Lidia Poet Torino I Il Torinese

Lidia Poet, Torino è l’ambientazione della serie Netflix

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Una nuova serie tv targata Groenlandia ha scalato le classifiche italiane, arrivando quasi al livello della tanto amata “Mare fuori”. Dalla sua uscita infatti ha conquistato il badge delle “più viste” dagli utenti della piattaforma di streaming, riscuotendo un enorme consenso. Si tratta de La legge di Lidia Poet, ambientata a Torino. La ricetta del suo successo è facilmente giustificabile dato che racchiude in sé tutti gli ingredienti per affascinare il grande pubblico: il recupero di una figura poco conosciuta, la fiction storica e una componente noir. La storia della prima donna ammessa all’esercizio dell’avvocatura viene dunque ripresa in una versione più pop e contemporanea che però non ha mancato di far storcere il naso ad alcuni.

La legge di Lidia Poët. Eduardo Scarpetta as Jacopo Barberis, Matilda De Angelis as Lidia Poet in episode 101 of La legge di Lidia Poët. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2023

La storia fra realtà e finzione

Nella finzione la protagonista (Matilda De Angelis) non segue in toto le azioni del personaggio storico. L’unico segmento della trama che si attiene alla realtà è quello che la vede laurearsi in Legge presso l’Università di Torino, svolgere regolarmente il praticantato e superare l’esame per avvocati. Dopo l’iscrizione all’albo arriva però una contestazione che le vieta di praticare l’attività in quanto donna. Il motore narrativo della vicenda consiste nel suo desiderio di presentare un ricorso, mentre collabora con il fratello in qualità di sua assistente legale.

Lidia Poet Torino finestre I Il Torinese

I dettagli però cambiano vertiginosamente. Nello sceneggiato la donna continua a lavorare, occultandosi dietro ad Enrico Poet e  accettando i clienti al posto suo. Difende dei casi disperati, caratterizzati da condizioni sociali difficilmente riscattabili e da scarse possibilità economiche con un solo intento: svelare la verità. Con l’aiuto di suo cognato, il giornalista Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta), riesce a indagare sul campo e a ottenere delle informazioni decisive per la difesa dei propri imputati. Finge infatti di essere una sua collega e così riesce ad interrogare i sospettati ed esaminare i luoghi del delitto. L’estrema vicinanza dei due porterà allo sviluppo di un interesse amoroso e a un inaspettato risvolto politico. I sei episodi si esauriscono sulla scia di diversi casi risolti dall’avvocata-detective, che alla fine riuscirà a raggiungere i propri scopi.

Lidia Poet e Torino

La maggior parte delle scene all’interno del tribunale sono state girate presso l’Ex Curia Maxima di Via Corte d’Appello e Palazzo Falletti Barolo. Invece la redazione della testata giornalistica in cui Barberis scrive è situata a Palazzo dei Cavalieri. Inoltre le riprese dall’alto della città presentano una chicca che gli spettatori più attenti sicuramente avranno notato: una versione incompleta della Mole Antonelliana, priva della cosiddetta “Lanterna”. Infatti la serie è ambientata nel 1883, momento in cui la guglia non era ancora presente.

Le voci fuori dal coro

Questo adattamento però non ha mancato di scatenare delle polemiche, soprattutto dagli eredi di Lidia Poet stessa. La pronipote infatti ha dichiarato di non avere apprezzato questa rappresentazione della propria antenata e di non capire come mai non si sia dato più credito alla vicenda reale. Altri parenti invece sono rimasti infastiditi dal modo in cui la protagonista è stata resa una caricatura, inappropriata per le limitazioni imposte all’epoca. Inoltre pare che fosse una donna seria e schiva, molto diversa dal carattere che dimostra lungo il corso di tutta la narrazione.

Non è poi tardata ad arrivare una precisazione: la prima avvocata d’Italia è databile a ben quattro secoli prima e corrisponde al nome di Giustina Rocca. Ciò non toglie la rilevanza di Lidia Poet e delle sue battaglie per il suffragio universale femminile e per la difesa delle fasce di popolazione più emarginate e indigenti. La sua caparbietà e la sua fermezza la porteranno a rientrare nell’ordine degli avvocati nel 1920, all’età di sessantacinque anni.

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Francesca Pozzo

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