Corsa Beppe

Una vita di corsa: chi è Giuseppe Tamburino, running motivator

Rubrica a cura di ScattoTorino

Ha 62 anni e sembra un ragazzo. Il suo segreto? La corsa, che è passione e lavoro allo stesso tempo. Con oltre 130.000 chilometri di strada nelle gambe e un cospicuo numero di maratone alle quali ha partecipato, anche con ottimi risultati, Giuseppe Tamburino ha creato diversi progetti – di carattere sociale e non – legati a questo sport: dall’Ecomaretona a Girls Just Wanna Have Run sino a Run&Clean. Tutte iniziative di successo che coinvolgono le persone e legano l’attività sportiva ad aspetti etici mai banali che vanno dalla pulizia del luogo in cui si corre alla sicurezza delle donne runner. Siccome la fatica non gli pesa, Beppe scrive anche sul mensile Correre e racconta storie sulla motivazione, si occupa di team building e con il suo progetto #runningmotivator accompagna nella corsa sia il personale delle aziende sia i singoli. In media si allena 3 volte al giorno per un totale di circa 30 chilometri quotidiani e non è mai stanco perché, dice: “Quello che mi attrae di più è il senso di libertà e condivisione che solo la corsa ci regala”.

Corsa Beppe

Una vita di corsa?

“Ho iniziato 35 anni fa. Era estate e i miei genitori mi avevano mandato in collegio a Paderno del Grappa. Per stare all’aria aperta potevo solo correre in pista, sotto il sole. Così per due mesi mi sono allenato, arrivando a percorrere anche 20 chilometri al giorno. Ho vinto la mia prima gara proprio lì, anche se non avevo ancora capito quanto mi piacesse la corsa. Dopo i 30 anni, a seguito di un incontro fortuito, ho preparato la prima delle mie 27 maratone, tante con un tempo sotto le 3 ore. Devo molto al mio allenatore, Alessandro Rastello, che è stato fondamentale. Ho partecipato ad una serie innumerevole di gare e della maratona di Milano ho un bellissimo ricordo: il mio best time di 2’43” e mia cugina, già malata, che mi seguiva e mi aspettava all’arrivo.  Correre mi ha sicuramente cambiato la vita e reso una persona migliore”.

Cosa significa essere un Running Motivator?

“Ho ideato questa figura 10 anni fa. Non sono un personal trainer o un allenatore, ma una persona capace di portare chiunque dal divano al parco perché, come cita il mio hashtag, #insiemepuoi. Metto la mia esperienza al servizio degli altri e li motivo alla corsa. Essendo empatico, quando mi alleno con qualcuno lo ascolto e creo un rapporto vero. Inoltre, avendo partecipato a tante manifestazioni sportive e avendone create a mia volta parecchie, ho percorso migliaia di chilometri con la gente che mi ha regalato la propria storia, che uso come proprietà transitiva. Se uomini e donne con problemi personali gravi hanno trovato nella corsa una motivazione per cambiare la loro vita o comunque migliorala, può farlo chiunque. Oggi si rivolgono a me circa 300 persone e si tratta sia di aziende come Europe Assistance o Shiseido, sia singoli individui che amano il running o vogliono dedicarsi alla corsa. Io li motivo, li preparo, ma quando hanno raggiunto l’obiettivo lascio che procedano da soli e tanti hanno anche partecipato a delle maratone. Tra chi corre solamente, la maggioranza sono donne: ammiro la loro determinazione e la capacità di mettersi alla prova”.

Tra i tuoi progetti di successo c’è stata l’Ecomaretona

“Nel 2008 ho creato ed organizzato quella che è stata la più lunga corsa a tappe in favore dell’ambiente e dello sport pulito, che ha coinvolto centinaia di associazioni sportive e tanti appassionati. L’evento ha avuto un grande successo ed ha contato 5 edizioni: la prima da Ventimiglia a Reggio Calabria, la seconda nel 2009 da Reggio Calabria a Trieste, nel 2010 in Sardegna e in Sicilia, nel 2014 da Ventimiglia a Reggio Calabria e nel 2015 da Trieste a Ventimiglia. I giorni di corsa sono stati circa 300 per un totale di 40.000 partecipanti. Ogni giorno, con il team, cambiavamo posto, incontravamo persone e inviavamo il reportage ai media partner che erano Radio2, Radio Montecarlo e la rivista Correre. Per me è stata un’esperienza unica condividere questa passione con tutti coloro che ho incontrato lungo le diverse tappe. Per questa attività ho ricevuto, e ne sono molto orgoglioso, due medaglie dal Presidente della Repubblica”.

Cos’è Run&Clean?

“Il progetto unisce la corsa con l’attenzione all’ambiente. In pratica invito i runners, ma anche chi cammina, a raccogliere lattine, bottiglie e ciò che trova sul proprio percorso. Basta avere con sé un sacchetto, dei guanti protettivi e buona volontà. In Italia ci sono 7 milioni di persone che corrono ogni settimana. Se tutti aderissero all’iniziativa avremmo parchi, sentieri, vie e spiagge più pulite. L’esempio è più importante delle parole, per questo mi impegno in prima persona e metto faccia e gambe in ogni mia idea”.

Un’altra bella iniziativa è Girls Just Wanna Have Run

“Si tratta di un progetto gratuito dedicato alla sicurezza delle donne che corrono, ma desidero che a parlarne sia Margherita Cavaglià, che è l’ideatrice”.

Margherita Cavaglià (che abbiamo raggiunto al telefono) spiega: “Ho sempre fatto agonismo di canottaggio e il fiume e il parco del Valentino li ho vissuti tanto poi, 3 anni fa, sono stata aggredita mentre stavo correndo alle 3 del pomeriggio. Mi sono spaventata e ho smesso di correre per 2 anni, optando per la palestra. Nel dicembre del 2019 ho deciso di ricominciare e ho cercato dei gruppi, ma non ho trovato nulla dedicato alle donne, così ho pensato di crearlo io. Mi sono rivolta a Beppe, che ha accettato con entusiasmo di unirsi all’iniziativa. Girls Just Wanna Have Run, che riprende il titolo di una famosa canzone di Cindy Lauper, organizza uscite che sono anche dedicate alla sensibilizzazione e all’informazione.  Con noi c’è Diletta Gasperoni che è una personal trainer ed insegna degli esercizi a corpo libero per migliorare la postura e la muscolatura. Il progetto, che sta riscuotendo l’interesse di possibili sponsor di abbigliamento sportivo, è replicabile ovunque e ha grandi ricadute sul territorio. Al momento, senza pagare sponsorizzazioni su Facebook, la pagina conta circa 600 iscritte e vorremmo creare un gruppo a livello nazionale ed inserire dei corsi di sicurezza: dall’uso dei fischietti ai consigli pratici – come ad esempio non ascoltare la musica che attenua la percezione dei rumori circostanti – all’importanza di correre insieme per non essere un bersaglio dei molestatori”.

Corsa Beppe Beppe, Torino per te è?

“Se avesse il mare sarebbe il top! È comunque un luogo bellissimo in cui vivere, anche se ha perso lo spirito imprenditoriale che aveva ai tempi della Fiat. Oggi ci sono molte startup e tante iniziative importanti, ma manca un progetto di business a lungo termine. Forse dovremmo chiederci cosa vogliamo fare da grandi”.

Un tuo ricordo legato alla città?

Nel 2006 ho organizzato per Samsung il viaggio della fiamma olimpica che da Roma è arrivata a Torino attraversando l’Italia. Ho gestito il budget e l’idea nella sua totalità, vincendo una gara a livello mondiale. Per giorni ho corso e condiviso la stessa passione con le circa 250 persone, tutte fantastiche, che facevano parte del gruppo: insieme abbiamo fatto 10.500 chilometri passando anche per la Sicilia e per la Sardegna e abbiamo coinvolto 11 milioni di italiani. Con noi c’era una carovana di 16 mezzi che includeva anche Radio2 e due postazioni di dj che cambiavano la musica in base a chi incontravamo lungo il percorso. Ricordo ancora l’emozione, quando siamo arrivati a Torino, nel veder scendere le persone dai carri e baciare il suolo. È stata un’esperienza unica e di grande responsabilità che, una volta conclusa, mi ha lasciato un vuoto incredibile e mi ha portato a organizzare l’Ecomaretona”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto

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