Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Ian McEwan “Lezioni” -Einaudi- euro 23,00
E’ un capolavoro l’ultimo romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan, nato nel 1948 ad Aldershot, autore prolifico e molto amato anche dal cinema.
Sandro Veronesi (due volte premio Strega) –uno che di letteratura se ne intende- ritiene che “Lezioni” sia addirittura il miglior romanzo di questo secolo….
E’ un libro che cavalca 70 anni di vita del protagonista Roland Baines, voce narrante di un racconto intimo, denso di avvenimenti e personaggi che si muovono sullo sfondo di buona parte della storia mondiale del Novecento.
Un coinvolgente spartito ricco di tematiche diverse che incarnano tutto quello che l’esistenza può racchiudere: sentimenti, esperienze anche traumatiche (di quelle che ti svoltano il destino), battute d’arresto e riprese, amori, fughe, passioni, incomprensioni, malattie e morte. Ma questo è solo un pallido tentativo di sintetizzare un romanzo maestoso per scrittura, contenuti, mole e scorrevolezza.
Roland Baines svolge all’indietro la sua lunga esistenza, a partire dall’infanzia in Libia, coccolato dalla madre Rosalind. Con la crisi del Canale di Suez tutto cambia per gli stranieri e Roland a 11 anni viene spedito dal padre (rigido militare) in un collegio inglese.
E’ lì che si verifica il “danno” che lo segnerà per sempre. Subisce inequivocabili avances sessuali dalla sua insegnante di pianoforte, Miriam Cornell, di 10 anni più grande di lui, che lo invita a casa sua.
Lui non ci andrà subito, ma lei gli è entrata nella testa e anima le sue prime fantasie erotiche.
Tre anni dopo, quando sembra approssimarsi la fine del mondo per la crisi dei missili sovietici a Cuba, Roland busserà alla porta di Miriam e inizierà così una relazione morbosa, travolgente ed esclusiva che durerà anni. Fino a quando lui, appena 16enne, frena e viene cacciato. Ma il guasto ormai è stato fatto.
Da allora, invece di eccellere come pianista, sbanda verso un destino irregolare, a tratti molto stentato. Inanella una serie di esperienze che passano attraverso il matrimonio con Alissa e la nascita del loro figlio Lawrence.
Poi l’altro grande trauma, quando Alissa scompare all’improvviso, in fuga dalla famiglia e all’inseguimento delle sue ambizioni come scrittrice. Di quel marito e quel bimbo abbandonato in fasce non vuol più sapere nulla e si avvia verso la gloria letteraria.
Roland ne seguirà la carriera dai giornali che la osannano come una delle maggiori scrittrici viventi, e intanto si arrabatta tra lavori semplici che gli consentono di provvedere al figlio, fulcro della sua esistenza.
La vita di Roland procede e si arricchisce di altri incontri; fondamentale quello con Daphne; un altro matrimonio e figli acquisiti da gestire in armonia tra due case e due adulti segnati dai precedenti fallimenti.
Ma anche la scoperta di un fratellastro e qualche segreto di famiglia che viene alla luce.
Fondamentali saranno infine le rese dei conti con le 2 donne che l’hanno travolto; ma anche la malattia, la morte e le volontà da rispettare dell’unica donna che era poi quella giusta.
Un capolavoro che condensa la vita e destini diversi in 561 pagine indimenticabili.
Paul Harding “Un altro Eden” -Neri Pozza- euro 18,00
Paul Harding ha esordito nel 2009 con “L’ultimo inverno”, primo capitolo di una trilogia pubblicato da un piccolo editore, che gli è valso il Premio Pulitzer l’anno seguente. Oggi quel successo se lo gode nella sua casa di Georgetown in Massachusetts dove vive con moglie e figli e continua a scrivere libri.
Questo ultimo romanzo si ispira ad una storia realmente accaduta, riguarda ex schiavi che a fine 700 edificarono il loro paradiso su un’isola al largo del Maine, poi cacciati dal governo a inizi 900.
Tutto inizia con Benjamin Honey, uomo di colore nato in schiavitù, carpentiere navale, ma fondamentalmente aspirante frutticultore. Nel 1793, insieme alla moglie Patience (irlandese di Galway), approda ad Apple Island, un grumo di terra in mezzo al mare.
Benjamin ci arriva con un grande sogno; ricreare il giardino ricco di profumi e sapori in cui ricordava di essere stato da bambino. Quasi un nostalgico sogno nebuloso, che però è la molla della sua vita. Negli anni, peregrinando come bracciante e poi navigando, ha sempre raccolto i semi di diverse varietà di mele, li ha conservati in preziosi sacchetti di juta, in attesa di realizzare il suo frutteto di 32 meli.
Dopo i primi insuccessi, infine riesce a ricreare il suo piccolo Eden, grazie a una tenacia granitica.
Negli anni, sull’isola (che in realtà si chiama Malaga ed è a poche miglia di distanza dalla costa del Maine), arrivano poi altri personaggi che danno vita ad una comunità eterogenea. Una sorta di enclave di profughi composta da: afroamericani, bianchi poveri, pescatori, membri di varie etnie.
Convivono su Apple Island in modo semplice, rudimentale e povero, ognuno libero di fare quello che più gli aggrada. Riparati in tronchi d’albero cavi o in capanne, alle prese con periodi di fame, al buio e al limite della sussistenza a seconda delle stagioni.
E’ lì che vengono al mondo i discendenti di Benjamin; figli, nipoti e pronipoti che trascorreranno esistenze semplici, libere, a contatto con la natura che però a volte scatenerà anche la sua furia.
Al riguardo è memorabile il racconto che la pronipote di Benjamin, Esther Honey, fa alle nipotine Tabitha di 10 anni e Charlotte di 8, del devastante uragano che spazzò via tutto (frutteto compreso) nel 1815.
Esther, in 10 memorabili pagine, narra la tragedia che aveva rischiato di distruggere la sua famiglia. E in letteratura non sono tante le descrizioni di un’apocalisse di questa levatura; questa è particolarmente efficace nel trasportare il lettore dentro la furia delle acque che causano devastazione e morte.
Il romanzo ci porta alle soglie di un altro disastro per gli abitanti dell’isola, quando nel 1912 il governatore dello Stato invia una commissione di bigotti per testare le condizioni di vita della piccola enclave dei 47 residenti dalla vita semplicissima.
Un Eden che dalla terra ferma veniva visto in tutt’altro modo……
Amina Damerdji “Un fiore senza paura” -Neri Pozza- euro 18,00
Questa è la storia della vita di Haydèe Santamaria, eroina della Rivoluzione cubana. Ed è l’esordio fortunato di Amina Damerdji, nata in California nel 1987, ma cresciuta in Algeria fino all’inizio della guerra civile. Trasferitasi in Francia è ricercatrice in lettere e scienze sociali, ha fondato la rivista “La Seiche” e si occupa di poesia. Questo è il suo primo romanzo pubblicato dal prestigioso editore Gallimard nel 2021.
L’ispirazione le è venuta durante un viaggio a Cuba che l’ha spinta ad approfondire la storia e la poesia rivoluzionaria dell’isola. E’ così che ha ripercorso le tappe dolorose di Haydèe, la rivoluzionaria che ha combattuto a fianco di Fidel Castro ed è morta suicida nel 1980.
L’autrice racconta di Haydèe Santamaria poche ore prima che si togliesse la vita, immaginando il flusso di ricordi e pensieri dell’eroina, tra malinconia e dolore per le perdite subite.
Così viene ricostruito il suo passato. A partire dalla giovinezza, in particolare tra gli anni 1951-53, segnati dalla morte del fratello Abel, personaggio di spicco del movimento rivoluzionario, arrestato ed ucciso mediante fucilazione dopo il fallito assalto alla Moncada.
Anche Haydèe fu catturata e torturata. Per farla parlare, orrore nell’orrore, i seguaci di Batista le inflissero pure il supplizio raccapricciante di mostrarle i testicoli del fidanzato e gli occhi del fratello. Lei non parlò mai e sopravvisse fino a vedere la vittoria della rivoluzione, ma la sua anima si era spezzata.
Da giovane pervasa da alti ideali si ritrova a fare i conti con le disillusioni della vita e della storia. Si dedicò alla costruzione della nuova Cuba liberata, fondò la Casa de las Americans che diresse per 20 anni, riunendo le voci degli intellettuali dell’America Latina.
Tuttavia le torture subite, il dolore per i gravi lutti, depressione, disillusione e senso di fallimento si riversano in una lettera nella quale si dissocia dalla deriva della rivoluzione, che però non verrà mai resa pubblica. Il 26 luglio 1980 si spara un colpo di pistola mettendo fine al suo strazio.
Diane Johnson “Le marriage” – Blu Atlantide- euro 20,00
E’ il secondo capitolo della trilogia della scrittrice americana (nata nel 1934 in Illinois) che ha riscosso un grande successo l’anno scorso con “Lorna Mott torna a casa”; ed è una commedia brillante e ironica ambientata nella Parigi di fine anni Novanta, quella altolocata e ricca di privilegi.
Due facoltose coppie di amici finiscono impelagate nel furto di un prezioso manoscritto medievale.
Tra cocktail e partite di golf si inseriscono le vicende della bellissima ex attrice hollywoodiana Clara Holly, originaria dell’Oregon; ora moglie del regista Serge Cray, uomo lunatico, solitario e venerato. Vivono nel castelloche era stato di Madame Du Barry e si barcamenano in un tran tran quotidiano alquanto noioso, che appanna giorno dopo giorno il loro matrimonio.
La seconda coppia è formata da due giovani in procinto di convolare a nozze. Sono il giornalista Tim Nolinger, per metà americano e metà belga; fidanzato con Anne-Sophie d’Arget, figlia della famosa scrittrice parigina di romanzi rosa Estelle, (dispensatrice di parecchi consigli amorosi nelle sue pagine). Anne- Sophie è proprietaria di una boutique che vende cimeli equestri al mercatino delle pulci di Parigi e si prepara al matrimonio.
Mentre il fidanzato segue la pista del furto di un manoscritto miniato proveniente da una collezione privata di New York, entra nell’orbita di due turisti americani. Sono Delia e Gabriel (segretamente amanti), per caso incappano nel cadavere di un commerciante vicino al negozio di Anne-Sophie. Posto sbagliato e momento altrettanto sbagliato che innesca una catena di eventi, incluse sparizione di passaporti e persone.
L’autrice mette in scena i pregiudizi dei francesi nei confronti degli americani; ma anche amori, incomprensioni e cose futili, un miscuglio di effimero e lieve. Elargisce tutto in un continuum di colpi di scena, sempre con uno sguardo critico su luoghi comuni e superficialità varie, e a tratti divertenti.
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