Presentata la stagione 2023/2024 del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Al termine del suo doppio mandato di presidenza (la scadenza è nell’autunno), per Lamberto Vallarino Gancia è tempo di fare un bilancio degli otto anni trascorsi alla guida dello Stabile torinese. “Quando mi sono insediato, nel 2015, lo Stabile era appena stato riconosciuto Teatro Nazionale. Si trattava quindi di consolidare la posizione di leadership nel ranking ministeriale, migliorando ulteriormente la nostra competitività e il nostro posizionamento. Grazie all’impegno e alla professionalità di tutto lo staff, nel corso di questi anni la produttività e gli artisti scritturati sono aumentati del 50%, la valutazione artistica è cresciuta sensibilmente, il pubblico in sede e in tournée ha superato le 200.000 presenze e di conseguenza il contributo ministeriale del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal vivo, già FUS, è passato da 2,6 a 3,5 milioni di euro: un risultato importante, raggiunto in modo progressivo ma costante, che riconosce il lavoro di grande qualità dei nostri artisti, l’eccellente capacità produttiva della struttura, l’efficienza gestionale e organizzativa della direzione. Nel corso del 2022 lo Stabile ha raggiunto i massimi storici per recite prodotte, alzate di sipario, ricavi delle vendite e delle prestazioni e premi della critica, mentre le graduatorie ministeriali recentemente pubblicate confermano il primo posto tra i Teatri Nazionali e i festival di danza, sia per punteggio artistico che per contributo; infine, la stagione che sta finendo farà registrare i più alti incassi al botteghino di sempre, ossia quasi 2,4 milioni di euro. Risultati rilevanti, dei quali vado molto fiero.”
Numeri di cui andare giustamente orgogliosi, l’affermazione sacrosanta di un forte lavoro di squadra, i risultanti allineati giorno dopo giorno che stanno lì a dire tante cose. Si fanno umidi gli occhi del direttore Filippo Fonsatti e la voce s’interrompe: “Ci mancherai Lamberto. Abbiamo lavorato insieme e benissimo, un medesimo ufficio, le nostre due scrivanie l’una di fronte all’altra, a comunicarci progetti e impressioni, a confrontarci in ogni momento.” La giornata sembrerebbe prendere i sentieri larmoyant degli addii, guai se non arrivasse l’umorismo del direttore artistico Valerio Binasco a stemperare quell’attimo che molto raramente siamo abituati a incrociare in una conferenza stampa di presentazione di una stagione: “Filippo, se mai ti metterai a piangere quando me ne andrò io, giuro che vengo lì e ti prendo a calci in culo!” E la sala del Gobetti cambia improvvisamente tono, si riempie di risate, in attesa dei titoli.
In una stagione in cui si riflettono filosoficamente con il titolo “Lo spazio del tempo” le teorie bergsoniane (“e il claim della prossima stagione si può leggere come un invito a prendersi del tempo per la cura di sé, per coltivare gli interessi, le passioni, le relazioni”, spiega Fonsatti), che allinea 73 titoli programmati in sede e in tournée, tra cui 24 produzione e coproduzioni, 12 debutti in prima nazionale, 34 ospitalità e 15 spettacoli per TorinoDanza Festival, l’inaugurazione del 9 ottobre vedrà la sfida del primo appuntamento teatrale di Nanni Moretti con due atti unici di Natalia Ginzburg, “Fragola e panna” (datato 1966) e “Dialogo” (del ’70), racchiusi entro il titolo “Diari d’amore”, ferrea decisione d’affidarli ai meccanismi ben oliati del TST. Un evento d’eccezione, un colpaccio messo in piedi da una manciata tra i maggiori Teatri Nazionali dello stivale e un buon gruppo di vicini francesi, non ultimo il TNP Théâtre National Populaire de Villeurbanne, che per il Nanni vedono e stravedono
Ancora Fonsatti: “Per favorire questa esperienza abbiamo lavorato ad una proposta artistica plurale e dialettica in cui si intrecciano i temi universali delle tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide con riletture shakespeariane mai scontate, si infonde vivezza nei capolavori del repertorio di Pirandello, Čechov, Goldoni e Gogol’ che indagano la varia umanità, si celebrano i centenari di Italo Calvino e Giovanni Testori, si fanno convivere scrittori culturalmente distanti come Pietrangelo Buttafuoco e Nicola Lagioia, si affrontano nei testi contemporanei temi cruciali del presente come l’ambiente, le guerre, le questioni di genere, i conflitti familiari e generazionali, si alimenta la memoria storica per tramandarla alle giovani generazioni, si rilegge criticamente il Novecento della Ginzburg, di Lorca e di Genet.” Se ci si addentra tra produzioni e coproduzioni, uno sforzo e una ricchezza inusuali, citiamo tra le altre “La ragazza sul divano” con cui Binasco, regista e interprete, torna al suo grande amore teatrale che è il norvegese Jan Fosse, con lui Pamela Villoresi, Giovanna Mezzogiorno, Giordana Faggiano e Michele Di Mauro. Il regista associato Filippo Dini, fresco del successone meritatissimo di “Agosto a Osage County” (lo porterà in tournée per cinque mesi), guiderà i giovani diplomati della Scuola del Teatro Stabile di Torino all’interno della più grande storia d’amore di tutti i tempi, “Romeo e Giulietta” di Shakespeare, in coppia con “After Juliet” scritto dalla drammaturga scozzese Sharman Macdonald, ovvero cosa accade a Montecchi e Capuleti dopo la tragica morte dei due giovani innamorati. I due registi associati, Kriszta Székely e Leonardo Lidi, porteranno rispettivamente “Otello” – dopo aver perlustrato quest’anno la crudeltà di “Riccardo III” – e “Medea” da Euripide, altra prova immensa per Orietta Notari, “Zio Vanja” come secondo capitolo del progetto cecoviano e “L’istruttoria” di Peter Weiss, nel prossimo gennaiio al Gobetti in occasione della Giornata della Memoria, con gli Allievi della Scuola per Attori del TST.
E ancora. Stéphane Braunschweig, direttore dell’Odéon parigino e tra i principali registi della scena teatrale contemporanea, ha scelto Torino e lo Stabile torinese per la sua prima regia italiana, “La vita che ti diedi”, scritto nel 1923 per la Duse, guardando ancora una volta al mondo di Pirandello (all’attivo numera le regie dei “Giganti”, dei “Personaggi”, di “Come tu mi vuoi” e di “Vestire gli ignudi”); Gabriele Vacis propone con Marco Paolini “Vaionts23” e “Trilogia della guerra” riunendo “Prometeo”, “Sette a Tebe” e Antigone e i suoi fratelli” da Eschilo e Sofocle. E ancora: Jurij Ferrini con “Il panico” di Rafael Spregelburd, Giulia Odetto con Womderland” da Lewis Carroll, il ritorno a casa di Alessandro Serra con “La tempesta”, ancora Shakespeare, dopo due anni di repliche, Leo Muscato che dirigerà Rocco Papaleo nell’”Ispettore generale” di Gogol, Lluis Pasqual proporrà “Nozze di sangue” di Lorca con Lina Sastri e Valter Malosti “Antonio e Cleopatra”, Arturo Brachetti e Matthias Martelli renderanno omaggio al mitico Buscaglione con “Fred!” e Franco Branciaroli sarà l’interprete del “Caso Kaufmann” scritto da Giovanni Grasso.
Tra gli ospiti, “Anna Karenina” di Tolstoj con Galatea Ranzi, Gabriele Lavia con il goldoniano “Curioso accidente”, “Uomo e galantuomo” di Eduardo con i Gleijeses padre e figlio, Silvio Orlando, Francesco Di Leva fresco di David di Donatello per “Nostalgia” di Martone alle prese con “Muhammad Ali”, “Anna dei miracoli” di Gibson con Mascia Musy e “Ferdinando” di Annibale Ruccello, “La signora del martedì” con Giuliana De Sio e Alessandro Haber per la regia di Pierpaolo Sepe, “La Maria Brasca” indimenticabile titolo di Testori diretto da Andrée Ruth Shammah, Emma Dante con “Il tango delle capinere” e i Marcido Marcjdoris (da vedere, non fatevelo scappare, dal 30 aprile al Gobetti) con “David Copperfield Sketch Comedy”, un “carosello dickensiano” capitanato dalla regia di Marco Isidori e dalle scenografie di Daniela Dal Cin, con Paolo Oricco e Maria Luisa Abate.
Elio Rabbione
Nelle immagini: l’immagine guida della stagione; Nanni Moretti curerà la regia di due atti unici di Natalia Ginzburg; una scena di “La Maria Brasca” di Giovanni Testori; Giuliana De Sio e Alessandro Haber interpreti di “La signora del martedì”; Orietta Notari sarà l’interprete di “Medea” da Euripide per la regia di Leonardo Lidi.
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