IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
La Cavallerizza e’ uno dei simboli di Torino, ma era da anni anche uno dei simboli più vistosi del degrado di ogni genere, di illegalità, di occupazione degli spazi come abitazioni abusive, di commercio non autorizzato, di allacci luce e gas con il fai da te più sfacciato, di consumo e di spaccio di droghe di ogni tipo. Dopo le proteste di molti cittadini illustri o semplicemente amanti di una Torino bella, curata ed ordinata, dopo che la giunta Appendino ne aveva fatto uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del 2015, con assemblee permanenti di giovani “alternativi”, gli stessi che la occupavano, scese per un po’ il silenzio. La Appendino anche qui falli’ clamorosamente. Pochi mesi fa, viceversa, tramite Urban file, un Ente del Comune, è stato presentato il progetto a firma di un architetto milanese. Non discuto ne’ il nome, né le molteplici destinazioni d’uso, ma quello che sorprende me, non addetto ai lavori ma amante del bello, della Torino che fu e di un certo orgoglio “sabaudo” , è – almeno così mi sembra – lo stravolgimento totale della bella architettura barocca del Sei /Settecento insito nel progetto. La Cavallerizza si trova tra l’altro quasi frontale alla sede storica dell’Università, a pochi passi dalla Prefettura, Palazzo Reale, Cappella della Sindone, Chiesa di San Lorenzo e Palazzo Madama, tutti simbolo di una dinastia che aveva creato una bella, austera, elegante, uniforme architettura che tanto piaceva ai viaggiatori dei Grand Tour. Dovrebbero spiegare ai torinesi che vorrebbero la loro città riappropriarsi delle sue caratteristiche di soffusa eleganza come mai si è scelta nel progetto una mutazione che appare così violenta rispetto a quello che avrebbe dovuto essere un restauro ed una esaltazione dell’architettura storica della città. Spero di sbagliarmi, ma anche se autorevoli esperti da me consultati la pensano come me che vedo le cose prevalentemente da storico.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE