Rubrica a cura di ScattoTorino
Sull’home page di digitaldays.it si legge: “Varchiamo insieme la soglia di un nuovo mondo, scopriamo come affrontare le sfide di un futuro che è già iniziato e coglierne tutte le opportunità. Il post digitale è ora e noi ne siamo i protagonisti”. Un vero e proprio manifesto per presentare la mission di Torino Digital Days 2020, l’evento gratuito che si tiene dall’11 al 15 febbraio in varie location della città e che include 90 appuntamenti. Talk, laboratori, eventi, performance, mostre e workshop formano il palinsesto di questa seconda edizione che dalla moda allo sport, dalla mobility all’arte, dal design al food (e non solo) presenta le sfide e le opportunità del mondo digitale. ScattoTorino ha incontrato Emanuele Romagnoli, mente creativa di Torino Digital Days e fondatore di Bonobo Events, l’agenzia di comunicazione che crea eventi in Italia e in Europa e che collabora con Facebook e molti altri colossi dell’economia mondiale. Il suo quartier generale è a Torino e anche lui, come noi, crede nelle potenzialità di questa città e si attiva per farle conoscere.
Oltre a Bonobo Events da chi è formato il team di Torino Digital Days?
“La collaborazione con Tandu, Glebb & Metzger e Wacky Weapon è nata in seguito ad una chiacchierata con Federica Toso di Tandu. L’idea di realizzare un festival diffuso sul tema del digital e dell’innovazione ha coinvolto professionalmente ed emotivamente tutti, ed è così che abbiamo deciso di mettere su una joint venture per lo sviluppo del format”.
Torino Digital Days è…?
“Un festival che offre l’opportunità di conoscere o approfondire le dinamiche della filiera del mondo digitale. Si rivolge sia agli operatori del settore, sia agli appassionati ed è un evento diffuso che coinvolge molti soggetti. In questo campo ci sono tante eccellenze che fanno network e durante le diverse giornate possono ampliare la rete dei propri contatti”.
Quali sono i temi dell’edizione 2020?
“Nel 2019 avevamo puntato sul concetto di Digital is real perché era chiaro che il digitale fosse entrato nella vita delle persone. Quest’anno parliamo di Post digitale perché il fenomeno esiste ormai da 30 anni e tutti noi usufruiamo della tecnologia e ne viviamo le conseguenze, sia positive che negative. Chi lavora in questo settore, o chi lo utilizza, sa che bisogna affrontare i cambiamenti digitali in corso. Gli argomenti trattati sono davvero tanti: dal marketing emozionale alla fotogrammetria, dalla realtà virtuale alla casa integrata, dai nuovi social al legame tra food e digital”.
Dove si tiene questo evento diffuso?
“Il format del festival è diverso da quello che era negli Anni ’90, dove tutto si svolgeva in un unico luogo. Le location coinvolte sono numerose. Il 12 e il 13 febbraio Combo ospita il Main Event: si tratta di due giornate dedicate al post digitale, alle sue declinazioni e alle realizzazioni nei diversi settori della società. Le altre sedi – selezionate per le giornate dell’11, del 14 e del 15 – sono Copernico Garibaldi, La Rinascente, Eataly, Toolbox, Mercato centrale, Edit, Circolo del Design e molte altre.
Sul sito ufficiale del festival potete trovare il programma dettagliato di tutte le giornate”.
Chi è il target di Torino Digital Days?
“È un target eterogeneo. Si sono accreditate oltre 5.000 persone e la manifestazione genera interesse sia negli addetti ai lavori sia negli appassionati sia in chi vuole conoscere il mondo digitale. Proprio pensando al pubblico, abbiamo organizzato eventi orizzontali, quindi più fruibili, e verticali cioè dai contenuti altamente specializzati”.
Quali sono i temi del Main Event?
“Il 12 febbraio parliamo di Nuove frontiere e di Movimenti. Partendo dal presente, allarghiamo lo sguardo sullo scenario e sulle prospettive che ci troveremo ad affrontare fino al 2030. C’è anche un focus sulle nuove frontiere del digitale, che esulano dai luoghi e dai Paesi più comuni e riguardano aree geografiche meno note per le loro eccellenze digitali. Cambiamento, come sappiamo, significa nuove opportunità e il digitale ne offre molte nell’ambito del movimento dei corpi, delle idee, delle culture e della comunicazione. I temi del 13 febbraio sono invece Per il tuo bene – ovvero il digitale come impulso per la ricerca scientifica anche in campo medico, con tutti i limiti e i pericoli collegati – e Finalmente liberi che evidenzia come digitale e stile di vita si intrecciano e si legano tra loro, creando nuovi stimoli per il divertimento, le passioni e il tempo libero”.
Secondo te possiamo ancora fare a meno della tecnologia?
“Non credo perché ormai quasi tutti sono connessi. Penso però che sarebbe utile una pratica di detox e di tutela del suo utilizzo. Chi è nato prima degli Anni ’90 sa cosa vuol dire vivere senza il mondo digitale e quanto sia piacevole una cena o una gita senza il cellulare”.
Torino per te è?
“Con Bonobo Events, l’agenzia che ho fondato, organizzo molti eventi in città e so per esperienza che Torino offre grandi possibilità in tanti settori diversi. Qui le nuove tendenze attecchiscono, anche se negli ultimi anni abbiamo sofferto di scarsa visibilità perché le istituzioni non hanno lavorato in tal senso”.
Un ricordo legato alla città?
“Per me Torino è un’anima incompresa di storia, opportunità e fascino inimitabile. Dopo l’Erasmus a Parigi mi sono reso conto della straordinaria unione di anime che Torino rappresenta, a partire dalla musica, dal patrimonio culturale, da soggetti che creano innovazione…abbiamo davvero tutti gli elementi per essere competitivi. Oltretutto in un contesto con una qualità della vita distintivamente alta, basti pensare alla vicinanza con le Alpi e la Liguria e ad uno tra gli itinerari più famosi a livello mondiale, come le Langhe. Torino è per me posta in un contesto in cui tutto è possibile, se si riesce a guardare oltre l’ostruzionismo che la politica e le istituzioni creano verso chiunque voglia portare idee ed energie. Se in Italia qualcuno riesce ad andare oltre a questo credo possa farcela ovunque, ed è il motivo per cui molti dei miei amici, stanchi di una politica che non fa nulla se non punire e ostacolare, hanno scelto di dedicare il proprio tempo e le proprie energie a progetti al di fuori dei confini italiani. Un gran peccato”.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto