Abusi sui minori: commissione di indagine

Dall’ufficio stampa di Palazzo Lascaris

Istituire una Commissione d’indagine conoscitiva riguardo eventuali soprusi verso le famiglie nelle decisioni di alienazione parentale dei minori. Nello specifico per acquisire notizie, informazioni e documenti sul sistema regionale piemontese di segnalazione e presa in carico di casi di abuso e maltrattamento. Ma anche sui criteri di allontanamento di minori dai nuclei familiari di appartenenza e della collocazione di minori in comunità residenziali, con riferimento anche ai servizi di psicoterapia, consulenza, equipe prestati in Piemonte dalle persone fisiche e giuridiche coinvolte dall’inchiesta denominata “Angeli e demoni”. È quanto ha proposto questa mattina il consigliere Maurizio Marrone (Fdi) in apertura dei lavori della Commissione Sanità, presieduta da Alessandro Stecco.

Nel dibattito il consigliere Marco Grimaldi (Luv) ha messo in evidenza che prima di procedere è necessario individuare con esattezza il perimetro entro cui s’intende indagare, dal momento che l’inchiesta “Angeli e demoni” non coinvolge, al momento, il territorio piemontese.

Sono intervenuti per il Pd i consiglieri Raffaele GalloMonica Canalis e Domenico Ravetti e per i Moderati il consigliere Silvio MaglianoCanalis, in particolare, ha dichiarato di aver già richiesto una serie di audizioni in quarta Commissione sul sistema regionale degli affidi e ha raccomandato alla maggioranza e all’opposizione la necessità – qualora la Commissione d’indagine dovesse prendere corpo – di evitare ogni allarmismo e strumentalizzazione prima del termine dell’indagine. Mentre Ravetti ha proposto a Marrone la stesura di un ordine del giorno da discutere domani in Consiglio regionale che definisca bene il perimetro all’interno del quale la commissione dovrebbe indagare.

La Commissione ha poi audito – alla presenza dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi – i rettori dell’Università di Torino Stefano Geuna e del Piemonte Orientale Giancarlo Avanzi e il direttore della Scuola di Medicina dell’Università di Torino Umberto Ricardi e il preside della Scuola di Medicina del Piemonte Orientale Marco Krengli sul tema dei medici specializzandi.

Tutti hanno concordato sul fatto che la situazione sia grave e si sono dichiarati disponibili a collaborare in tutti i modi possibili per far fronte a una situazione critica a livello nazionale.

In particolare, hanno concordato sulla necessità di operare per una progressiva capacità dei medici specializzandi di agire in autonomia già a partire dal quarto o quinto anno. Alcuni settori – hanno sottolineato – patiscono più di altri: medicina d’emergenza-urgenza, pediatria e anestesiologia. E alcuni bandi vanno deserti perché la domanda è enorme e i neospecialisti possono permettersi di andare dove vogliono sia in base all’offerta sia in base alle esigenze personali. Non va sottovalutato che spesso vanno all’estero perché gli stipendi là sono migliori e la richiesta è comunque alta in tutta Europa.

Geuna ha sostenuto che “l’Università potrà proporre un percorso per identificare gli obiettivi per ogni anno per gli specializzandi che potrebbero essere acquisiti e certificati dai direttori in modo che, quando arrivano al quarto anno o all’inizio del quinto, si sappia che cosa gli specializzandi sanno fare e li si possa impiegare utilmente all’interno delle strutture ospedaliere”.

Avanzi ha affermato di aspettarsi che “nel giro di cinque o sei anni la tendenza a non riuscire a soddisfare il turn over venga meno e che, per quanto riguarda la scuole di specializzazione per l’emergenza-urgenza, solo nel 2028 riusciremo a intercettare il turn over. Di qui ad allora, purtroppo, saremo sempre in carenza”.

Ricardi ha auspicato una forte presenza a livello ministeriale “che impedisca interventi a pioggia e senza programmazione per non premaire specializzazioni che non sono in sofferenza”.

Sono intervenuti, per richieste di approfondimenti, i consiglieri Grimaldi (Luv) e Mauro Salizzoni (Pd).

Al termine della seduta l’assessore Icardi ha sottolineato lo sforzo della Regione per l’aumento del numero di borse di studio, giunte quest’anno a cinquanta grazie anche all’intervento di enti privati.

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