Krishna, il divino amante

Esposti al MAO di Torino dipinti indiani del XVII – XIX secolo appartenenti alle Collezioni del Museo

Fino al 26 settembre In tutto sono quattro. Ma la loro bellezza, trasmessa immutata nei secoli, giustifica il ridotto numero dei pezzi esposti e val bene (eccome!) una visita: quattro dipinti religiosi incentrati sulla figura del dio Krishna, di cui tre di notevoli dimensioni. Il più prezioso è certamente quello a tempera e foglia d’oro su cotone, raffigurante Krishna che suona il flauto omaggiato da due “gopi” o pastorelle o “giovani mandriane”. Il dipinto (India – Rajasthan, XVII secolo d. C.) ha come quinta un albero di mango al centro, con alberi di “kadabamba” ai lati e piante di banano in primo piano. Curata da Claudia Ramasso e Thomas Dahnhardt, l’esposizione, allestita al “MAO – Museo d’Arte Orientale” di Torino, si propone di mostrare al pubblico quelle particolari opere pittoriche delle scuole del Rajasthan, denominate “picchavai” che sono grandi dipinti devozionali su tela libera consacrati al dio Krishna, fra le divinità indiane più note in Occidente, manifestazione terrena del dio Vishnu e fulcro della corrente devozionale cosiddetta della “bhakti”. Di grande espressività artistica e tradizionalmente esposti nella sala interna del tempio, dove è venerata l’immagine di Krishna, sono dipinti che raccontano la vita terrena del dio attraverso una serie di contesti diversi, che variano nel corso dell’anno, in base al calendario delle festività relative alla divinità. Particolarmente suggestive ed interessanti sono le raffigurazioni denominate “Raslila”, che ci rappresentano Krishna mentre intesse giochi amorosi con le “giovani mandriane” (“gopi”) nei boschi di Vrindavan, luogo dove la tradizione religiosa colloca la sua giovinezza. Sempre alla corrente della “bhakti” si rifanno anche i componimenti poetici che accompagnano i dipinti. Il più antico risale alla “Bhagavad-gita”, uno dei testi sacri per eccellenza della tradizione hindu e di fondamentale importanza nel contesto delle correnti devozionali krishnaite, che risale al II secolo a.C. e che celebra la maestosità universale del Beato, epiteto attribuito a Krishna. Compiendo un salto temporale dall’antica tradizione brahmanica alle forme più recenti dell’induismo, tre dei quattro componimenti poetici sono invece traduzioni inedite da testi “hindi” ascritti a grandi poeti devozionali del XV – XVI secolo, epoca in cui l’India settentrionale si trovava sotto la dominazione islamica. “I testi letterari della corrente della ‘bhakti’ di questo periodo – spiegano i curatori – evidenziano un ambiente culturale particolarmente fecondo, dove la fede devozionale per il dio amato apre le porte a nuove forme espressive che descrivono compiutamente una società multiculturale in cui musulmani e indù, uomini e donne, attraverso l’espressione artistica, diventano veicoli della simbiosi culturale in atto nella società indiana di quel periodo”. Un bell’esempio, in fondo, per tutte le civiltà asiatiche, e non solo, di allora. E di oggi.
g. m.

“Krishna, il divino amante”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino, tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 26 settembre
Orari: merc. giov. ven. 13/20; sab. e dom. 10/19

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