Tre galee e due giganti della storia subalpina, l’ammiraglio Andrea Provana di Leinì e il duca Emanuele Filiberto di Savoia.
Anche i piemontesi fecero la loro parte, si distinsero e combatterono come leoni nella battaglia di Lepanto. Quel giorno, il 7 ottobre 1571, oltre 400 galee e quasi 200.000 uomini si scontrarono nella più grande battaglia navale dell’Era moderna, 200 galee cristiane contro 200 galee turche, 90.000 cristiani contro 90.000 turchi. Come gran parte dei principi italiani, anche i Savoia inviarono navi e soldati per combattere i turchi e respingere la minaccia ottomana nel Mediterraneo e in Europa. Nella seconda metà del Cinquecento gli Ottomani erano una grande potenza e una grande minaccia per l’Europa cristiana. I ciprioti ne sanno qualcosa: l’isola veneziana, baluardo cristiano nel Mediterraneo orientale, fu conquistata dalla flotta turca e gli abitanti di Famagosta furono massacrati. L’eccidio provocò una tale ondata di sdegno in Europa che spinse i sovrani a rispondere con la forza per frenare l’espansione turca verso occidente. La vittoria cristiana a Lepanto fu forse sopravvalutata perché bloccò solo temporaneamente i piani del sultano ma fu anche la prima e più importante vittoria di un’armata cristiana contro i musulmani. La gloria di Lepanto si protrasse per secoli e la data del 7 ottobre 1571 viene ancora oggi ricordata e commemorata nei Paesi europei. Su Lepanto sono stati scritti numerosi libri ma nessun testo finora ha messo bene in risalto il ruolo dei sabaudi e la partecipazione alla battaglia navale della piccola ma coraggiosa flotta piemontese comandata dall’ammiraglio Andrea Provana di Leynì e inviata nel Golfo di Patrasso da Emanuele Filiberto. Una lacuna che il libro “Lepanto, i piemontesi combattono”, di Massimo Alfano e Giorgio Enrico Cavallo, Pathos Edizioni, ha provveduto a colmare. “Un volume che, scrive nell’introduzione Paolo Thaon di Revel, narra con dovizia di particolari l’inizio della marineria di Casa Savoia svelando episodi e notizie curiose spesso ignorate o sottovalutate”. I Savoia dunque si fecero valere anche sul mare con una propria marina, piccola ma potente ed efficiente, temuta e rispettata dalle altre potenze marinare. Con la spedizione di Lepanto i Savoia si sedettero per la prima volta al tavolo delle grandi potenze, vincitori della guerra contro il sultano ottomano insieme alle forze della Lega Santa voluta da Pio V. Lepanto non fu solo un episodio importante nel quadro del secolare scontro tra Oriente e Occidente ma, scrivono Alfano e Cavallo, “fu piuttosto un passo fondamentale per enfatizzare la potenza dei Savoia che divennero indispensabili attori dello scacchiere europeo, anche per quanto riguarda la geopolitica marittima”. La fama di Lepanto per i Savoia fu però quasi nascosta dalla storiografia che certamente esaltò le gesta del Provana e di Emanuele Filiberto ma, lamentano gli autori del libro, “mancò di sottolineare che proprio da quella campagna navale il Piemonte sabaudo si candidò ad entrare da protagonista nelle complesse vicende mediterranee”. Pertanto gli eventi di guerra sul mare non furono solo “periferiche scaramucce prive di importanza”. Due uomini aiutarono in modo determinante il duca Testa di Ferro nella sua opera di modernizzazione della politica marittima: Andrea Provana di Leynì, governatore di Nizza e consigliere tecnico del duca di Savoia e Giovanni Moretto, consulente per la costruzione e l’utilizzo delle galee. La flotta sabauda mostrò tutto il suo valore prima nell’assedio ottomano di Malta del 1565 e poi con la Lega Santa nel 1571 a Lepanto dove si batterono tre galee, la Capitana, la Piemontesa e la Margarita. Malta e in modo particolare Lepanto, osservano gli autori del libro, significarono molto per i Savoia ed esaltarono “quello che fu probabilmente il primo eroe del moderno Piemonte sabaudo, l’ammiraglio Andrea Provana di Leynì”, nominato da Emanuele Filiberto capitano generale delle flotta sabauda e Grande ammiraglio dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ottenne inoltre il Collare dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata. Durante la battaglia il Provana fu colpito alla testa ma si salvò grazie al “morione”, un tipo di elmetto, che ammortizzò il colpo di un archibugio. Un capitolo è dedicato a papa Pio V, il domenicano alessandrino Antonio Ghislieri, l’unico Papa piemontese, alla cui figura è legata la costituzione della Lega Santa, voluta fortemente dal pontefice per difendere la fede e la civiltà cristiana, senza la quale non sarebbe stato possibile sconfiggere i turchi a Lepanto. Pio V istituì un giorno festivo per ricordare l’evento sotto il nome di festa della Madonna del Rosario e celebrò in San Pietro una grande Messa di ringraziamento per la vittoria di cui parlava tutta la cristianità. Anche a Torino ci furono grandi festeggiamenti per la vittoria di Lepanto. La notizia giunse in città solo il 19 ottobre e fu un tripudio generale con feste popolari, fuochi di artificio, spari di artiglieria e solenni celebrazioni in duomo e in tutte le chiese di ogni piccolo paese.
Filippo Re
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