione pop della vita e della memoria attraverso una scelta di opere profonde nel significato, ma estremamente godibili nei vibranti cromatismi accesi. Il significato autentico dei suoi lavori si esprime nei dettagli e nei simboli che abitano le opere di Leo Giampaolo che, come scrive, “rappresentano fiori già dispersi nel cielo, poi preservati in una prigionia platonica come esemplari florilegi dei nostri valori perduti che, disfacendosi, vanno a combinarsi in un infinito senza ordine”.

La personale di Kuris Akis si muove all’interno dell’idea di esprimere i motivi del cuore e dell’anima dell’artista, trasmettendoli all’osservatore con una diretta e potente espressione. La società con tutte le sue ingiustizie, la spiritualità e l’afflato verso il Divino e l’Eterno, la denuncia dei mali del mondo sono solo alcuni temi sviluppati da Kuris Akis, attraverso una pittura concettuale fortemente simbolica che attinge dal mito e dal contemporaneo con una forza iconografica di alta suggestione. I suoi personaggi fantastici e le sue figure ancestrali sono semplicemente l’incarnazione, come per gli antichi, delle nostre paure e dei nostri tormenti della parte più oscura di noi che però, nell’arte di Kuris Akis, lascia spazio all’ironia e alla speranza che esorcizzano l’oscuro.

La personale di Anna Rota Milani è incentrata su una serie di opere dedicate alle città vuote, metafisiche e dinamiche rappresentazioni metaforiche della solitudine dell’uomo e della sua perenne ricerca di identità. La città diventa un palcoscenico silente dello scorrere inesorabile del tempo, uno spazio mentale in cui l’essere nasce, lavora ed esiste immerso nel vortice del tempo. La città vuota assume i contorni delle “Città invisibili” di Italo Calvino, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Osservate sotto una lente di ingrandimento che mette a fuoco la crisi della vita urbana, quasi un sogno, come lo definì lo scrittore, che nasce dal cuore delle città invivibili. Le città di Anna Rota Milani sono però anche ricordo e memoria di viaggi e scoperte, proprio come il racconto di un viaggiatore ritorna il topos letterario del Marco Polo calviniano e di tanta parte della letteratura di ogni tempo, e l’artista ne evidenzia con una pennellata rapida e il segno deciso, la tendenza al monocromo, l’essenzialità delle linee prospettiche e degli spazi.

La mostra prosegue con la collettiva degli artisti italiani e internazionali che presenta le opere di diversi artisti: Aase-Hilde Brekke, impegnata nella ricerca spirituale e buddhista, Francesca Coccurello, Silvia de Franceschi, Maria Laura Olivieri, Mauro Russo e Vincenza Spiridione sono artisti seguiti dalla galleria Gregorio VII di Roma, con cui il MIIT collabora da tempo. Francesca Coccurello esprime, nelle opere che raffigurano radici contorte, non soltanto il suo amore per gli elementi naturali, per la continua metamorfosi ma anche il concetto intrinseco delle origini dell’uomo, in particolare le condizioni delle donne africane e non solo, simbolo di resistenza e fatica dignitosa del vivere. Silvia de Franceschi dipinge en plein air i paesaggi che le suscitano emozione, fortemente dinamici e contrastati nelle pennellate, sempre terse, pure nel colore e capaci di esprimere un’idea di bellezza e speranza, simboliche e rarefatte fino al punto di suggerire solamente il soggetto lasciando allo spirito più che all’occhio il gusto di goderne appieno la luce. Maria Laura Olivieri conduce una ricerca basata sullo studio della figura e sul dinamismo del segno della pennellata, che diventano strumenti di intima indagine psicologica. Rappresenta l’aspetto nascosto di ognuno, quello che esprime la vera essenza dell’essere pur essendo spesso celato e complesso. Mauro Russo e la sua pittura impressionista raccontano paesaggi e vedute naturali con vivacità espressiva e rapidità di sintesi gestuale sempre ritmata da accostamenti di colori puri, capaci di conferire alle opere verità e vitalità. L’effetto ottico crea profondità e prospettiva, contrasti pulsanti di energia e di luce. Vincenza Spiridione esprime la sua arte con una visione tra il figurativo e l’astratto, sempre concettuale e simbolica nella definizione del tema. La Spiridione, pittrice e scultrice, osserva il mondo e ne sintetizza l’essenza plasmando la materia dall’argilla al gesso, dalla pietra al bronzo, fino al plexiglass, al polistirolo, al poliuretano, creando sculture dal messaggio informale ma sempre riconoscibile nella figurazione. In pittura dà vita a forme e colori modulati che raccontano storie, figure e momenti, denunciando i mali del nostro mondo.

Oltre a questi artisti, in mostra figurano le opere di Claudio Bellini, che si esprime con oggetti in resina, di design e arredamento, dalle scacchiere alle piramidi che racchiudono piccoli universi vegetali come composizioni di fiori di erbe, oppure oggetti della memoria che scandiscono il tempo, come gli orologi immersi nella resina e bloccati per sempre a testimoniare un momento, dai simboli alchemici agli oggetti di moda come i farfallini, che possono donare un tocco di originalità a ogni vestito. La sua arte è orientata al quotidiano, all’utilizzo gioioso e giocoso del manufatto che acquista così una valenza profonda di arte, eleganza e bellezza. È istintiva e gestuale la pittura di Federica Bertino, che non persegue tematiche specifiche, se non la sua sete di libertà e giustizia, che le permette di raccontare le sue e le altrui emozioni con una pittura veemente, gestuale, fantastica e onirica al tempo stesso.

Patrizia Caffaratti dona ad ogni soggetto l’essenza della sua anima con dinamismo e felicità. Secondo Capra realizza opere in vari materiali anche di recupero e la sua arte è orientata al mondo naturale e ai suoi archetipi culturali, come l’albero.

Sergio Cavallerin presenta alcune caratteristiche estroflessioni su tela, sintetiche e concettuali. Dalla fotografia al fumetto, dai polimeri all’arte dell’illustrazione, dall’arte dinamica alla pop art, indagando l’universo artistico a 360 gradi. Cavallerin gioca con l’arte con una rigorosa visione stilistica e un coerente percorso espressivo.

Giorgio Cestari è maestro maturo e risolto nella sua espressione del mondo sempre condotta con veemente gestualità pittorica e potenza cromatica. I suoi dipinti dalla tecnica tradizionale, ma sempre nuova nella composizione originale inaspettata, trasmettono una vibrante emozione nella luce e nel loro segno istintivo. La natura, la visione dal vero, la freschezza dell’istante colto con maestria e sensibilità,diventano la cifra stilistica inconfondibile dell’artista, attento a cogliere il momento e lo spazio che definiscono una storia.

Ettore Della Savina ha al suo attivo centinaia di mostre e presenze ai massimi livelli istituzionali e la sua arte è una pietra miliare della cultura non soltanto torinese. Antesignano di tecniche pittoriche e elaborazioni sperimentali, Della Savina esprime la genialità che ha segnato tutta la seconda metà del Novecento fino ai giorni nostri, trattando tecniche e stili diversi, dalla pittura tradizionale alle ricerche sulla videoarte.

Un altro artista in mostra è Giuseppe Firera, che presenta un pastello su carta pastelmat, astratto e definito nelle forme e nei volumi, dando vita a una pittura dal sapore spazialista e optical, suggestivo e coinvolgente nella sua impostazione tecnica e cromatica. Il monocromo, bianco e nero, fa risaltare il contrasto, elemento simbolico delle catene. Il titolo dell’opera è “Chains”, in cui le catene costringono e liberano al contempo l’essenza di ognuno.

L’artista Enzo Forgione, vincitore del premio Trieste 2023, presenta i suoi lavori dedicati alle orchidee, fiori come elementi simbolici, tra iperrealismo e astrazione dall’elegante armonia cromatica, calibrati nelle trasparenze tonali e nelle composizioni complesse. Degni di nota sono i lavori geometrici dell’artista Jessica Gabbai Poliakoff, veri e propri alfabeti contemporanei dai cromatismi accesi e definiti. Si tratta di un’artista eclettica che si occupa di ceramica, design, moda, dal linguaggio contemporaneo basato sullo studio delle forme e dei colori.

Vito Garofalo e le sue anime dai mille volti e dalle mille sfaccettature tutte da scoprire, sta percorrendo una strada pittorica a artistica incentrata sul sentire intimo delle emozioni.

Un’artista tradizionale è Maria Pia Giacomini, che presenta una selezione di opere dal sapore fauve, molto valida nel saper trasmettere emozioni colte al momento attraverso una pittura en plein air.

Proseguono l’esposizione i lavori di Fonachi, sempre elegante e raffinata nella sintesi segnica dei suoi paesaggi immaginati. A Santina Portelli è dedicato un omaggio per ricordarne l’energia vitale, artistica e umana attraverso le sue pitture inconfondibili per atmosfere e poesie. Maria Elena Ritorto è presente con due lavori dal forte impatto coloristico e tonale, a metà tra il figurativo e l’astratto, realizzati con una pittura materica e incisiva.

Massimo Ricchiuto è maestro indiscusso dell’arte contemporanea non soltanto nel panorama italiano e non solo, presenta una composizione complessa e materica, ricca di accesi cromatismi e di profondi contrasti. Utilizza resine, stucchi, pigmenti, assemblaggi di materiali diversi, che abitano le sue tele trasmettendo all’osservatore l’essenza dell’anima dell’artista in un rimando di forte impatto emotivo e psicologico. Nei suoi lavori il colore, il segno, I tagli di luce che si creano in modo naturale con i giochi dei chiaroscuri diventano metafore delle mille sfaccettature dell’esistenza e dello spirito.

Anche Cesare Savani ama raccontare il mondo attraverso l’arte, questa polimaterica, realizzata con oggetti e elementi naturali di supporto e di recupero, pittosculture intense nei colori e nella complessità della composizione. L’artista lascia al pubblico il compito e il piacere di dare un eventuale significato alle opere, ma ne suggerisce uno più profondo, come nell’opera intitolata “Genetika”, giocata sulla contestuale fusione e dissoluzione delle forme. Marco Wilme esprime una ricerca artistica indipendente, onirica e psicologica al tempo stesso, simbolica e metafisica nell’indefinita strutturazione dello spazio. Nell’astrazione delle immagini Marco Wilme ritrova l’energia creativa che si esprime nelle sfumature dell’olio, nelle velature attente e profonde, in un’intima ricerca di una luce personale, capace di diventare espressione universale.

L’arte di Marco Wilme palpita e vive delle sue emozioni.

 

Museo MIIT Corso Cairoli 4

Torino contemporanea

Mostre personali di Anna Rota Milani, Kuris-Akis e Leo Giampaolo

 

Mara Martellotta

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