Articolo a cura di IPLA – Istituto per le piante da legno e per l’ambiente.
La Collina di Torino è da sempre stata il polmone verde della Città, un luogo di elevata naturalità a poca distanza dal centro. Questa commistione tra urbanizzazione e natura è un punto di forza del capoluogo piemontese che è certamente una delle aree urbanizzate più verdi d’Europa. Dal 2016 questa difficile convivenza è divenuta ufficialmente elemento di pregio, in quanto il “Parco del Po e della Collina torinese” ha ottenuto il riconoscimento di “Riserva della Biosfera” all’interno del programma MAB dell’UNESCO. Il Programma “Uomo e Biosfera” (MAB – Man and Biosphere) è un’iniziativa intergovernativa lanciata dall’UNESCO nel lontano 1971. Ha come obiettivo la promozione di un concetto di sviluppo strettamente correlato e collegato alla conservazione degli ecosistemi e della diversità biologica e culturale del territorio.
Quello del “Parco del Po e della Collina torinese” è il primo caso di proposta e riconoscimento di Urban-MAB in Italia. E cioè un comprensorio naturalistico fortemente antropizzato (oltre un milione e mezzo di abitanti) appartenente a un’area geografica con interessante biodiversità. L’area è ricca di corsi d’acqua, tra i quali domina il fiume Po, colline coperte di boschi e con una presenza di specie di flora e fauna assai vasta e diversificata.
La biodiversità e… i funghi
La biodiversità, grazie alle nuove conoscenze scientifiche acquisite soprattutto nell’ultimo decennio, è divenuto un parametro tanto fondamentale quanto ancora troppo poco conosciuto. E i funghi, al pari delle specie vegetali e animali, sono uno dei tasselli fondamentali della biodiversità. Inoltre rappresentano uno degli indicatori biologici più efficaci per valutare la stabilità e l’evoluzione degli ecosistemi naturali e semi-naturali. Tutto ciò assume importanza ancora maggiore in virtù del cambiamento climatico in atto. Malgrado ciò questi organismi viventi, affascinanti e per certi versi ancora misteriosi, nella maggioranza dei casi quando si eseguono approfondimenti di natura scientifica in un dato territorio non vengono considerati.
Il vero patrimonio del pianeta? La biodiversità
La biodiversità, anche se come ricordato costituisce una nozione relativamente recente, è il risultato di circa 3 miliardi e mezzo di anni di evoluzione; è il vero patrimonio del Pianeta e di ciascuno di noi. Alcuni, giustamente, la paragonano a un’assicurazione che garantisce la sopravvivenza della vita sulla Terra, con i suoi equilibri dinamici, con i suoi cambiamenti e le evoluzioni continue. Si stima che sulla terra vivano oltre 1 milione di specie di funghi di cui circa solo 72.000 specie sono ad oggi state classificate e descritte.
Come funzionano i funghi?
Dal punto di vista degli equilibri ecologici, i funghi entrano soprattutto nelle dinamiche legate al ciclo del carbonio. Molte specie hanno la fondamentale funzione di decomporre e trasformare la materia organica, rendendo disponibili ai vegetali nuove sostanze nutritive. Al contempo è proprio a spese di molti vegetali che i funghi vivono e si alimentano. Ciò è vero in particolare le specie parassite danneggiano fino a condurre alla morte i propri ospiti; le specie saprofite, nutrendosi a spese di materia organica “morta”, attivano le fasi di decomposizione, favorendo con ciò il prosieguo e la perpetuazione del ciclo. Ma sono certamente i funghi micorrizici, quelli che si “alleano” con le piante, ad essere i migliori amici delle specie vegetali dalle quali ricevono sostanze nutritive.
La Collina torinese e i suoi Funghi – da Moncalieri a Superga a Casalborgone di Igor Boni
Per colmare questa lacuna di conoscenza Igor Boni, attuale Amministratore Unico dell’IPLA – da sempre esperto di tematiche legate ai suoli e appassionato di micologia – ha prodotto una prima check-list dei cosiddetti “funghi superiori” della collina. Il lavoro di raccolta dei dati è iniziato nell’autunno del 2004 ed è proseguito ininterrottamente per oltre 10 anni nei quali sono stati raccolti e classificati migliaia di esemplari in tutte le differenti aree della collina.
Dai rari prato-pascoli alle ampie superfici a bosco, dalle aree agricole a quelle ruderali e parzialmente urbanizzate, fino ai numerosi parchi pubblici e giardini. Il risultato del lavoro è stato pubblicato da Daniela Piazza Editore nel volume La Collina torinese e i suoi Funghi – da Moncalieri a Superga a Casalborgone. Nel testo sono riportate fotografie e descrizioni delle 350 specie censite, le quali non rappresentano la totalità delle specie fungine della collina torinese ma sono indubbiamente un corposo elenco di sicuro interesse naturalistico, che potrà (dovrà) essere verificato ed incrementato negli anni a venire.
I funghi più citati?
Tra i più frequenti si citano i funghi appartenenti al genere Russula (39 specie), seguiti dai Lactarius (19 specie), i Cortinarius (18 sopecie) e le Amanita (15 specie). Tra i funghi più ricercati ci sono indubbiamente i porcini (Boletus aereus e Boletus aestivalis), l’ovulo buono (Amanita caesarea) e il re dei funghi, il pregiato tartufo bianco (Tuber magnatum).
L’insieme delle specie che caratterizzano un’area, se attentamente monitorato nel tempo, può fornire importanti informazioni sui cambiamenti in atto. Le fruttificazioni di alcune specie sono infatti tipiche solo di alcuni ambienti con determinate caratteristiche; se tali caratteristiche si modificano alcune specie non riusciranno più a giungere a fruttificazione e altre prenderanno il sopravvento. I funghi inoltre sono ottimi bioindicatori, possono cioè essere utilizzati come indicatori dei processi di evoluzione o di degrado in atto. I funghi micorrizici in particolare sono uno strumento fondamentale per comprendere la qualità biologica del suolo e lo stato di salute delle piante e dell’intero ecosistema. Sulla nostra collina i funghi ci indicano una transizione tra un clima submediterraneo sui versanti esposti al sole e un clima montano sui versanti in ombra. Fruttificano a poche centinaia di metri di distanza specie tipiche della macchia mediterranea con altre caratteristiche di ambienti in quota.
Le ricerche sull’ecologia e sulle correlazioni che intercorrono tra ambiente e biodiversità micologica proseguono e proseguiranno. Ma non vi è dubbio che la Collina torinese, da questo punto di vista, rappresenta una perla da conservare e da conoscere.
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