Abbiamo appreso dagli organi di informazione che il gruppo di lavoro tecnico sulla localizzazione del futuro Nuovo Ospedale Unico dell’AslTO5 avrebbe individuato il sito di Cambiano come il più adatto ad ospitare la nuova infrastruttura sanitaria, attesa da anni dai cittadini dei nostri territori.
Certamente per Chieri, per il chierese e per l’alto astigiano quella di Cambiano rappresenterebbe una scelta consona, ma dopo anni di discussioni oggi sarebbe da irresponsabili aizzare “guerre tra campanili”.
A suo tempo abbiamo accettato la scelta dell’area Vadò, tra Moncalieri e Trofarello, evitando di speculare sul timore dei cittadini del chierese, comprensibilmente preoccupati dall’ipotesi di “perdere” il loro ospedale, e scongiurando che rivendicazioni localistiche finissero per mettere in discussione l’interesse generale, che era, ed è, quello di avere un nuovo moderno ed efficiente ospedale destinato alle alte complessità, senza con ciò “chiudere” il Maggiore ed il San Lorenzo, ma riconvertendoli in presìdi per le medio-basse complessità e per la medicina territoriale.
Come chierese sono sempre stato convinto che il nostro Ospedale Maggiore non lo si difenda conservando l’esistente, ma riprogettando l’edilizia sanitaria del futuro.
Il sito di Vadò è stato individuato dalla Regione Piemonte in data 17/10/2016 la con la D.G.R. n. 40-4084. Sul finire del dicembre 2020, la Perizia Idrogeologica, Idraulica e Sismica del Politecnico di Torino certificava che l’area in questione è da ritenersi “tecnicamente idonea alla realizzazione del nuovo ospedale unico”. Il Protocollo d’Intesa finalizzato all’avvio del processo tecnicoamministrativo per la realizzazione dell’Ospedale Unico dell’AslTO5 venne siglato in data 03/12/2015. In un Paese normale in sette anni si realizza un nuovo ospedale. In Piemonte, dopo sette anni, si decide di azzerare le decisioni prese e, di fatto, di tornare alla casella di partenza, ricominciando da zero.
La programmazione sanitaria è in capo alla Regione Piemonte, ed è perfettamente legittimo decidere di abbandonare un luogo per un altro ritenuto più idoneo ad ospitare un’infrastruttura sanitaria, ma è a tutti evidente che rimettere in discussione decisioni prese anni fa e vanificare quanto fatto nel frattempo, non può che apparire ai cittadini ed agli amministratori locali come una scelta davvero difficile da comprendere ed accettare.
Abbandonare l’area di Vadò vuol dire far passare altro tempo tra discussioni ed approfondimenti, mentre i nostri tre ospedali diventano ancora più vecchi e meno attrattivi. Il vero grande pericolo è che il nuovo ospedale unico non si faccia. Di sicuro, non assisteremo alla posa della “prima pietra” entro questa legislatura regionale.
Ritengo che sia urgente e necessario un momento di confronto e chiarimento, con informazioni fornite direttamente da Lei e non “filtrate” dagli organi di stampa, che deve svolgersi nel luogo istituzionale appropriato, ovvero l’Assemblea della Conferenza dei Sindaci dell’AslTO5.
In data 30/12/2021 Le venne chiesta la disponibilità a presenziare ad un’apposita Assemblea, richiesta che non ha ancora ricevuto risposta. Le rinnovo ora la stessa richiesta, e La invito anche ad accogliere l’appello rivolto da 133 operatori sanitari dei nostri presìdi ospedalieri, che hanno espresso preoccupazioni, che condivido pienamente, e che sollecitano un incontro pubblico dove confrontarsi ed ottenere le attese risposte.
Pertanto, assessore Icardi:
1) Corrisponde al vero che la Regione Piemonte ha deciso di abbandonare la scelta dell’area Vadò come sede del nuovo Ospedale Unico dell’AslTO5?
2) Corrisponde al vero che la Regione Piemonte sarebbe orientata alla scelta di un’area collocata nel territorio di Cambiano?
3) Entro quale orizzonte temporale si pensa di poter realizzare il Nuovo Ospedale Unico?
4) Un eventuale cambio della sede del nuovo ospedale potrebbe comportare il rischio di perdere le risorse Inail?
5) Perché nella lettera del 22 luglio 2021 con la quale l’assessorato regionale alla Sanità costituiva il Gruppo di Lavoro Tecnico, si è utilizzata la definizione di “nuovo ospedale” dell’AslTO5 e non più di “nuovo ospedale unico”? L’intenzione è ancora quella di realizzare un nuovo ospedale, che superi gli attuali tre nosocomi di Moncalieri, Chieri e Carmagnola, o si pensa di costruire semplicemente un nuovo ospedale? Uno scenario del genere come sarebbe economicamente sostenibile?
6) Nel ridisegno della medicina territoriale dell’AslTO5 tramite i fondi del PNRR (case di comunità, ospedali di comunità, Cot), non è stato affrontato il tema del destino dei tre attuali ospedali. Cosa si pensa di fare del Santa Croce, del Maggiore e del S. Lorenzo? Se non saranno né case di comunità né ospedali di comunità, allora in cosa verranno trasformati e quali servizi accoglieranno?
7) Il Santa Croce, il Maggiore ed il S. Lorenzo sono obsoleti ed energivori (come è stato ricordato proprio dagli operatori sanitari, si tratta di strutture cresciute come dei “patchwork” nel corso del tempo, con parti che risalgono addirittura al XIV secolo): non è irrazionale investire ancora per anni risorse in manutenzione di ospedali vetusti e superati, continuando nel frattempo a perdere personale a vantaggio di altre strutture più attrattive?
8) Perché si continua ad evitare il confronto con gli amministratori locali e con gli operatori sanitari dei tre presìdi sanitari di Moncalieri, Chieri e Carmagnola? Quanto tempo deve ancora trascorrere prima che la Regione Piemonte adotti scelte chiare e le spieghi ai cittadini interessati?
Auspicando una Sua disponibilità a rispondere a questi interrogativi, La saluto cordialmente.
Alessandro Sicchiero
Sindaco di Chieri
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