IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
L’indisciplina e’ una caratteristica italiana. Neppure il fascismo riuscì a battere l’indisciplina italica che si infiltro’ anche nei quadri del regime.
E tante cose negative del Ventennio non si realizzarono a pieno proprio per questo motivo che divenne quasi una virtù. Ma oggi, di fronte ad un nemico come il COVID, l’indisciplina diventa micidiale. Non parliamo solo di movide e di assembramenti, ma anche delle recentissime code all’IKEA. La disciplina, secondo certe persone , vale solo per la cultura, i teatri, i musei considerati superflui che di norma sono frequentati da persone colte, equilibrate, civili, disciplinate. Circa le scuole invece si vorrebbe un’auto disciplina che risulta impossibile perché in primis le famiglie non formano i figli alla responsabilità. La parola obbedire e’ sconosciuta ai più. I giovanissimi sono di per se‘ incontenibili per natura,quelli più grandicelli guardano spesso al bullismo come ad un modello di vita. Come si può realizzare a scuola una vera sicurezza se manca in tanti giovani l’auto controllo
a cui le famiglie non li hanno educati? Anche certi docenti permissivi e faciloni non danno garanzie sufficienti. Per altri versi, il docente non è un poliziotto che possa garantire il
distanziamento. Neppure nelle caserme non c’era più disciplina ben prima che venisse abolito il servizio militare obbligatorio. Nei momenti difficili non servono ne’ Rousseau ne’ Montessori, serve la docilità, come diceva un mio vecchio professore. Una docilità a tutela di se’ stessi e degli altri. Serve soprattutto riscoprire i “Doveri dell’uomo “di Mazzini. Una società liquida priva di valori non è in grado di affrontare e di vincere i momenti difficili. Può dare fastidio a qualcuno leggerlo, ma è la verità che deriva dalla storia. Scaricare sui presidi tutte le responsabilità e’ indegno di un paese civile.