“Ci vuole ancora un po’ di pazienza, l’esposizione è prestigiosa e richiede un allestimento particolare, forse per Natale, se sarà possibile..”. Don Marco Di Matteo, parroco del Duomo di Chieri, è tassativo. Per la festa patronale della Madonna delle Grazie a Chieri (1-10 settembre) non ci sarà nessuna mostra straordinaria del Tesoro del Duomo come era stato ipotizzato alcuni mesi fa.
Bisognerà aspettare ancora, anche perché bisogna trovare un luogo sicuro e adeguato per custodire il Tesoro che cinquanta anni fa fu rubato con un furgoncino. In pochi a Chieri ricordano quel giorno, una triste storia per l’arte e la fede dei chieresi. Cosa accadde la sera dell’11 luglio 1973? Agili come gatti, alcuni individui, si calarono dal tetto ed entrarono in Duomo. Aprirono le vetrine espositive collocate nella Cappella Gallieri e razziarono tutto quello che trovarono.
Con un furgoncino spariva il ricco e splendido Tesoro del Duomo di Chieri. Era composto da trentasei “pezzi” tra cui preziose reliquie della cristianità contenute in contenitori in argento dorato, il più antico dei quali risalente al 1230. La Pro-Chieri offrì una taglia da 1 milione di lire per ritrovare la refurtiva. Tra il 1974 e il 1981 furono recuperati diciannove oggetti dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Tra questi il reliquario del braccio in argento di Santa Basilissa realizzato nel Trecento senza però la reliquia della Santa e senza l’anello d’oro donato da Papa Sisto IV al Duomo chierese.
Francesco della Rovere, nato a Celle Ligure e futuro Pontefice, aveva soggiornato a Chieri nel 1430 per studiare nel convento di San Francesco (oggi il Municipio). Gli oggetti furono ritrovati privi di alcune parti e senza reliquie. Ad oggi mancano ancora diciassette “pezzi”, le statue-reliquiari della Madonna col Bambino, di San Giovanni Battista, di San Giuliano, di Santa Genesia, di Sant’Apollonia, di Santo Stefano e San Saba, di San Bartolomeo, il reliquiario della Misura del corpo di Gesù Cristo oltre a sacre suppellettili come cinque calici, un ostensorio, una croce d’oro, una placca e una navicella, oggetti tutti fotografati negli anni Cinquanta.
Dopo i furti napoleonici in cui decine di carri carichi di dipinti, statue e mobilio partirono dai monasteri e dalle chiese di Chieri, il furto del Tesoro del Duomo nel 1973 fu un colpo durissimo per Chieri e i chieresi e non l’ultimo. Seguirono infatti altri furti riducendo sempre di più il patrimonio artistico e religioso della città. Il Tesoro recuperato è oggi custodito in un luogo segreto e si sta cercando di farlo tornare a Chieri e di collocarlo in un posto adeguato e super sicuro. Molti chieresi, soprattutto i più giovani, non sanno neanche che esiste e tanti altri ne hanno un ricordo approssimativo. Filippo Re
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