Il presidente del Veneto Luca Zaia richiama giustamente alla necessità di trovare una linea di comportamento omogenea fra i Paesi alpini sull’imminente stagione sciistica.
Avendo sollevato questo profilo di un problema che è di importanza capitale per il turismo invernale e con un impatto notevole sul Pil, osservo che Paesi dell’Unione europea come Francia, Austria e Slovenia, e, fuori dalla Ue, la Svizzera, hanno già deciso in piena autonomia di aprire le piste da sci e dunque gli impianti e quant’altro. Il governo italiano è davanti a un bivio complicato e difficile per decidere quale strada prendere: adeguarsi alla concorrenza dei Paesi Alpini, e consentire l’apertura di tutti gli impianti? Oppure bloccare la stagione sciistica mandando gambe all’aria migliaia di imprese e lasciando sul lastrico decine di migliaia di lavoratori?
Esiste una terza via, che mi permetto di suggerire al presidente Conte e al ministro Spadafora: adottare misure molto restrittive sul piano sanitario, evitare gli assembramenti dell’ “après ski” nei pub o nelle discoteche per non ripetere i disastri ferragostani, e con questo favorire la stagione sciistica. Trovo che sarebbe un modo intelligente per evitare il collasso economico del settore ma anche per reggere la competizione con i Paesi alpini. Anzi, sono convinta che un sistema di ferree regole sanitarie potrebbe attirare turisti di altri Paesi. Agli operatori turistici un suggerimento: perché non includere nel pacchetto vacanze un test antigienico all’arrivo e uno alla partenza per ogni ospite?
on. Daniela Ruffino, deputata piemontese di Forza Italia