Ho conosciuto Maura Maffei a Casale Monferrato in libreria, casualmente, la fine dello scorso anno e ho appreso da lei in persona della storia misconosciuta riferita alla decisione di Winston Churchill chiamata Collar the Lot ( metteteli al guinzaglio ) che il 2 luglio 1940 portò alla tragedia dell’ affondamento dell’ Arandora Star con a bordo 805 italiani e non solo, deportati in seguito alla decisione presa da Benito Mussolini di dichiarare guerra alla Gran Bretagna.
Tutto questo e di più è raccontato nel suo bellissimo romanzo storico ”Quel che abisso tace” (edizioni parallelo 45, 2019 pagg.341 €.13) che ho finito di leggere in questi giorni. In questo periodo di quarantena forzata e claustrale a causa del Covid-19 e dell’ ”affondamento sociale economicoe civile” che ne è seguito, le storie di vita dei naufraghi narrate nel romanzo in prima persona, mi hanno costretto a una forma particolare di identificazioncognitiva.
Considerarmi mio malgrado naufrago tra i naufraghi, a riflettere sull’ineluttabilità dell’infausto destino collettivo e soprattutto sulle conseguenze sociali e individuali della discrezionalità del potere, sul rapporto tra quest’ultimo e la sua influenza sulle ragioni etiche del bene e la persistenza del male con la sua anessa banalità morale ( Hannah Arendt ”La banalità del male. Il processo a Adolf Eichmann a Gerusalemme”) e l’etica della scelta sociopolitica di governo di ieri e di sempre. ”La convinzione che il comune egoismo normalmente induca gli uomini dall’indulgere agli impulsi aggressivi del tutto indipendentemente dagli interessi degli altri ”(Christopher Lasch, ”L’ Io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un epoca di turbamento” Universale Economica Feltrinelli, Milano 1996 pag.156 ) non è garanzia di libertà anche nel senso cristiano evidenziatoda Franz Rosenzweig nella ”Stella della Redenzione”. Così è per il giornalista piemontese emigrato nella perfida Albione Cesare Vairo di fedeltà al regime parente della scrittrice e per l’apolitico personaggio di ‘fantasia’ Oscar Dell’Ongaro entrambi compressi nel conflitto lacerante di diverse identità e comuni sofferenze. Se la Shoah ha giustamente il marchio terribile dell’unicità del Male Assoluto nulla ci esenta anzi a maggior ragione tutto ci obbliga a ricordare i tanti dimenticati Olocausti che gli si affiancano nel passato più o meno recente e nel presente. A monito per il futuro. E chiudo con una citazione di William James a commento finale dell’ importante opera letteraria di Maura Maffei: ” La moderna deificazione della mera sopravvivenza, una sopravvivenza che rinvia a se stessa, nuda e astratta, con la negazione di una qualsiasi sostanziale eccellenza in ciò che sopravvive, tranne la capacità di una misura ancora maggiore di sopravvivenza, é senz’altro la tappa intellettuale più strana mai proposta da un uomo a un altro uomo”.
Aldo Colonna
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