Nella metà degli anni Cinquanta, in piena era centrista con la Democrazia Cristiana saldamente al timone dello Stato, venne alla luce un nuovo partito, nato dall’incontro di tre elementi: la sinistra liberale del ‘Mondo’, la famosa rivista di Mario Pannunzio, i liberalsocialisti ed azionisti di Ernesto Rossi e i giovani dell’Ugi, gli universitari laici repubblicani e di sinistra che avevano come leader più in vista Marco Pannella.
Da allora sono passati molti anni ed il Partito Radicale che importò in Italia, il simbolo della Rosa nel pugno dei socialisti francesi è ancora una realtà, sempre sulla breccia delle battaglie per i diritti civili, per l’attuazione della Costituzione Repubblicana, nell’ambito referendario per una giustizia giusta e carceri a dignità d’uomo. I radicali, come tutti i partiti della Repubblica, hanno conosciuto divisioni, cambiamenti, mutazioni, ma il loro dna è rimasto quello. A raccontarne la storia è uno dei suoi principali leader, Gianfranco Spadaccia in un libro tanto ponderoso e completo quanto agile nella lettura e ricco di contenuti: ‘Il Partito Radicale – Sessanta anni di lotte tra memoria e storia’ edito per i tipi della Sellerio editore Palermo. Giornalista con un passato all’Agi, Spadaccia, nato a Roma nel 1935, ventenne, dopo una breve militanza nel Psli di Giuseppe Saragat, iniziò a frequentare l’ambiente del ‘Mondo’ di Pannunzio (bene descritto in ‘La sera andavamo in via Veneto’ di Eugenio Scalfari) e contribuisce alla nascita del nuovo Partito Radicale. Con Pannella ne divenne uno dei principali leader: più volte segretario del partito, deputato e senatore per tre legislature. Con capacità di sintesi e descrizione tutte giornalistiche, l’autore rivive (e fa rivivere come in una sequenza cinematografica) la storia d’Italia sino praticamente ai giorni nostri a partire dal 1955. E pur avendo vissuto molte, se non tutte le battaglie radicali in questo lungo periodo, riesce a mantenere un corretto distacco dagli eventi. Sicuramente un testo che non deve mancare nelle librerie di chi è appassionato di storia e di politica
Massimo Iaretti
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