A cura del Teatro Stabile di Torino
Il 9 dicembre, al Teatro Carignano di Torino, è andato in scena Fuoriusciti di Giovanni Grasso che, in un atto unico, racconta i dialoghi tra Don Sturzo e il laico Salvemini durante il loro esilio americano. Il liberalsocialismo e l’anima cattolica si interrogano sui destini del Paese: due posizioni ideologiche e due analisi politiche contrapposte in un esempio di confronto democratico.
Lo spettacolo, di storico significato ma con una valenza attuale, è interpretato da Luigi Diberti, Antonello Fassari e la bravissima Guja Jelo con la regia e le scene di Piero Maccarinelli.
Brooklyn, New York, una giornata di primavera del 1944. Mentre in Italia e in Europa infuriano i combattimenti tra nazifascisti e Alleati, l’esule politico Gaetano Salvemini si reca a trovare don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, anche lui costretto a fuggire dall’Italia nel 1924 per evitare la rappresaglia fascista. Sono due uomini già molto avanti negli anni, provati da un lungo e penoso esilio e da dure esperienze politiche e personali. Le persecuzioni subite e le amarezze vissute non ne hanno tuttavia fiaccato il coraggio né la volontà di continuare a lottare per assicurare all’Italia libertà e democrazia. Salvemini ha un cruccio: teme che il suo amico sacerdote, nonostante i saldi convincimenti democratici e repubblicani, sia obbligato dal Vaticano a tornare in Italia per spendere il suo prestigio e la sua autorevolezza per cooperare con chi, a cominciare dagli Alleati, immagina, per il futuro dell’Italia, un “fascismo senza Mussolini” e il mantenimento della monarchia. Questo argomento fa da detonatore a una serrata, franca e, a tratti, accesa discussione, che via via prende il largo, spaziando da temi contingenti – la guerra, la caduta del fascismo, l’arretratezza del Mezzogiorno, il ricordo degli amici caduti – a questioni più universali, come il legame tra politica e morale, la dialettica tra fede e coscienza, la compatibilità tra libertà e religione, fino ad affrontare questioni prettamente esistenziali: il dolore, la morte, il silenzio di Dio, l’aldilà.
Frutto di una accurata operazione filologica (l’autore ha infatti utilizzato, per costruire i dialoghi, le parole originali di Sturzo e di Salvemini, tratte da loro lettere e testi), lo spettacolo, diretto da Piero Maccarinelli, permette di far rivivere sulla scena la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio. Antonello Fassari interpreta l’austero sacerdote siciliano, ispirato da una fede incrollabile nella salvezza dell’umanità, mentre Luigi Diberti dà corpo e voce al passionale professore pugliese, che non nasconde la sua concezione razionalistica, agnostica e anticlericale, venata di profondo pessimismo. Guia Jelo impreziosisce la messa in scena con una spassosa interpretazione di Pina Bagnara, emigrata italo-americana e padrona di casa di Sturzo. L’incontro-scontro tra due grandi italiani, divisi dalla visione del mondo ma accomunati da uno struggente amore per la libertà, consente di rievocare personalità, vicende e questioni storiche che sono state all’origine della nostra Costituzione repubblicana e, allo stesso tempo, di lanciare uno sguardo sul mondo di oggi, pervaso anch’esso da tensioni, fermenti e inquietudini che riguardano la politica, la democrazia, la convivenza e, in definitiva, il destino stesso dell’uomo.
Maria La Barbera
Lo spettacolo verrà replicato dal 28 gennaio al 2 febbraio 2020 al Teatro Gobetti.
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