Torino vista dal mare 6/ Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei migliori modi per scoprire una nuova città. Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano. Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.
Oggi 8 dicembre come da tradizione diamo avvio alle festività natalizie. Il 2020 è alle sue battute d’arresto e per quanto quest’anno dall’inizio alla fine non abbia mai smesso di sorprenderci e molti non aspettano altro che finisca per esorcizzarne le influenze negative, inevitabilmente il Natale arriva.
A dispetto delle limitazioni che ci pare di vivere, facciamo parte di quella fortunata fetta del mondo che, alla fine, una fetta di panettone a Natale la mangerà, senza dover neanche contenderla con commensali più ingordi di noi.
Nel mio immaginario l’atmosfera natalizia è strettamente legata alla tradizione, fatta di artigianato presepiale, vicoli stretti, affollati e roboanti, la cui espressione caratteristica è San Gregorio Armeno a Napoli. Nel caso non abbiate idea di cosa si tratti una sua pallida trasposizione la potrete incontrare, in questi giorni, presso la Rinascente.
Da quel contesto carico di sapori di un tempo, tipico del Sud, mi trovo ora ad accogliere nuove suggestioni natalizie, fatte di forme moderne che traducono quei sentimenti millenari con un tocco più metropolitano, ma con una pennellata di candida neve che non sbaglia mai quando si tratta di Natale.
La consuetudine di queste festività vuole che le città si preparino ad accogliere le greggi lungo percorsi addobbati da luci segnaletiche che ne indirizzano i movimenti. A Torino da più di vent’anni le luminarie hanno assunto anche vesti artistiche, con le ormai note Luci d’artista.
Quelli che possono sembrare semplici addobbi natalizi sono invece più articolate opere di personaggi attivi sulla scena artistica internazionale che hanno contribuito a tessere un itinerario urbano arricchitosi nel corso degli anni, diventando scenario abituale per i cittadini impegnati nella corsa alla mondana passeggiata natalizia.
Alla meraviglia iniziale subentra spesso, come indole tipica dell’uomo, l’indifferenza a quello che ormai si dà per scontato, trasformando così in più articolate ed eccentriche decorazioni di Natale quelle che in realtà sono installazioni artistiche.
L’arte non vuole essere solo godimento estetico, Art pour l’Art, spesso vuole essere veicolo di un messaggio, che sia politico o sociale, ed oggi più che mai è importante rendersi conto di ciò tornando ad essere osservatori attivi di quello che ci circonda. Può sembrare contradditorio, ma sì, anche durante lo shopping di Natale è possibile.
I nomi che si celano dietro queste accattivanti luci sono molti, da Mario Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Joseph Kosuth, Rebecca Horn, Alfredo Jaar, solo per citarne alcuni, figure notevoli che hanno alle spalle una lunga carriera.
Alcune di esse fungono da memento, sia per quel che vogliono dirci sia per il luogo scelto. Avete mai fatto caso alle due scritte luminose e speculari apposte sui muri del ponte Vittorio Emanuele I?
Joseph Kosuth in “Doppio passaggio” ha trascritto due brani tratti dalle opere di Friederich Nietzsche e Italo Calvino, emblematici testi che raccontano il ponte come metafora di comunicazione, osmosi di spiriti e culture diverse. Michelangelo Pistoletto non ha voluto essere da meno con la sua “Amare le differenze” a Piazza della Repubblica.
Una su tutte però ha colpito la mia attenzione e che forse più delle altre può essere monito imprescindibile attualizzandola al qui ed ora. Alfredo Jaar, artista cileno, ha voluto ricordarci una cosa sola, che CULTURA=CAPITALE, titolo che è anche forma della sua opera. Lo ha fatto collocando il suo memento sulla facciata della Biblioteca Nazionale in piazza Carlo Alberto, un’equazione luminosa che è un chiaro invito a riflettere sul pensiero condiviso, sulla cultura, sulla creatività come unico patrimonio da preservare.
In un 2020 che ha visto la didattica delle scuole a distanza, biblioteche e musei chiusi per la maggior parte del suo corso, il proposito per il nuovo anno non può che essere quello condiviso da Jaar.
Annachiara De Maio
(foto: l’opera di Alfredo Jaar)
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