Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Rachel Cusk “Onori” – Einaudi- euro 16,50
Rachel Cusk, nata in Canada 52 anni fa, cresciuta in America ed ora residente in Gran Bretagna (tra Londra e il Norfolk) è considerata una delle maggiori scrittrici contemporanee. Con “Onori” (dopo “Resoconto” e “Transiti”) chiude la trilogia iniziata nel 2014 e definita “dell’ascolto”, perché ha destrutturato il romanzo tradizionale e buttato a mare convenzioni letterarie come trama, suspense, personaggi, inizio e fine. Lei non fa scendere in campo un narratore tipico, bensì un coro di voci che raccontano a Faye, suo alter ego, che di tutto prende nota. Ne scaturisce un affresco corale in cui si intrecciano temi come la questione femminile, quella ecologica, la famiglia come nucleo in cui i fallimenti diventano intollerabili, l’incomunicabilità, l’inganno del capitalismo,….Ritroviamo Faye a bordo di un aereo verso l’Europa dove l’attendono festival e incontri letterari. Nel sedile di fianco c’è un uomo che ha appena seppellito il suo cane e da questo dolore inizia a raccontarle sprazzi della sua vita. E’ solo l’inizio di pagine in cui appaiono e parlano tanti personaggi, per lo più legati al mondo dell’editoria. Attraverso le parole, i dialoghi, i sentimenti, le ambizioni, le delusioni e gli aneddoti di vita di giornalisti, scrittori, agenti, editor e organizzatori di festival, Faye raccoglie tanti tasselli di un’umanità confusa. In un certo senso è una saccheggiatrice di storie e vite che ruotano intorno alla letteratura e alla spettacolarizzazione di un mondo che può rivelarsi anche fasullo e irto di inganni.
John Dos Passos “USA. La trilogia” -Mondadori- euro 35,00
Un volume corposo che comprende “Il 42° parallelo”, “Millenovecentodiciannove”, “Un mucchio di quattrini” e racconta i primi 30 anni del 900 americano. E’ stato scritto dal prolifico John Dos Passos, autore di romanzi, saggi, poesie, ma anche pittore e reporter, nato a Chicago nel 1896, morto a Baltimora nel 1970. Non fatevi impressionare dalla mole del libro perché potete gustarlo un po’ per volta, senza fretta, leggendolo come un puzzle e scegliendo le parti che più vi attraggono. Di fatto è un poderoso affresco che narra i nervi scoperti della Grande Depressione e dei conflitti sociali di un paese che ha rincorso una velocissima modernizzazione. Ritrae una trance di storia americana importante e lo fa con un linguaggio e un intreccio inediti nel panorama letterario dell’epoca. Dos Passos costruisce un capolavoro assoluto sperimentando più cifre narrative: le storie di 12 personaggi di fantasia, brevi biografie di 27 americani famosi concentrate in un paio di pagine (folgoranti quelle della dinastia dei Morgan iniziata da un albergatore e diventata scialuppa di salvataggio degli Usa tra ferrovie, banche, e tutte le ricchezze possibili; o quella del rampollo viziato e lungimirante William Randolph Hearst, l’editore più potente d’America). Poi cine-giornali con slogan pubblicitari, brani di canzoni popolari e titoli di giornale che interrompono le narrazioni e danno respiro alla lettura. Vi avventurerete anche in squarci di riprese cinematografiche e fotografiche e leggerete pagine in cui l’autore dispiega i suoi stati d’animo. Un grande intellettuale nomade che sperimentò più linguaggi artistici, viaggiò molto, conobbe personaggi della caratura di Hemingway e Fitzgerald nella Parigi degli espatriati dei ruggenti anni 20. Importante sarà anche il suo impegno politico, all’inizio come adepto del socialismo e difensore di Sacco e Vanzetti; poi la rottura con la sinistra radicale nel 1935 e la virata a destra come sostenitore del Maccartismo e detrattore del potere dei sindacati. Una decisa inversione politica che, secondo la critica, coincise con un inaridimento della vena creativa. Ma questa trilogia rimane imprescindibile per chi vuole ripercorrere alcuni elementi fondanti della grande nazione a stelle e strisce.
Delphine De Vigan “Le gratitudini” -Einaudi – euro 17,50
Questo breve romanzo è un potente squarcio sulla vecchiaia e i danni che può arrecare alle persone. Protagonista è Michka “…una vecchia signora con un’aria da ragazza. O una ragazza invecchiata per sbaglio” che non ha parenti e non può più vivere da sola senza correre dei rischi. Finisce in una residenza per anziani e nelle grinfie di una direttrice senza cuore. Gli anni le stanno ruzzolando addosso e la feriscono nel linguaggio facendola ammalare di “parafasia”. Non sta perdendo la memoria ma il linguaggio, proprio lei che è stata correttrice di bozze…oltre al danno anche la beffa. Mentre trascorre le giornate relegata in una piccola stanza asettica, continua a rincorrere e trasformare le parole che “le scarpano”. Al posto dei termini esatti ne mette di sbagliati, o cambia l’ordine a parole e sillabe, le sostituisce con altre inventate che spesso sono lapsus che smascherano qualcosa di più profondo. La finestra si può aprire perché “…mica svaporiamo”, il rosbif diventa il “rospo”, il tè invece che al limone è “al salmone”, i residenti si trasformano in “rassegnanti” e la cremazione sfuma in una “crematura”.
Sono solo due le consolazioni alla sua solitudine: le visite e le amorevoli attenzioni di Marie, la giovane vicina di casa alla quale ha fatto da vice-madre. E le sedute con Jérȏme, l’ortofonista che dovrebbe aiutarla a trattenere le parole, ma che abbandona gli esercizi che la “sfioriscono” e diventa depositario dei suoi ricordi. Michka sa di essere vicina alla fine e a Marie confessa: “…non ci vorrà tanto, credimi. Voglio dire la fine senza la testa, persa, puff, con tutte le parole volate via. La fine del corpo non si sa…ma la fine senza la testa è cominciata, le parole “scarpano” via, e ciao”.
Resta un desiderio a tenerla ancora in vita. Rintracciare la giovane coppia che durante la guerra accolse lei -piccola ebrea marchiata dalla stella di David-, correndo enormi rischi e salvandola da morte certa. Saranno Marie e Jérȏme ad aiutarla nella ricerca, perché comprendono l’immensa importanza del”gratis” che lei vuole dire a chi l’ha sottratta alle camere a gas e al lager in cui i suoi genitori sono finiti in fumo.. Un “grazie” dalla portata enorme perché “…invecchiare è imparare a perdere…incassare …un nuovo deficit, una nuova alterazione, un nuovo danno”. E perdere la memoria significa perdere i punti di riferimento”. E questo romanzo ha un tocco lieve, tenero e struggente che mette a nudo l’ultima tranche della vita.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE