La ristorazione torinese sta tornando ai livelli pre Covid, anche grazie ai tanti eventi che portano in città visitatori e turisti, ma rischia di frenare il percorso positivo intrapreso per la mancanza di personale qualificato. Secondo l’indagine di Fipe-Confcommercio il 60% degli imprenditori lamenta, infatti, grosse difficoltà nel reperimento di personale. Nel trimestre in corso mancano all’appello oltre 150 mila addetti a livello nazionale, prioritariamente per quanto riguarda il personale di sala. «La situazione nazionale – sottolinea Vincenzo Nasi, presidente di Ascom Epat, l’associazione di pubblici esercizi – copia perfettamente quella locale torinese e piemontese, dove mancano circa 12 mila addetti. Nei nostri esercizi pubblici riscontriamo notevoli problemi nel trovare personale formato adeguatamente e, soprattutto, motivato. Ci si dimentica sempre che chi lavora in sala e al banco sono le prime, e spesso le uniche, interfacce tra il locale e il cliente: a loro è affidato il compito di far stare bene chiunque entri, sia che ci scelga per un caffè o un semplice pasto fuori casa o che voglia fare un’esperienza enogastronomica memorabile. I banconisti, i camerieri, i maître di sala e il personale in genere hanno una grande responsabilità: sono i portabandiera del locale in cui lavorano. E bisogna essere preparati per farlo bene. A tutti i livelli è necessaria competenza, disponibilità, sensibilità e consapevolezza del proprio ruolo. Come Epat sosteniamo da sempre una formazione più aderente alle nostre necessità, perché quando gli imprenditori riescono a entrare nel processo formativo delle figure professionali abbiamo risultati decisamente migliori».
Secondo lo studio Fipe, la ristorazione continua a essere fortemente attrattiva per l’imprenditoria femminile: l’incidenza media delle imprese guidate da donne è infatti del 21,4%. Anche tra i giovani il settore gode di particolare appeal: una impresa su dieci è amministrata da giovani under 35.
«Lavorare nella ristorazione – evidenzia Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia – è sicuramente un mestiere duro, che richiede sacrifici e grande serietà. Significa lavorare quando gli altri fanno festa, significa sacrificare la famiglia e gli affetti, ma significa, per contro, avere sempre opportunità di impiego, crescere professionalmente in un mondo ricco di offerta, sviluppare abilità comunicative e sociali e costruire giorno dopo giorno il proprio successo personale e delle realtà imprenditoriali presso cui si lavora. Negli ultimi anni i bistrattati ‘cuochi’ sono diventati ‘chef’, in alcuni casi vere e proprie star, grazie, soprattutto, ad una forte spinta di consapevolezza del proprio ruolo sociale. Dietro queste figure ci sono percorsi formativi e professionali molto lunghi, importanti e continui. Così deve essere anche per i camerieri, i baristi e il personale di sala».
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