Il curioso caso (piemontese) di Benjamin Button

IL LEGAME TRA I RUGGENTI ANNI VENTI DI FRANCIS SCOTT FITGZERALD E L’ITALIA (E TORINO) DELLA FINE DI BELLE EPOQUE IN UN BEL LIBRO DI PATRIZIA DEABATE

Volume vincitore Acqui Inedito del Premio Acqui Storia Ora è in corsa per la selezione al prestigioso Premio Viareggio

C’è un sottile filo rosso che collega i ruggenti anni Venti, epoca in cui gli
Stati Uniti vivevano l’età del jazz, ben descritta da Francis Scott Fitzgerald
e l’Italia (ed in particolare il Piemonte) degli anni Dieci del Novecento ed il
suo mondo letterario, poetico e cinematografico, poi spazzati via
dall’”inutile strage’ rappresentata dalla prima guerra mondiale. Il
collegamento l’ha scoperto Patrizia Deabate in una documentata ricerca che
le ha fruttato la palma di vincitore ‘Acqui Inedito nel Premio Acqui Storia’
2019, diventata poi il libro ‘Il misterioso caso del Benjamin Button da
Torino a Hollywood – Nino Oxilia il fratello segreto di Francis Scott
Fitzgerald’ edito nel novembre 2020 per il Centro Studi Piemontesi. Tutto
è partito da una pellicola, ‘Il curioso caso di Benjamin Button’, del 2008,
interpretato da Brad Pitt e Cate Blanchet, liberamente tratto da un racconto
di Fitgerald contenuto nella raccolta di novelle sulla ‘Età del jazz’. E’ la
storia di un uomo che nasce vecchio per poi ringiovanire, vivendo così una
vita al contrario. A Patrizia Deabate è saltato immediatamente all’occhio il
parallelo con Giulio Gianelli, poeta torinese crepuscolare dall’intenso
spirito religioso che nel 1911 pubblicò, in anticipo su Fitzgerald, ‘Storia di
Pipino nato vecchio e morto bambino’. Di qui la domanda se sia stata
quest’ultima opera ad ispirare Fitzgerald e l’incontro con un altro
crepuscolare torinese, Nino Oxilia, giornalista, scrittore, poeta e regista.
Anch’egli ha in comune con Gianelli il trasferimento a Roma e una morte
precoce: Gianelli si spense nel 1914 nella Capitale per un attacco di tisi,
Oxilia, dopo aver ottenuto fama come autore teatrale e regista
cinematografico e l’amore di Maria Jacobini una delle grandi dive del
cinema dell’anteguerra, perderà la vita come combattente sul Monte
Tomba, mentre partecipava alla linea di difesa del Monte Grappa. Nel suo
saggio Patrizia Deabate, sottolinea che Nino Oxilia sarebbe stato un
riferimento costante per Fitzgerald che in tre dei suoi 5 romanzi avrebbe
inserito un personaggio ‘Dick’, come alter ego dello scrittore torinese. Le
350 pagine dell’opera della studiosa albese, oltre allo sviluppo della tesi sul
parallelismo tra le due sponde dell’Atlantico, offrono anche lo spaccato su
un mondo che ormai la grande storia tende a dimenticare, sull’epoca del
cinema muto, quando le dive italiane (prima tra tutte Maria Jacobini) erano
popolarissime al di là dell’Oceano, su figure di poeti e letterati che
altrimenti cadrebbero nell’obblio. Il tutto si articola grazie ad una
conoscenza approfondita della materia e ad un’attenta comparazione delle
fonti. Nel 2014 ha curato la nuova edizione dei Canti Brevi di Nino Oxilia,
nel 2016 per l’Associazione Italiana di Ricerche di Storia del Cinema ha
pubblicato il primo saggio critico sul film ‘Addio Giovinezza’, tratto
dall’opera dello stesso Oxilia. Come il Centro Studi Piemontesi è poi
beneficiaria di un fondo di documentazione su Nino Oxilia donato
dall’avvocato e slavista Piero Cazzola.
Abbiamo voluto approfondire alcune tematiche del libro direttamente con
l’autrice.
Come e quando è nata l’idea di questo libro ?
Nel 2013 anche se c’era già in precedenza l’idea ma non l’avevo ancora
sviluppata, essendo stato distribuito in Italia nel 2009 ‘Il curioso caso di
Benjamin Button’, del regista David Fincher. Il punto di partenza è stato il
paragone sulla vita al contrario di Pipino, il protagonista dell’opera di
Gianelli. Poi, dall’analisi dei testi di Francis Scott Fitzgerald con quelli di
Oxilia e le vicende della sua vita sembra che questi ne abbia letto i testi.
Quali sono i punti di contatto tra i due autori ?
C’è una somiglianza anche nelle sfaccettature delle opere che è
impressionante. Le pagine dei critici dei due autori, poi utilizzano spesso le
stesse parole. I punti di contatto sono indiretti. Ad esempio la pellicola
‘Giovanna d’Arco’, nella quale sono racchiusi due miti per Fitzgerald,
quello della donna moderna e di Santa Romana Chiesa. La pellicola che
aveva come protagonista la diva Maria Jacobini, prodotta a Torino nel 1913
venne diretta da Ubaldo Maria Del Colle coadiuvato da Nino Oxilia. Un
legame passa anche, sempre indiretto, con il Vaticano: Fitzgerald era
cattolico e la Jacobini apparteneva alla nobiltà ‘nera’ romana, vicina alle
gerarchie vaticane, tanto da avere un legame di parentela con Papa
Benedetto XV.
Perché Nino Oxilia che fu all’epoca un protagonista della vita letteraria è
così poco conosciuto ?
Sicuramente nell’Italia Repubblicana ha scontato la glorificazione che ne
aveva fatto il fascismo che lo aveva esaltato come precursore, anche se
fascista non era. Era, però, partito volontario per la Grande Guerra e caduto
al fronte. Inoltre scrisse l’inno goliardico ‘Il commiato’ nel 1909, musicato
da Giuseppe Blanc, una parte del quale, opportunamente modificato,
sarebbe diventato ‘Giovinezza’. Le sue poesie sono state poco studiate
anche perché spesso incomplete, la raccolta è postuma, ci sono dei testi
mutilati.
Anche il cinema muto italiano sembra quasi condannato ad una ‘damnatio
memoriae ….
Si e con esso le dive degli anni Dieci. Anche in questo caso il fascismo fece
la sua parte. Il mito vent’anni dopo era passato di moda, il cinema muto era
visto come un qualcosa di ridicolo. Mussolini diede anche ordine di
distruggere scene e costumi di Cabiria. E in ogni caso non va dimenticato
che gusti e mode passano.
Guido Gozzano e Giulio Gianelli vissero entrambi nella stessa epoca, ma il
primo è molto più conosciuto del secondo, perché ?
Probabilmente già all’epoca in cui visse la poesia e l’opera di Gianelli
riflettevano maggiormente il riflesso della sua vita dedita agli altri, quasi in
aurea di santità, Gozzano viene studiato considerando forse una maggiore
universalità della sua poesia.
Che ruolo ha il futurismo nel suo libro ?
Ha un ruolo fondamentale perché i tre pilastri di Fitzgerald erano: Sacra
Romana Chiesa, il decadentismo e Gabriele D’Annunzio e l’avanguardia
futurista con Filippo Tommaso Marinetti. Ho ripreso alcuni studi su Mina
Loy, amante di Martinetti e precursore e diffusore dell’idea futurista nei
Paesi Anglosassoni.
Qual è il suo prossimo progetto letterario ?
Per il momento l’auspicio è che il libro venga selezionato per la rosa del
Premio Viareggio. Sarebbe davvero un bel traguardo.
Massimo Iaretti
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