IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Ha sovradimensionato le due ministre di Forza Italia neo convertite al calendismo, ha messo capolista a Milano il saltafossi e figlio d’arte di Mondovì Enrico Costa, preferendolo al grande sindaco di Milano e deputato europeo Gabriele Albertini. Non è riuscito ad avere il consenso di Damilano e di “Torino Bellissima” che almeno su Torino aveva raccolto un recente ed ampio consenso. Ha insultato pesantemente per ragioni anche anagrafiche l’ex ministro Tremonti che resta un personaggio di primo piano. I candidati di Calenda appaiono marginali, opachi e spenti. Non ha saputo neppure valorizzare l’uscente onorevole Fregolent e neppure quella parte di ex Dc che fa capo all’on. Merlo, mente colta e coerente, erede di Donat Cattin. Tra Calenda e Renzi non ci sono dubbi: è meglio Renzi.
La cosiddetta società civile non si è entusiasmata per Calenda, neppure la gioielliera Licia Mattioli si è lasciata incantare da una candidatura, lei così attenta alle cariche. Certamente ripresentare Napoli e la sua amica e collega non è un bel segno di novità. Anche Forza Italia ha commesso un gravissimo errore a non dare il collegio di Biella a Pichetto Fratin, vice ministro uscente dello sviluppo economico molto attivo e presente sul territorio.
Per non parlare della scomparsa dei moderati di Portas che hanno giocato su più tavoli e sono rimasti esclusi. In compenso ci sono i nuovi moderati di Toti, davvero molto modesti.
Leggendo le liste ci si accorge che il 25 settembre entreranno in Parlamento persone per lo più di piccola caratura. E ci accorgiamo che i moderati, tanto ricercati come elemento di equilibrio, avranno un ruolo marginale. I parlamentari saranno di meno, ma non costituiranno una buona classe politica.
Una delle poche donne candidata al Sud si è fatta notare sui social per la sua distanza dalla Nato e da Kiev, contraddicendo le posizioni di Calenda che ha dovuto chiedere scusa. Inoltre appare davvero incomprensibile l’esclusione dalle liste dell’ex sindaco di Parma Pizzarotti, personalità di spicco e di esperienza. Calenda teme i nomi noti che possono dargli ombra.
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