Salvini e Conte

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Esattamente un anno fa difesi Salvini quando venne ritratto in una vignetta appeso ai piedi, a testa in giù, come Mussolini in piazzale Loreto e dopo pochi giorni attaccai duramente Salvini quando chiese i pieni poteri con una dichiarazione infelicissima che allarmò molte persone e segnò il suo declino politico 

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Oggi  sarei quasi tentato dal difendere Salvini (o chiunque altro al suo posto) perché l’attacco  del presidente del Consiglio Conte  nei suoi confronti è inaudito e senza precedenti per un capo del Governo nella storia repubblicana. Accusare Salvini di lavorare contro l’interesse nazionale, perché crea  sfiducia  e giungere a parlare di obblighi morali significa delegittimare totalmente un leader dell‘opposizione. La morale non c’entra, in politica valgono i ragionamenti politici e non altro. Il capo del  Governo ha degli obblighi istituzionali dai quali non si può derogare, pena l’accusa di voler creare un clima che è l’anticamera di una possibile dittatura, camuffata da democrazia ,aggravata dalle regole costrittive del Covid. L’accusa di essere antinazionale è infatti l’accusa che Mussolini riservò ai suoi oppositori, in primis a Gobetti. Forse un giurista come Conte non lo sa perché pochi giuristi hanno una forma mentis storiografica e quindi sono poco attenti alla storia. Non ho mai letto che nessun presidente del Consiglio italiano abbia mai usato quell’argomento polemico, sebbene  molti comunisti furono dichiaratamente antinazionali. Sarei tentato di difendere Salvini, ma non lo faccio e mi limito a dire che le polemiche di Conte non mi piacciono. Non lo difendo perché anche lui ama le spacconate,  da qualche tempo arricchite da citazioni colte che qualcuno gli suggerisce. Essere esagerati in questi tempi difficili non è consentito a nessuno. Il dire che tra un anno ritornerà da premier a Milano Marittima è una delle tante battute fuori posto che non rivelano qualità politiche che vadano oltre il parlare alla pancia degli Italiani.Essere statisti è cosa impensabile per Salvini, ma le accuse di Conte evocano il regime e non rivelano per nulla le qualità di Conte come statista. Il liberale Isaiah Berlin sosteneva la necessità di relativizzare le proprie convinzioni perché il modo con cui le si sostiene fa la differenza tra il barbaro e il civilizzato. Siamo oggi  in Italia davvero molto distanti da quello spirito laico e liberale che è l’antidoto agli estremismi verbali e  all’intolleranza.

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