Si anima Palazzo Madama con la mostra dedicata all’artista borgognone Antoine de Lonhy

Una nuova mostra anima un’importante sede espositiva di grande interesse a Torino, Palazzo Madama, che ospita il Museo Civico d’Arte Antica, a partire dal 7 ottobre scorso fino al 9 gennaio 2022. Si tratta dell’esposizione dedicata alla figura di Antoine de Lonhy, un artista poliedrico che fu non solo pittore, ma anche scultore, maestro di vetrate, autore di disegni di ricami, riuscendo a illustrarne l’impatto fondamentale nell’ambito del rinnovamento del panorama figurativo in Piemonte nella seconda metà del Quattrocento.

La mostra, che ha avuto anche una sezione ospitata dal 10 luglio al 10 ottobre scorso al Museo Diocesano di Susa, vuole evidenziare i viaggi, gli spostamenti e la carriera itinerante attraverso l’Europa di un artista capace di riunire, nelle sue opere, influssi e elementi provenienti dalla Borgogna, dalla Provenza, dalla Catalogna e dalla Savoia.
La scelta della sede espositiva valsusina, precedente a Palazzo Madama, è stata motivata dal profondo legame che questo artista di origine borgognona ebbe con la valle di Susa.
Originario di Autun in Borgogna, Antoine de Lohny eseguì molte opere nel corso dei suoi numerosi viaggi, dalla Francia alla Spagna, fino all’Italia, in Piemonte in particolare, opere in cui si può cogliere la sintesi dei fermenti dell’arte a lui contemporanea. Nei suoi dipinti la cultura fiamminga di Van Eyck e Rogier van de Weyden convive in una sintesi perfetta con le linee pittoriche dell’arte savoiarda e mediterranea. Viaggiando dalla natia Borgogna alla Provenza, dalla Spagna alla Savoia, fu proprio qui che Antoine de Lonhy mise radici lavorando senza sosta per la corte sabauda, per chiese, conventi e collezionisti privati, oltre che nobili.
Antoine de Lohny, facendo tesoro della lezione proveniente dal realismo nordico e catalano, rappresenta nelle sue opere un Dio vicino. Un esempio di questo senso del sacro “affettuoso e concreto” è rappresentato dalla “Trinità”, opera in cui l’iconografia canonica diffusa in Italia viene a cedere il passo ad una rappresentazione di Dio Padre che sostiene il corpo del Figlio morto mentre, di fianco, è rilevante la presenza di una figura di un angelo piangente, di grande impatto emotivo.
Un altro contesto in cui questo artista si specializzo’ è stato quello della tecnica della pittura delle vetrate. Fu chiamato, infatti, a lavorare prima a Tolosa, poi a Barcellona e, infine, anche in provincia di Torino, ad Avigliana, dove svolse una lunga attività che lo portò a eseguire codici miniati e pitture, oltre a disegni per ricami. A Tolosa l’artista arrivò poco dopo il 1454 e, protetto dall’arcivescovo locale Bernard de Rosier, lavorò a vetrate, miniature, pale d’altare, affreschi quali quelli frammentari per la chiesa di Notre Dame de la Dalbade di Tolosa. Di questi affreschi ne sono un esempio i frammenti esposti a Palazzo Madama inerenti il ciclo sulle “Storie di Santa Caterina”, presenti insieme a splendidi fogli di messale e allo splendido “Polittico della Vergine, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino”, realizzato nel 1461-1462 per l’abbazia agostiniana Domus Dei a Mirailles, vicino a Barcellona, e giunto da diverse sedi spagnole.
Antoine de Lohny era già noto in passato con l’appellativo di “Maestro della Trinità di Torino” o, nell’ambito dei codici miniati, come il “Maestro delle Ore di Saluzzo”, entrando in contatto, prima del 1450, con il cancelliere del duca di Borgogna, Nicolas Rolin, uno dei più celebri mecenati del tempo. Per lui eseguì delle vetrate istoriate, mentre a Tolosa, nella Francia Meridionale, realizzò un ciclo di affreschi, decorando anche diversi codici liturgici.
Dell’opera di questo artista rimane una preziosa testimonianza nella grande vetrata eseguita per la chiesa di Santa Maria del Mar a Barcellona, città che ha costituito la terza sosta da parte dell’artista, negli anni 1460-1462. Qui il maestro continuò la sua polivalente attività, dando proprio un saggio di estremo valore nel dipingere le vetrate del rosone della basilica, per il quale scelse vetri colorati, azzurri in particolare, sia in Italia sia in Germania.
L’esposizione vanta la curatela di Simone Baiocco e Simonetta Castronovo per quanto riguarda la sezione di Torino e di Vittorio Natali per quella di Susa e fa parte di un progetto nato nell’ambito del Reseau europeen des musees d’art medieval, una rete di musei fondata nel 2011 allo scopo di promuovere iniziative, oltre che studi, inerenti il patrimonio artistico piemontese, aostano, svizzero e dell’antica Savoia.

Mara Martellotta

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