Disastro egualitario dal centro alla periferia

Grande attore Matteo Salvini nel suonare i campanelli a Bologna. Sicuramente uno che coglie l’ attimo fuggente. La Storia si incaricherà di stabilire se è un anfitrione o solo un guitto di paese

Per ora quello che ha fatto mi è piaciuto. O per meglio dire se veramente ha suonato a casa di spacciatori ha ragione, se ha suonato a casa di persone perbene è giustappunto un buffone. Comunque normale amministrazione, si direbbe, con relative ed abbastanza inutili sceneggiate. Ma la vera notizia più notizia delle altre è che Giggino non è più capo politico dei 5stelle.  Dopo aver espulso un bel po’ di deputati e senatori ecco un altro colpo di teatro. Ed anche qui ce ne faremo una ragione.

Perlomeno quei 5stelle che oramai come il pugile suonato continuano nel dire: tutto a posto, tutto sotto controllo. La Chiaretta cocca di Giggino vola a Roma per capire cosa è successo. Continuando il suo sodalizio con la Raggi, altra fedelissima di Di Maio. In comune la stessa sorte dell ingovernabilità delle due città, Roma e Torino. Entrambe contestate dai propri
consiglieri. Ma a Chiaretta non basta. Isolata e sotto assedio. L’Unione industriale non ne puo’ più e si aggiungono le organizzazioni dei commercianti e degli ambulanti. In piazza Foroni avevano letteralmente cacciato Piero Fassino salutandola come liberatrice.

 

Ieri mattina la piazza deserta per lo sciopero, nessun banco e negozi chiusi. Fortunatamente c’ è Porta Palazzo, tutto regolare grazie anche agli extracomunitari oramai maggioranza dei venditori ambulanti. Come le macellerie, appannaggio dei rumeni. Il disastro pentastellato si abbatte sulla città senza lasciare nulla di intentato. Tre anni fa la situazione di determinate periferie era fuori controllo. Ora il disastro ha invaso il centro. In una sorta di tragico egualitarismo. Accatastamento di immondizie. Senza tetto e questuanti che aumentano di giorno in giorno. Vigili Urbani che praticamente non si vedono, del resto sono pochi e non si cercano rogne.

Monopattini in ogni dove e mezzi pubblici abbastanza malmessi. Depositi pieni di mezzi fermi per mancanza di soldi per le riparazioni. E dulcis in fundo si scopre che la principale fonte di
inquinamento è il riscaldamento. Intanto il governo propone il prefetto di Torino come Presidente dell’ osservatorio Tav. La Montagna ( che magari Montagna non è ) partorisce il topolino. Due i casi. O il Prefetto non aveva lavoro da svolgere o lo farà nei ritagli di tempo, dimostrazione pratica di un ente non funzionale. Chiaramente il solito compromesso al ribasso con i pentastellati e Chiaretta che tra i primi atti ha ritirato la città di Torino dall’ osservatorio. Quelli del PD locale non ne possono proprio più. Ma ci pensa il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco. Va bene (dice): se non ci pensa la politica ci pensiamo noi a fare delle proposte credibili per questa nostra martoriata società.

 

Pronta la  Vicepresidente del Senato Anna Rossomando che fa la spola da Roma a Torino. Tecnologia e sviluppo sociale. Bellissimi intendimenti a cui bisognerebbe dare le gambe della fattibilità. Detto in altro modo: non possono essere i pentastellati con l’ evanescenza dell’ assessore Lapietra i protagonisti. Del resto loro lo hanno sempre detto: decrescita, decrescita. Non hanno determinato il disastro, lo hanno moltiplicato all’ ennesima potenza. Chiaretta spiazzata dalle dimissioni di Di Maio? Forse. Sicuramente Beppe Grillo sì, almeno sui tempi delle dimissioni prima della inevitabile sconfitta in Emilia. Ma anche occasione da sfruttare. Magari diventa il Capo politico nazionale. Una donna laureata alla Bocconi. Certamente un modo di passare più tempo a Roma che non a Torino. E francamente per noi torinesi poco cambia.

 

Molto difficile fare peggio ma non impossibile. Le elezioni si aspettano con trepidazione. Come è successo nel piccolo a Venaria. E sempre per Chiaretta quale occasione migliore per cambiare aria. Ponti d’ oro agli sconfitti. Lei in tre anni non ne ha proprio azzeccata una. Come il suo ex capo politico Luigi Di Maio. Magari è un modo di fare carriera nei 5stelle.

 

Patrizio Tosetto

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