Napoleone in Francia Vittorio Emanuele in Italia

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni  Il presidente della Repubblica  francese Macron ha reso omaggio ieri  alla tomba di Napoleone  con una cerimonia austera e solenne nel bicentenario della morte avvenuta il 5 maggio 1821.

Lo scorso anno, bicentenario della nascita del Padre della Patria e primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II  nessuna alta carica dello Stato italiano ha fatto anche solo un gesto
per ricordare uno degli artefici del Risorgimento e dell’ Unità d ‘Italia, al Pantheon, al Vittoriano o a Palazzo Carignano dove nacque. Due modi opposti di sentire la storia nazionale perché Macron ha affermato che Napoleone è parte della Francia e che il passato non va valutato con le nostre idee del presente. Osservazioni ovvie perché gli anacronismi sono l’esatto opposto della storicizzazione. E’ stato proprio un grande storico francese Marc  Bloch ad invitare a comprendere prima di giudicare. Non da oggi c’è invece la tendenza propria degli ignoranti e dei politicanti di giudicare senza neppure tentare di comprendere. Macron ha fatto un discorso in cui sono emerse luci ed ombre , distinguendosi dall’estrema destra esaltatrice della grandeur napoleonica  a prescindere e della gauche legata a pregiudizi ideologici volti a confondere Napoleone personaggio storico con il Bonapartismo politico. E’ un dovere elementare di un Paese  civile ricordare la propria storia senza demonizzazioni che, a duecento anni dalla morte, appaiono ridicole. Come condottiero militare Napoleone è confrontabile, ad esempio, con Alessandro Magno e Giulio Cesare e come tale va ricordato , senza far prevalere giudizi pacifisti e antimilitaristi che son nati nel secolo scorso e ci impediscono di comprendere il passato. La Francia anche sotto la pandemia ha saputo ricordare un grande francese. L’Italia repubblicana lo scorso anno non ha saputo dedicare un minimo di attenzione per il Re che venne considerato un Galantuomo e che non ha nessuna ombra anche solo lontanamente paragonabile con quelle del Corso. Siamo all’assurdo che in alcune città italiane e’ stato o verrà onorato Napoleone, mentre persino Torino, dove nacque nel 1820, ha riservato un agghiacciante silenzio al Re del nostro Risorgimento. Una  ennesima prova di una classe politica formata da pavidi e mediocri, asserragliati nel fortino del potere ed incapaci di fare i conti con la storia perché il loro destino è, al massimo, la cronaca del presente.
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