MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE
“Ama e ridi se amor risponde
Piangi forte se non ti sente
Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior
Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior”
Fabrizio Cristiano De André, noto come Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999), è stato un cantautore italiano.
In quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha inciso quattordici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli e prostitute, e sono considerate da alcuni critici vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni settanta e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi.
E’ stato quindi uno dei più grandi poeti italiani del ‘900 ed era un poeta ribelle.
Le sue canzoni sono state studiate nei minimi particolari tranne che per le parolacce che però, non sono state mai marginali nelle sue opere, bensì così rilevanti da aver contribuito al suo successo.
Ivano Fossati ricorda che al liceo si ascoltavano le canzoni di Fabrizio proprio per le parolacce.
E’ importante sapere che le volgarità di De André non sono mai state studiate nel dettaglio, come fossero un incidente, un aspetto trascurabile rispetto al lessico, indubbiamente raffinato, dei suoi testi.
De André metteva una cura maniacale nei sui testi, pesava ogni singola parola, poiché consapevole che dietro ad ognuna di esse, c’è una responsabilità, che bisogna dire le cose come le si pensa realmente: la veridicità.
Dunque ogni qual volta il cantautore ha inserito termini volgari, lo ha fatto in modo molto meditato e mirato, per farci arrivare il suo pensiero nel modo più diretto e genuino.
Artista meraviglioso dal momento che è riuscito a fare poesia alta usando un linguaggio basso.
“Via del campo” era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè. Qui vivevano i ceti sociali più bassi, le prostitute. De Andrè descrive la prostituta con parole nobili. La donna, visti i riferimenti naturalistici di De Andrè, che nei suoi brani ha sempre scandito le stagioni della vita, sembra essere così nel fiore degli anni.
E’ una prostituta che non vende il suo corpo materialisticamente, ma dona ai clienti la parte più preziosa e delicata di sé stessa (la rosa). Tramite queste parole, con molto garbo, la prostituta giunge quasi a una beatificazione. De André nei suoi brani ha spesso indicato gli ultimi come gli uomini più vicini alla purezza, perché al di fuori dall’ipocrisia e dalle regole del buon costume.
La bambina rappresenta la speranza in mezzo al degrado. La rugiada e la strada sono due elementi che ci portano a pensare che la bambina viva fuori dalle mura di casa. L’immagine che ne viene fuori è quella di una bambina, che vive in mezzo alla strada, con la pioggia che gli bagna le labbra e i piedi che camminano tra i campi.
““Donne, non odiate le prostitute. Esse non rubano i mariti altrui; le amanti di classe e raffinate, sì.”
Buon ascolto del brano dalla voce di Paola Turci, perchè le canzoni non ci appartengono, come l’amore, mai
Chiara De Carlo
https://www.youtube.com/watch?v=QaVqhARZfvw&ab_channel=Rai
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