Le iniziative a Chieri per il Giorno del Ricordo

Commemorazione al Parco della Rimembranza e

proiezione speciale al Cinema Splendor

Venerdì 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, il Sindaco Alessandro SICCHIERO e il Presidente del Consiglio comunale Federico RONCO presenzieranno, alle ore 10, al Parco della Rimembranza, alla cerimonia commemorativa organizzata in collaborazione con l’Associazione Veneti Chieresi e l’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra ANFCDG.

 

A partire dalle 17,30, il Cinema Splendor (via XX Settembre, 6), ospita la proiezione speciale dei film documentari “MAGNA ISTRIA” e “FERTILIA ISTRIANA”.

Saranno presenti la regista Cristina MANTIS, la giornalista e sceneggiatrice Francesca ANGELERI e l’autrice Daniela PIU.

L’evento è organizzato dalla Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone”.

Ingresso libero.

(Info: 011.9428.400 – biblioteca@comune.chieri.to.itwww.comune.chieri.to.it/biblioteca).

 

MAGNA ISTRIA

Il documentario è il racconto di un viaggio verso l’Istria alla ricerca di un’ antica ricetta istriana.

Francesca, giovane donna torinese, nipote di esuli istriani, ha perso il libro di ricette della nonna nel quale si trova, tra le altre, quella ormai introvabile de “Il Castello di Croccante”. Parte così alla ricerca della ricetta e nel tentativo di ricomporre l’intero libro della nonna, di ricetta in ricetta, si sposta in lungo e in largo per l’Italia, fino a ritrovarsi nella meravigliosa terra d’Istria, a fare  un giro nella sua storia dolorosa e controversa.

Attraversando frontiere fisiche ed emotive Francesca verrà a contatto con l’avvicendarsi delle tragedie dell’esodo e delle foibe e con le persone che ne sono state vittime, siano esse “andate o rimaste”, ed è attraverso il cibo che troverà un terreno di dialogo e comunanza.  Il suo sguardo ci conduce in una terra bellissima dalle tradizioni gelosamente conservate, quanto più le memorie sembrano perdute o disconosciute. Scopriremo i suoi spettacolari paesaggi, le sue cucine tipiche, i suoi mercati e sarà l’essenza vitale intrinseca della materia cibo che restituirà nutrimento alle identità annientate e ai ricordi ossessivi e mai affrancati.

Percorrendo un suo personale cammino, che in qualche modo  la spingerà a confrontarsi anche con la propria identità irrisolta, si troverà alla fine di fronte ad un momento di riconciliazione indefinibile e  inaspettato.

 

FERTILIA ISTRIANA

Alle soglie del 2021, Fertilia è ancora una piccola Istria. Vi troneggiano edifici di stampo fascista costruiti dal regime nel 1936 per accogliere la popolazione in eccesso del ferrarese, destinata poi dal 1947 ai profughi giuliano dalmati. Qui la storia dell’esodo fu, in contro tendenza, storia d’accoglienza. Il palpito degli esuli che giunti a Fertilia in quegli anni ancora la abitano, viene raccolto dalla giornalista Francesca Angeleri, nipote di esuli, che si perde nelle vie intitolate alle città istriane, ritrovando un pezzo della sua stessa storia. Il documentario si addentra nelle vicende che dalla sua nascita l’hanno portata a oggi, anche attraverso il fil rouge del cibo. Come in Magna Istria, la preparazione di ricette istriane qui riviste spesso dalla tradizione sarda, rendono possibile l’esercizio della memoria del doloroso esodo e la non meno faticosa integrazione dei profughi che vi trovarono rifugio, fino a ad arrivare a sentirsi a casa. Perché, a differenza di quello che successe in altri luoghi, in questa parte di mondo germogliò l’albero dell’accoglienza, che favorì l’integrazione e la rinascita, facendo di Fertilia esempio vincente d’incontro di culture che qui si tesero e si tendono la mano: la sarda e la giuliano-dalmata, l’algherese e la ferrarese. Il racconto a Fertilia riannoda fili emotivi a partire dagli oggetti più semplici e cari appartenuti a quei profughi, come quelli trovati in un annuncio che muovono la protagonista verso l’isola o quelli custoditi in un Museo della Memoria dell’esodo, assolutamente vibrante di quel tempo doloroso.

 

«È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze…L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro.  Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile» (Sergio Mattarella)

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