Appello per la pace e la libertà in Ucraina

Nella ricorrenza della ingiustificabile e crudele invasione dell’Ucraina, voluta dal presidente della Federazione Russa Putin, si svolgeranno molte, importanti iniziative.
Una di queste si terrà giovedì 23 febbraio, a partire dalle h 23.00, presso il Centro Dar al Hikma, Via Fiochetto, 15 Torino. Tale evento è stato voluto e promosso dal Coordinamento Interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” e dal Comitato Interfedi della Città di Torino – con l’adesione del Comitato per i diritti umani della Regione PIemonte – e si articolerà nel seguente modo:
Alle h 22.30/23.00 ritrovo dei rappresentanti delle diverse confessioni religiose e dei Movimenti aderenti ai succitati Comitati.
Tra le h 23.00 e le h 24.00 interventi comunitari di testimonianza, di riflessione e di preghiera, preceduti dalla lettura dell’  “Appello per la pace e la libertà in Ucraina”. Alla mezzanotte e un minuto – cioè alle h 0,01del 24 febbraiogiorno dell’invasione russa – accenderemo delle candele e ci uniremo in una preghiera conclusiva di speranza per la pace, la giustizia e la riconciliazione.
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Giampiero Leo portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi, Valentino Castellani presidente del Comitato Interfedi della Città di Torino

Appello per la pace e la libertà in Ucraina a un anno dalla seconda invasione russa

Ho preso la decisione per un’operazione militare. La Russia non farà lo stesso errore  due volte nel compiacimento dell’Occidente. Chiunque tenti di crearci ostacoli e interferire in Ucraina sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto, smilitarizzeremo, liberemo ed elimineremo il nazismo in Ucraina con una operazione militare speciale“. Con queste parole, in diretta televisiva, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato al suo popolo l’avvio della guerra in Ucraina. In Italia erano le 03,50 del 24 febbraio 2022.

 

A un anno di distanza dalla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è arrivato il momento di considerare che la pace, la libertà, la giustizia e i diritti sono un tutto unico, indivisibile e si conquistano ogni giorno, per tutto il tempo che ci è dato vivere.

Sono sufficienti le preghiere, gli appelli, le fiaccolate, le manifestazioni? Possiamo disarmare il prepotente di turno solo con questi gesti? O è il tempo della denuncia, dello schierarsi con decisione al fianco di chi soffre, di chi non ha panni per coprirsi, di chi non ha più lacrime per piangere?

Le nostre fedi ci insegnano che la nostra forza è frutto di costanti e pazienti mediazioni; credere ci impone di batterci sempre e comunque per il bene comune anche di chi vive lontano da noi.


Dobbiamo arrenderci all’ idea che la distruzione dell’Ucraina è arrivata al punto di consentire sempre meno margini di intesa? Migliaia di morti militari e civili, donne e uomini torturati, stupri, infrastrutture annientate, economia fatta a pezzi, bambini rapiti, esodi di massa.
Si parla troppo delle operazioni militari, delle avanzate, degli arretramenti, di razzi, di carri armati, di missili. Troppo spesso si tace su quella umanità dolente costretta a vivere nelle stazioni della metropolitana, nelle cantine, nelle buche scavate dalle bombe. Una vita da topi. Come dimenticare lo sgomento dei piccoli, la rassegnazione dei vecchi, gli ammalati senza medicine e cure. Il silenzio degli innocenti: l’altra faccia della guerra che noi dalle nostre case confortevoli, calde e illuminate misuriamo con i metri conquistati o perduti ogni giorno sul terreno degli scontri. Travolti da una vita superficiale e smemorante.


Cosa dire allora alla ragazza ucraina Ludmila quando urla alle nostre coscienze: “Mio fratello Vassilij di soli vent’anni si è perso in guerra a novembre. Era di stanza a Backhmut, quindi c’è una buona possibilità che sia morto. Ma fino ad ora non sono riusciti a trovare il suo corpo perché quel territorio è occupato“.
Ludmila è una delle migliaia di anime che vagano in quell’inferno alla ricerca di un senso per sopravvivere, di una notizia che procuri speranza, di una protezione che sia efficace e duratura. Da allora è in cammino verso Est alla ricerca di Vassilij e oggi le sue parole da quell’urlo di dolore sono diventate quasi una preghiera: “Dal 21 novembre – dice in un sussurro –  ho vissuto di nostalgia per mio fratello, ora mi sono resa conto che il Padre è con lui e quindi non l’abbiamo perso. E allora se il Padre si prende cura di lui, perché devo rattristarmi”?

Non possiamo certamente abbandonare un popolo intero che sta subendo sacrifici inenarrabili per resistere all’invasore, ma abbiamo altresì il dovere morale di aiutare a cercare ogni altra strada seriamente praticabile, che porti a risparmiare vite e sofferenze tanto al popolo ucraino, quanto alle centinaia di migliaia di giovani russi, incolpevolmente lanciati nel crogiuolo della guerra, da un dittatore che non tollera alcuna voce libera nella sua stessa federazione russa.

Forse occuparci della pace in Ucraina significa anche seminare con ancora più determinazione una speranza fondata in questo nostro tempo dell’indifferenza.

Per questo proponiamo di unirci nella preghiera personale e di gruppo nella giornata del 24 febbraio – data anniversario della seconda invasione armata in Ucraina. Ci ritroveremo alle 22,30 di giovedì 23 febbraio al Centro culturale Dar al Hikma Via Fiochetto, 15 Torino per riflettere insieme sulla strada da seguire per chiedere la pace. Alla mezzanotte e un minuto ci uniremo nella preghiera comune fra appartenenti a religioni diverse.

 

Il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”.

Il Comitato Interfedi della Città di Torino

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