Quanto siamo soli quando affidiamo le nostre emozioni più profonde a Facebook?

Quanti vivono da soli in una società che usa la alienazione reciproca come mito sociale? 
Non possiamo più abbracciare sinceramente per colpa del virus oppure delle relazioni sociali formali che non ci accolgono mai, neanche se viviamo sotto lo stesso tetto? 
Tra amici ci si scambiano meme,  tra amanti video porno…
La realtà ontologica è volatile e si adatta perfettamente al virtuale ma sono gli abbracci reali a produrre ossitocina!
Chi può abbracci dal vivo qualcuno e il suo dolore, le sue storie e le sue malinconie.
Quanti non possiamo più abbracciare?
Raccontare le nostre storie è tutto quel che resta, ma nessuno più le ascolta. Perché l’ascolto non è Dolby e neanche 4K. Le emozioni inoltre, fanno male sul serio, perché esiste l’empatia che è un vero e proprio sesto senso.
Scrivere sui Social è l’ultimo messaggio nella bottiglia di persone naufragate nella solitudine post-moderna, anche quando hanno conviventi di ogni generazione. Perché ognuno in casa è alienato dietro un proprio account.
Cosa resterà delle nostre storie, della narrazione personale,  familiare e sociale che abbiamo attivamente o meno contributo a realizzare?
La Grande storia di Marx trovava reperti archeologici. La piccola storia di Foucault trovava narrazioni avite e reperti domestici, diari segreti e anamnesi.
Oggi il diario segreto è pubblicato in contemporanea, sostituisce l’evento, soprattutto quello emotivo e nessuna pietra viene edificata a futura memoria della storia presente. Al massimo murales deperibili di eroi e vittime.
Anche il passaggio da cronaca a storia sarà una ricerca di files multimediali.
L’immateriale dell’emozione e del pensiero permane immateriale per sempre.
L’assenza è l’impossibilità di scrivere un post aggiornato…
Abbracciare qualcuno e ascoltarlo dal vivo è un dovere morale per chi anche nelle videochat ormai non comunica altro che il bisogno di non avere coinvolgimento emotivo. Tuttavia quel abbraccio reale è già un lutto da separazione, perché non ci siamo più abituati.
E per il sesso?
Anonimi incontri fugaci. Una relazione più stabile solo di facciata per i giochi nella realtà che ci pretende ancora animali sociali.  Assenza di contatti sinceri ma desiderio animale, che diventa regressione per stupri stalking e porno vendette.
Eppure l’altro siamo noi.
La relazione con l’altro definisce i nostri confini e dobbiamo imparare in adolescenza a creare una linea di costa per incontrare e lasciare anche persone emotivamente importanti. Invece gli altri oggi sono solo icone o like o peggio oggetti di possesso, con cui vendicarci del banale dolore del lutto quando ci separiamo.
E allora l’altro che muore?
Emozioni di vendetta per l’assente e sensi di colpa si provano da sempre per i morti, ma la pandemia li rende colpevoli della tragedia stessa e della conseguente crisi economica.
Morite come i cantanti. Lasciando opere postume per pubblicare ancora dei post sui social a vostro nome…
E la famiglia? Se non è un compito meccanico o un portale social nuovo da esporre online, allora è solo una frustrazione da cui fuggire.
Abbracci Abbracci Abbracci
Ascolto Ascolta Ascoltiamo
Agisci Agiamo Azioni
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Manlio Converti
Psichiatra
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