IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / La situazione del CSM e non solo, ma anche quanto avviene al Ministero della Giustizia, appare sconcertante. Giletti nella sua trasmissione televisiva domenicale ha ulteriormente documentato opacità scandalose emerse da nuove intercettazioni.
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Sembra quasi paradossale che i sostenitori delle intercettazioni a strascico siano divenuti essi stessi vittime di un sistema barbaro che viola ogni privacy e che l’attuale ministro ha ulteriormente potenziato.
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La guerra selvaggia e senza esclusione di colpi , per correnti politiche e per bande tribali, al CSM per la spartizione dei posti appare da oltre un anno uno scandalo vistoso a cui non si è posto rimedio con lo scioglimento dell’attuale CSM. Torna alla memoria che il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ebbe il coraggio di sospendere la delega al vicepresidente del CSM Giovanni Galloni, un democristiano di sinistra arcigno e giustizialista, e di mandare i Carabinieri a Palazzo dei Marescialli dove ha sede il CSM. Cossiga cercò come capo del CSM di arginare lo strapotere dei magistrati, denunciandone in alcuni casi anche la faziosità politica. Poi si dimise da Presidente della Repubblica e l’Italia ebbe la disgrazia di avere un presidente ex magistrato nella persona di Oscar Luigi Scalfaro che sostenne il pool di Milano, Borrelli e Di Pietro che distrussero per via giudiziaria l’assetto democratico del Paese che solo gli elettori avevano il diritto di cambiare. La Magistratura si sostituì al potere sovrano del popolo con un’azione in cui le regole inquisitorie adottate portarono a dei suicidi : incarcerare le persone perché confessassero fu la regola di comportamento dei giudici milanesi sostenuti da Scalfaro e da tanti giornalisti faziosi. Il coraggio di Cossiga non bastò a fermare la furia giustizialista che ottenne il massimo appoggio del Quirinale con Scalfaro presidente il quale non fu mai super partes. Oggi vanno ricordate queste pagine di storia, auspicando che ci siano interventi rapidi, decisi e severi soprattutto in Parlamento a tutela di una giustizia giusta. Le mozioni di sfiducia contro il ministro Bonafede non sono passate, ma gli errori gravi e le sue scelte demagogiche non possono essere archiviate. Oggi la Giustizia in Italia vive anch’essa una pandemia, ma le vittime sono i cittadini e i loro diritti.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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