Dal X al XVI secolo, il “MAO” di Torino fa luce sullo straordinario “sincretismo culturale” fra mondo islamico ed Europa attraverso l’area mediterranea
Fino al 28 maggio 2023
Autentica chicca, fra le non molte opere esposte, un frammento della bordura di un tappeto, datato fine XV o inizi XVI secolo, appartenente alla Collezione Istituto “Valencia de Don Juan” di Madrid e proveniente da un esemplare del gruppo di tappeti ‘Mudejar’ a stemmi araldici realizzati in terra iberica in epoca medievale al termine del dominio musulmano. Sulla sinistra dell’opera (in visione solo fino al 12 febbraio) si individua la fascia a fondo blu con elementi pseudo-cufici – secondo lo stile calligrafico della lingua araba – molto stilizzati con riquadri, contenenti alternativamente un albero o un vaso fiorito affiancato da uccellini stilizzati e figure di animali. In alto, la raffigurazione, purtroppo tagliata nella parte superiore, di un “uomo” con il corpo rosso maculato, ricoperto di pelliccia, che tiene in una mano una specie di scudo e nell’altra, nascosta, probabilmente una spada o una lancia. Nella parte destra sono invece presenti dei motivi floreali geometrici e stilizzati, sempre su fondo blu, disposti entro una griglia di losanghe tratteggiata in rosso. L’opera, nella sua interezza, doveva essere per davvero da “mille e una notte”.
Come suggerisce la sua presenza nell’esposizione “Lustro e lusso dalla Spagna islamica. Frontiere liquide e mondi in connessione”, curata da Filiz Çakır Phillip (specialista in “Arte Islamica”, già curatrice dell’“Aga Khan Museum” a Toronto e membro dell’“Association of Art Museum Curators & AAMC Foundation” di New York) con cui il “MAO- Museo d’Arte Orientale” di Torino intende presentare negli spazi della “Galleria” dedicata all’arte dei Paesi Islamici dell’Asia una mirata selezione di opere provenienti da collezioni pubbliche e private (dall’ “Instituto Valencia de Don Juan” di Madrid, dalla “Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica” di Genova, da “Palazzo Madama” e dalla galleria “Moshe Tabibnia” di Milano), poste in dialogo con quelle presenti nelle collezioni permanenti del “Museo” di via San Domenico. Assemblati in saggio rigore documentaristico, troviamo così esposti pregiati tappeti e frammenti tessili e ceramiche ispano-moresche di provenienze diverse datati tra il X e il XVI secolo, capaci di trasportare il visitatore in territori ancor oggi poco esplorati, mettendo in evidenza la relazione tra il mondo ispanico europeo e quello islamico nel contesto del Mediterraneo. Due mondi accomunati da uno strettissimo “sincretismo culturale” che, proprio nell’area mediterranea, trova una sua sintesi ideale, “una storia secolare – spiegano dal Museo – di trasformazioni e contaminazioni artistiche, linguistiche e di conoscenza scritta nelle trame dei tessuti e sulla superficie lucente delle ceramiche”. Poiché il “Mare Nostrum” non è e non è mai stato “solo un mare e solo Europa, ma invece una possibilità dall’identità mutevole”. Dire “Mediterraneo” è dire “contaminazione”. Così è accaduto con la lingua araba e così, soprattutto, è accaduto con le arti figurative: “diverse raffigurazioni e tecniche della produzione di tappeti, tessuti e vasellame, custodite come segreti preziosi nei territori del Medio Oriente e del Nord Africa, sono approdate nella penisola iberica insieme ai conquistatori, quasi un ‘effetto collaterale’ della secolare dominazione, dando origine a una straordinaria ‘produzione autoctona ibridata’”. Realtà ben sottolineate dalla mostra, dove degni di particolare attenzione sono ancora due frammenti di un tappeto a ghirlande (provenienti dalla “Fondazione Bruschettini” e risalenti agli inizi del XVI secolo), che compongono una ghirlanda circolare, caratteristica del gruppo di tappeti di Alcaraz definito ‘rinascimentale’ e un capitello in marmo scolpito in rilievo del periodo “omayyade” (seconda metà del X secolo) ascrivibile a Cordoba, capitale di Al-Andalus (Spagna islamica), con decorazioni profonde, decise e delicate, dove le foglie d’acanto sono una reminiscenza dell’eredità classico-ellenica in combinazione con il repertorio di artisti e artigiani del califfato.
E non finisce qui. La rassegna, infatti, non è che “il primo esito – tengono a precisare dal ‘MAO’ – di un più ampio progetto di collaborazione con la ‘Fondazione Bruschettini’ e altre collezioni pubbliche e private che culminerà nell’ottobre 2023 con l’apertura di una grande mostra strutturata come un viaggio nel tempo dal periodo ‘Tang’ (VII secolo d.C.) ai giorni nostri; inoltre vuole gettare le basi per un ‘consorzio di musei’ del Mediterraneo per avviare uno scambio di mezzi e conoscenze volto a facilitare la circolazione di opere e progetti vari”.
Gianni Milani
“Lustro e lusso dalla Spagna islamica”
MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436931 o www.maotorino.it
Fino al 28 maggio
Orari: mart. – dom. 10/18
Nelle foto:
– Allestimento “Galleria Islam”, ph. Perottino
– Frammenti tappeto a ghirlande, inizi XVI sec., “Fondazione Bruschettini”
– Capitello, seconda metà X sec., “Fondazione Bruschettini”, Ph. Alessandro Muner
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