Esposte a Torino le 157 foto realizzate dai finalisti della 63^ edizione del Premio
Fino al 18 gennaio 2021
Immagini graffianti, poetiche e coraggiose. Emozionanti“finestre spalancate sul mondo”. Sui fatti, i racconti, le voci, i volti e i corpi che hanno fatto la storia del Pianeta nel 2019. Ecco la prima su tutte. Un ragazzo, illuminato dalle luci dei telefoni cellulari, durante una manifestazione in Sudan, recita una poesia in mezzo ad altre persone che lo incitano e lo applaudono. Lo scatto è stato realizzato a Khartum nel giugno dell’anno scorso, dopo il golpe militare contro Omar al-Bashir, dal fotografo giapponese Yasuyoshi Chiba dell’“Agence France-Press”.
Il titolo è “Straight Voice” e a lei è stato assegnato il premio “World Press Photo of the Year 2020”, come migliore scatto dell’anno, secondo la giuria(presieduta da Lekgetho Makola, direttore del “Market Photo Workshop” di Johannesburg) del Premio di fotogiornalismo più importante al mondo, organizzato dalla Fondazione “World Press Photo” di Amsterdam,che con la mostra delle foto finaliste (curata da Jerzy Brinkhof e presente in oltre cento città e più di 45 Paesi) ritorna a Torino per il quarto anno consecutivo, nella Sala Senato di Palazzo Madama, fino al 18 gennaiodel 2021.
Organizzata dall’Associazione pugliese CIME, fra i maggiori partner europei della “World Press Photo”, e dalla Fondazione Torino Musei, la rassegna porta in mostra la “crème de la crème” dei lavori dei4.282 fotografi iscritti, provenienti da 125 Paesi, per un totale di 73.996 immagini. 44 i fotoreporter (collaboratori delle maggiori testate internazionali, dal “National Geographic” alla “BBC”, dalla “CNN” a “Le Monde” e ad “El Pais”) provenienti da 24 Paesi, arrivati in finale nelle otto diverse categorie del concorso:Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. Accanto a Yasuyoshi Chiba, sono cinque gli altri finalisti per la foto dell’anno: Tomer Kaczor, che ha ritratto una rifugiata armena affetta dalla sindrome da rassegnazione, Mulugeta Ayene con una foto scattata durante i funerali delle vittime del volo Ethiopian Airlines 302, Farouk Batiche con le proteste antigovernative in Algeria, Ivor Prickett, che ha raccontato la lotta dei curdi in Iraq e Nikita Teryoshin, presente alla più grande conferenza sulla difesa nel Medio Oriente. Di grande freschezza e forza emotiva anche l’immagine del danese Nicolas Asfouridell’“Agence France-Presse” che ferma la protesta a Hong Kong di giovani studentesse dai grembiuli azzurri, con mascherina e mano nella mano, nell’ambito delle manifestazioni iniziate a fine marzo e continuate fino al 2020 in risposta alle proposte del governo di permettere l’estradizione verso la Cina continentale. Con lo scatto “Kho, the Genesis of a Revolt”, il francese Romain Laurendeau ha invece vinto il “World Press Photo Story of the Year”, categoria dedicata alla migliore sequenza di immagini di rilevanza giornalistica, che in questo caso documenta il disagio giovanile in Algeria e la forza ispiratrice delle nuove generazioni nelle proteste del 2019. Sul podio anche sei italiani, fra cui il torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980, secondo premio nella sezione “Stories” della categoria “General News” per un servizio realizzato per “L’Espresso” sulle proteste in Cile – iniziate a ottobre 2019 dopo l’approvazione di una legge sull’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana della capitale e proseguite per denunciare le forti disuguaglianze economiche e sociali del paese – ed il cuneese Nicolò Filippo Rosso giunto, invece, terzo nella sezione “Stories” della categoria “Contemporary Issues”, con un lavoro sugli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e sulla migrazione dei venezuelani in Colombia.
Gli altri quattri italiani finalisti nelle varie sezioni: il ravennate e “Premio Pulitzer 2018” Lorenzo Tugnoli primo premio per una lunga serie dedicata alla guerra in Afghanistan, Luca Locatellianche lui primo premio con immagini futuribili (dalla Danimarca agli States) documentanti soluzioni allacosiddetta economia circolare, il siciliano Alessio Mamo secondo premio nella categoria “General News”e Daniele Volpe terzo posto nella sezione “Stories” con una ricca serie di scatti in cui si racconta il genocidio del popolo Ixil in Guatemala. Dove Volpe risiede.
Gianni Milani
“World Press Photo Exhibition 2020”
Palazzo Madama – Sala Senato, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it
Fino al 18 gennaio 2021
Orari: giov. e ven. 12/19, sab. e dom. 10/19
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Nelle foto, immagini di:
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