Febbraio 2019- Pagina 61

Commemorato il 48° Anniversario dell’uccisione di 3 carabinieri

Novi Ligure – Commemorato il 48° Anniversario dalla morte di 3 Carabinieri uccisi nel corso di una sparatoria. Era il 25 gennaio 1971, quando sul tratto di linea ferroviaria Frugarolo – Novi Ligure, all’interno di un vagone cellulare dove viaggiavano complessivamente otto detenuti, scortati da sette Carabinieri, si verificò la tragedia che oggi alla presenza del Sindaco di Novi Ligure e di due familiare di uno dei caduti, i Carabinieri di Novi Ligure hanno commemorato insieme alla Comunità Novese al binario uno della Stazione di Novi Ligure, nei pressi del Cippo realizzato proprio 20 anni fa. I fatti furono allora ricostruiti come segue: verso le 10 del mattino due dei detenuti, approfittando della momentanea apertura delle celle per la somministrazione di un pasto, affrontarono un paio di Carabinieri di scorta, disarmandoli ed ingaggiando con gli altri militari un conflitto a fuoco. I due detenuti rimasero immediatamente uccisi, insieme al Carabiniere Giuseppe Barbarino, allora in servizio presso il Nucleo Tribunale e Traduzioni di Torino. Il capo scorta, l’Appuntato Candido Leo ed il Carabiniere Clemente

Foto Ferretti

Villani Conti, anch’essi effettivi rispettivamente al Nucleo Tribunale e Traduzioni di Torino ed alla Stazione Carabinieri di Torino San Donato, riportavano ferite mortali a seguito delle quali decedevano durante il trasporto presso il locale ospedale. Con decreto Presidenziale dell’8 maggio 1971 ai tre militari deceduti veniva concessa la Medaglia D’argento al Valor Militare alla Memoria. Nella mattinata del 29 gennaio. alla Cerimonia hanno presenziato il Comandante della Compagnia Carabinieri di Novi Ligure, Caitano. Marzia La Piana, i Comandanti delle Stazioni Carabinieri che appartengono alla Compagnia di Novi, i responsabili della Sezione di Polizia della Polizia Municipale di Novi Ligure. La cerimonia è stata organizzata dalla Sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri, una cui rappresentanza ha reso gli onori ai caduti, insieme alle locali Associazioni Combattentistiche e d’Arma del territorio. Infine Don Angelo parroco della Chiesa di San Nicolò ha officiato un momento di preghiera per i Caduti, con la benedizione del Cippo commemorativo. Di seguito si riporta la motivazione con la quale fu conferita la medaglia d’argento al valor militare ai tre carabinieri Caduti: Rispettivamente Capo Scorta e componenti della scorta di una traduzione ordinaria per ferrovia affrontati da due detenuti che, nel tentativo di evadere un viaggio e spianando ciascuno una pistola di cui si erano impossessati con uno stratagemma, avevano intimato ai militari di consegnare le armi, reagivano animosamente e, sebbene feriti, rispondevano reiteratamente al fuoco subito aperto dagli aggressori, rimasti poi uccisi nel conflitto, fino a che non cadevano colpiti a morte accomunati dallo stesso sentimento del dovere compiuto fino al sacrificio estremo.

Allerta neve dalle Alpi alla pianura piemontese

Mentre i primi fiocchi sono scesi su Torino,  è  da ieri sera allerta neve nelle colline e valli del Torinese  e sul resto del  Piemonte per l’arrivo di una perturbazione che interessa tutta la regione, dalle Alpi fino in pianura. L’Arpa,  agenzia Regionale per la protezione ambientale e la Protezione civile hanno emesso il livello di allerta arancione per la Valle Tanaro, la valle Scrivia  e le valli Belbo e Bormida. Da ieri un’ allerta gialla riguarda il Novarese e il Verbano, l’Alta Valle di Susa, la Val Chisone e le Valli Pellice e Po nel Torinese, oltre alle Valli Varaita, Maira e Stura nel Cuneese e la pianura settentrionale dell’area metropolitana torinese. Si prevede  una decina di centimetri di coltre bianca a Torino, più di  20 sulla collina e nelle province di Alessandria, Cuneo e Asti. Le scuole saranno  chiuse per precauzione  ad Asti e in numerosi  comuni dell’Alessandrino e del Cuneese.

 

(foto archivio – il Torinese)

SWIM TO – TROFEO “CITTA’ DI TORINO” 

Più di 1000 atleti provenienti da varie regioni d’Italia e in rappresentanza di oltre 50 società. Campioni di oggi e di domani, impegnati in tre giorni e cinque turni di gare distribuite su due impianti

 Competizione e prestazioni di alto livello, emozioni e adrenalina, in un’esperienza indimenticabile per atleti e tecnici. Tutto questo è Swim To – Trofeo “Città di Torino”, manifestazione di nuoto in vasca organizzata dal Centro Nuoto Torino in collaborazione con il Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta e con il supporto logistico della Sisport Spa. Una manifestazione  istituita nel 2013 e pronta a tornare in pista per la quinta volta da venerdì 8 a domenica 10 febbraio, a poco più di due anni dall’ultima edizione disputata nel dicembre del 2016. Un lungo periodo che non ha intaccato il fascino e il richiamo di Swim To, anche quest’anno caratterizzata da grandi numeri e qualità tecnica assoluta. Saranno più di 4000 le presenze gara e tra gli atleti iscritti figurano tanti azzurri delle nazionali maggiore e giovanile, accompagnati da tutti i migliori talenti del panorama torinese e piemontese.

DOPPIA SEDE DI GARA
Il lungo fine settimana di Swim To vedrà impegnate due piscine torinesi, per rendere più agevole lo svolgimento delle competizioni alla luce della massiccia partecipazione. Al Palazzo del Nuoto – via Filadelfia 73 – si svolgeranno tutte le prove del venerdì e le finali di sabato e domenica, oltre alle qualifiche maschili del sabato e a quelle femminili della domenica. Alla piscina Usmiani – la Sisport, in via Olivero 40 – si terranno invece le qualifiche femminili di sabato e quelle maschili di domenica. Entrambe le piscine dispongono di otto corsie con blocchi di nuova generazione e vasca di scioglimento sempre disponibile. Per atleti e tecnici sarà disponibile un servizio navetta che terrà in collegamento i due impianti ogni mezzora circa.

TUTTE LE GARE INDIVIDUALI DEL NUOTO
Il programma di Swim To si aprirà venerdì nel primo pomeriggio e come accaduto nelle precedenti edizioni la giornata inaugurale sarà dedicata al “Galà della Velocità”. Centinaia di atleti si sfideranno nei 50 metri in tutti gli stili e in vasca corta, con una prima fase di qualificazione e le successive finali per categoria: Ragazzi, Junior e Assoluti (comprendente Cadetti e Senior). In chiusura di prima giornata andrà in scena la 4×50 stile libero mixed, staffetta cui parteciperanno quartetti composti da due nuotatori e due nuotatrici. Il programma di sabato e domenica scatterà invece in mattinata con le qualifiche in vasca corta e culminerà nel pomeriggio con le finali in vasca lunga. Sabato si gareggerà su 400 misti, 100 farfalla, 200 dorso, 100 rana e 200 stile libero, con l’aggiunta al pomeriggio degli 800 femminili e dei 1500 maschili. Domenica sono invece previsti 400 stile libero, 200 farfalla, 100 dorso, 200 rana, 100 stile libero e 200 misti.

AZZURRI E AZZURRINI PROTAGONISTI
Spettacolo e riscontri cronometrici importanti saranno assicurati dai tanti atleti della nazionale assoluta e juniores presenti. Ai blocchi di partenza di Swim To ci saranno quindi – tra gli altri – Ilaria Cusinato, argento europeo in carica nei 200 e nei 400 misti, primatista italiana nei 200 misti; Thomas Ceccon, plurimedagliato alle ultime Olimpiadi Giovanili, nel 2018 azzurro agli Europei di Glasgow e ai Mondiali in vasca corta di Hangzhou; e ancora il due volte bronzo europeo Federico Turrini, Alex Di Giorgio, Matteo Milli, Andrea Toniato, Claudia Tarzia, Filippo Berlincioni, Lorenzo Tarocchi, la moncalierese Luisa Trombetti (Fiamme Oro/Rari Nantes Torino) e l’argento mondiale in staffetta Erica Musso, ligure e da quest’anno di casa all’Aquatica Torino. Presenti il Circolo Canottieri Aniene, società di punta in ambito nazionale, i gruppi sportivi militari e la rappresentativa della nazionale juniores guidata da Walter Bolognani. Di questa fanno parte i piemontesi Alessandro Fusco (Swimming Club Alessandria), Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa), Gabriele Giovanni Rizzo, Helena Biasibetti e Carola Valle (Dynamic Sport), insieme a Simone Cerasuolo, Michele e Matteo Lamberti. A rendere l’atmosfera dell’evento ancor più “elettrica” sarà la voce inconfondibile di Luca Rasi, speaker delle più importanti gare di nuoto a livello nazionale.

PREMI
Oltre ai primi tre classificati di ogni gara (per ogni categoria), Swim To riconoscerà come da tradizione tanti premi particolari: la miglior prestazione tecnica maschile e femminile per ciascuna categoria, i record della manifestazione e il miglior passaggio a metà gara di tutte le finali dei 100 metri. I finalisti di ogni gara otterranno inoltre un punteggio in base al piazzamento e la somma dei punti conquistati dagli atleti di una stessa squadra genererà la classifica per società. La prima società classificata si aggiudicherà il nuovo Trofeo Swim To.

SWIM TO, PRESENTE E FUTURO DEL NUOTO
Marco Orsi vincitore dei 100 stile libero davanti a Alessandro Miressi, già campione europeo juniores e futuro numero uno d’Europa a livello assoluto; Thomas Ceccon nuovo primatista italiano Ragazzi dei 100 dorso e Nicolò Martinenghi più veloce di tutti nei 100 rana con il record della manifestazione. E ancora, Ilaria Cusinato “asso pigliatutto” nei misti Juniores, gli azzurri Riccardo Maestri e Samuel Pizzetti in gara al Palazzo del Nuoto dopo aver calcato anche il palcoscenico delle Olimpiadi. Sono soltanto alcune immagini delle quattro passate edizioni di Swim To, dalle quali però si riesce a intuire la filosofia della manifestazione, capace di regalare stimoli a nuotatori affermati in campo internazionale e di proporsi come importante tappa nel percorso di crescita di tanti giovani atleti. “Ci piace pensare che i ragazzi possano diventare veri atleti anche grazie a un evento come Swim To” afferma Cristiano Guerra, direttore tecnico e ideatore della manifestazione, “non necessariamente campioni nazionali o internazionali, ma atleti capaci di vivere il nuoto con impegno e passione. Il clima di sano agonismo, la competizione con i coetanei provenienti da tutta Italia, l’esempio dato dai nuotatori più esperti e maturi e l’atmosfera di festa sono davvero uno stimolo per impegnarsi e per provare a superare sé stessi, ciò che rappresenta la vera vittoria nel nostro fantastico sport”.

Report 2018, impatto degli incubatori e acceleratori

Sono 275 le startup, iscritte al registro delle imprese entro il 31/12/2017, per le quali risulta una partecipazione azionaria da parte di incubatori e acceleratori italiani. Gli incubatori e gli acceleratori si confermano attenti alle primissime fasi di sviluppo dei progetti imprenditoriali: 3 su 10 dei soggetti da loro accelerati sono team imprenditoriali che non hanno ancora costituto la propria impresa e sono 205 (sulle 275 di cui sopra) le imprese per le quali gli incubatori e acceleratori sono tra i fondatori. Più della metà degli incubatori supporta organizzazioni a significativo impatto sociale. In particolare il settore più rappresentato da queste imprese è quello della salute e del benessere, seguito dal settore della cultura, delle arti e dell’artigianato. Si conferma il dato del 41,1 % delle start up incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 26,4% del totale.

 

 Sono stati identificati in Italia 171 incubatori e acceleratori. Quasi il 60% si trova in Italia Settentrionale. La Lombardia è la regione che ospita il maggior numero di incubatori, con il 25,3% del totale, seguita dall’Emilia Romagna, con il 10,6%, e la Toscana con l’8,8%. L’area meridionale, quella insulare ed i territori del Nord-Est rappresentano le zone in cui vi è il minor numero di incubatori. Per quanto riguarda la natura giuridica il 64,2% è di natura privata, il 13,9% ha natura pubblica e il 21% ha natura ibrida.

Sono questi alcuni dei dati evidenziati dal Report 2018 sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani, presentato oggi a Milano presso l’incubatore Make a Cube3.

Si tratta di una analisi sviluppata dal team di ricercatori Social Innovation Monitor (SIM) con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia StartUp e con il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Impact Hub Milano, Instilla, IREN, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams (SIT).

La ricerca è stata basata sull’identificazione e poi il coinvolgimento (survey) degli incubatori e acceleratori italiani e l’utilizzo di database come quello dei bilanci delle imprese e quello delle startup innovative.Lo studio ha realizzato, per il secondo anno, una mappatura aggiornata a livello nazionale delle attività di incubazione e di accelerazione di startup, evidenziando  modelli di business, peculiarità, servizi offerti e le differenze tra le diverse tipologie di incubatori/acceleratori.

Come sottolineato dal Prof. Paolo Landoni del Politecnico di Torino, direttore scientifico della ricerca, “emerge un quadro molto diversificato e in evoluzione. Aumenta l’attenzione alle imprese a significativo impatto sociale e aumentano gli incubatori che affiancano alle proprie attività tipiche attività di selezione e investimento nell’equity delle startup. Investimenti importanti, perché in una fase seed molto rischiosa a cui non sono interessati altri investitori.”

Infatti sono 275 le startup, iscritte al registro delle imprese entro il 31/12/2017, per le quali risulta una partecipazione azionaria da parte di incubatori e acceleratori italiani.  Gli incubatori e gli acceleratori si confermano attenti alle primissime fasi di sviluppo dei progetti imprenditoriali: 3 su 10 dei soggetti da loro accelerati sono team imprenditoriali che non hanno ancora costituto la propria impresa e sono 205 (sulle 275 di cui sopra) le imprese per le quali gli incubatori e gli acceleratori sono tra i fondatori.

Il report di quest’anno – ha commentato Giovanni De Lisi, Vice Presidente di Italia Startup, l’Associazione italiana delle startup – “arriva in un momento quanto mai opportuno per l’Associazione e per l’ecosistema startup italiano, perché accompagna il percorso del neo costituito tavolo associativo dedicato ai centri di innovazione italiani e perché fornisce elementi a supporto del Legislatore, avendo riscontrato che c’è la volontà politica di sostenere anche la fase pre-seed e seed delle startup innovative italiane”  

Più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni a significativo impatto sociale. Interessante notare le differenze rispetto all’anno passato per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza. Mentre dodici mesi fa quello più rappresentato era quello legato allacultura, alle arti e all’artigianato, ora questo settore si trova al secondo posto, è stato superato da quello della salute e del benessere che ha toccato quota 21,4% sul totale.

Per quanto riguarda il fatturato, in media gli incubatori italiani nel 2017 hanno avuto un fatturato di 1,30 Milioni di euro. La stima del Fatturato totale degli incubatori italiani del 2017 è di 222 Milioni di Euro, in crescita rispetto allo scorso anno.

Un altro dato rilevante che emerge è la dislocazione geografica delle start up incubate nel 2017. Più del 70% si trova in Italia settentrionale, in particolare circa il 55% nelle regioni del Nord Ovest. La Lombardia è la regione in cui si è costituito il maggior numero di startup incubate, il 30,2% del totale, seguita dal Piemonte (23,2%) e dalla Toscana (10,7%). L’area meridionale e insulare rappresenta la zona in cui il numero di startup incubate è minore (4,4%) .

La ricerca stima che nel 2017 siano stati incubati 1344 team imprenditoriali e 2435 startup.

Quest’anno il Rapporto Completo contiene anche quattro approfondimenti specifici:

1.     sugli Incubatori certificati (e le differenze di questi incubatori rispetto agli altri incubatori)

2.    sui programmi di Corporate incubation (e le imprese che li promuovo)

3.    sugli Incubatori quotati

4.    e sugli Incubatori che investono in startup innovative italiane (sulla base delle analisi dei bilanci delle imprese presenti nel database delle startup innovative italiane)

"Bere il territorio" con Go Wine

Torino – Starhotels Majestic **** – Corso Vittorio Emanuele, 54
Serata di presentazione e degustazione
Consegna del Premio Speciale “Vino d’Autore”a
Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia e Luca Iaccarino
per la guida ai ristoranti “I Cento di Torino”

L’Associazione Go Wine propone a Torino l’ormai tradizionale evento dedicato al Concorso Letterario Nazionale “Bere il Territorio” e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’iniziativa un punto di riferimento per i giovani appassionati al mondo del vino e della scrittura. Durante la serata verrà consegnato il premio speciale “Vino d’Autore”a Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia Luca Iaccarino per la decima edizione della guida ai ristoranti “I Cento di Torino”: alle ore 18.30 saranno intervistati dal giornalista Bruno Quaranta, del quotidiano La Stampa-Tuttolibri e da Massimo Corrado, presidente dell’associazione Go Wine. Prima e a seguire, un interessante banco d’assaggio durante il quale sarà possibile degustare una selezione di vini di aziende del Piemonte e di altre regioni italiane. 
***
Al banco d’assaggio aziende e vini di: 
Cantina Produttori Nebbiolo di Carema (To); 
Cantina Sociale di Castagnole Monferrato
 (At);
Cieck – San Giorgio Canavese 
(To); 
Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave 
(Vr); 
Francone 
– Neive (Cn); 
La Giustiniana 
– Gavi (Al); 
La Tordera
 – Vidor (Tv); 
Magda Pedrini
 – Gavi (Al); 
Scubla Roberto
 – Premariacco (Ud);
Vigneti Valle Roncati 
– Briona (No); 
Ciccio Zaccagnini 
– Bolognano (Pe).

Conclude la degustazione: Antica Distilleria Sibona – Piobesi d’Alba (Cn).
***
Programma
Ore 17.00: Apertura della serata con il banco d’assaggio riservato a professionisti del settore e giornalisti

Ore 18.30: Incontro con Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia e Luca Iaccarino intervistati da Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri) e Massimo Corrado, consegna del premio speciale “Vino d’Autore”
Ore 19.15 – 22.00: Banco d’assaggio e degustazione

“Bere il territorio” con Go Wine

Torino – Starhotels Majestic **** – Corso Vittorio Emanuele, 54

Serata di presentazione e degustazione

Consegna del Premio Speciale “Vino d’Autore”a
Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia e Luca Iaccarino
per la guida ai ristoranti “I Cento di Torino”

L’Associazione Go Wine propone a Torino l’ormai tradizionale evento dedicato al Concorso Letterario Nazionale “Bere il Territorio” e a tutti coloro che hanno contribuito a rendere l’iniziativa un punto di riferimento per i giovani appassionati al mondo del vino e della scrittura. Durante la serata verrà consegnato il premio speciale “Vino d’Autore”a Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia Luca Iaccarino per la decima edizione della guida ai ristoranti “I Cento di Torino”: alle ore 18.30 saranno intervistati dal giornalista Bruno Quaranta, del quotidiano La Stampa-Tuttolibri e da Massimo Corrado, presidente dell’associazione Go Wine. Prima e a seguire, un interessante banco d’assaggio durante il quale sarà possibile degustare una selezione di vini di aziende del Piemonte e di altre regioni italiane. 

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Al banco d’assaggio aziende e vini di: 
Cantina Produttori Nebbiolo di Carema (To); 
Cantina Sociale di Castagnole Monferrato
 (At);
Cieck – San Giorgio Canavese 
(To); 
Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave 
(Vr); 
Francone 
– Neive (Cn); 
La Giustiniana 
– Gavi (Al); 
La Tordera
 – Vidor (Tv); 
Magda Pedrini
 – Gavi (Al); 
Scubla Roberto
 – Premariacco (Ud);
Vigneti Valle Roncati 
– Briona (No); 
Ciccio Zaccagnini 
– Bolognano (Pe).

Conclude la degustazione: Antica Distilleria Sibona – Piobesi d’Alba (Cn).

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Programma
Ore 17.00: Apertura della serata con il banco d’assaggio riservato a professionisti del settore e giornalisti

Ore 18.30: Incontro con Stefano Cavallito, Alessandro La Macchia e Luca Iaccarino intervistati da Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri) e Massimo Corrado, consegna del premio speciale “Vino d’Autore”
Ore 19.15 – 22.00: Banco d’assaggio e degustazione

La pazzia è donna

C’erano una volta i matti
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.
Non tutte le storie vengono raccontate, anche se così non dovrebbe essere. Ci sono vicende che fanno paura agli autori stessi, che sono talmente brutte da non distinguersi dagli incubi notturni, eppure sono storie che vanno narrate, perché i protagonisti meritano di essere ricordati. I personaggi che popolano queste strane vicende sono “matti”,” matti veri”, c’è chi ha paura della guerra nucleare, chi si crede un Dio elettrico, chi impazzisce dalla troppa tristezza e chi, invece, perde il senno per un improvviso amore. Sono marionette grottesche di cartapesta che recitano in un piccolo teatrino chiuso al mondo, vivono bizzarre avventure rinchiusi nei manicomi che impediscono loro di osservare come la vita intanto vada avanti, lasciandoli spaventosamente indietro. I matti sono le nostre paure terrene, i nostri peccati capitali, i nostri peggiori difetti, li incolpiamo delle nostre sciagure e ci rifugiamo nel loro eccessivo gridare a squarciagola, per non sentirci in colpa, per non averli capiti e nemmeno ascoltati. (ac)
***
4. La pazzia è donna
Quando venne internata, Ida aveva quarantatré anni, pesava cento chili e appariva “esaltata, gaia, logorroica”. Il medico scrisse nella diagnosi che la donna soffriva di “psicosi periodica”, (esaltazione maniaca), così Ida venne in seguito trasferita a Collegno, e lì rimase fino a quando morì di cancro il 1 ottobre 1922. Attraverso la lettura della sua cartella clinica sappiamo che la fanciulla aveva smesso di studiare dopo le classi elementari, quando iniziò a recitare. Giovanissima si innamorò follemente di un ragazzo, Emilio, che sposò e con cui ebbe quattro figli. I due erano soliti tirare di scherma insieme, e insieme facevano lunghissime passeggiate sulle rive del Po, fino a quando Emilio divenne alcolista e talvolta violento; lo stato del compagno influì sulla donna, che iniziò a bere a sua volta e ad avere atteggiamenti pericolosi per sé e per gli altri. La felicità abbandonò i due innamorati attraverso le tristi parole del medico di famiglia che propose il ricovero come unica soluzione. Emilio, che faceva lo scrittore, inviò una lettera all’editore, a cui domandò credito per coprire le spese per assistere la compagna, in cambio gli avrebbe mandato cento cartelle al più presto. Bemporad, l’editore, tre giorni dopo inviò la somma di denaro richiesta, ma la risposta non fu sufficientemente celere: Emilio si tolse la vita il 25 aprile 1911, tagliandosi il ventre con un rasoio sulle colline torinesi, sopraffatto dalla vita che con lui era stata troppo crudele. Emilio Salgari, questo il nome completo dell’infelice, si suicidò sguainando la propria arma affilata così come il Conte di Ventimiglia era solito sfoderare la spada; egli amò fino alla morte la sua sposa, Aida Peruzzi, che lo contraccambiò fino alla pazzia. La storia di Ida è solo una fra le innumerevoli vicende femminili che trovarono la fine tra le vuote stanze dei manicomi.  Quello di via Giulio divenne il “Manicomio Femminile di Città”, quando gli uomini furono spostati a Collegno, a metà dell’Ottocento. Non solo, era la minaccia più temuta e ricorrente per le figlie capricciose e svogliate, rimproverate e minacciate al grido di “Finirai in via Giulio!”.  Le pazienti erano nascoste agli occhi del mondo da alte mura e altrettanto imponenti pini sempreverdi, vivevano una realtà parallela, immobile come la loro condizione, mentre il mondo vero le sfiorava con i suoni lontani dei clacson, i rombi delle automobili, il rintocco delle campane e il vocio del quartiere. Le donne di via Giulio origliavano la vita che sfuggiva loro, ferme, sotto l’ombra dei grandi pini, sempre uguali, come loro. Le pazienti più tranquille erano occupate come lavandaie o come sarte per piccoli lavori di taglio e cucito che servivano alla produzione di coperte, uniformi, grembiuli, camici, tovaglie, o fodere; quelle più agitate, invece, erano costrette a letto, legate con fettucce e cinghie. Molte indossavano delle camicie di forza, quelle stesse che Edmondo De Amicis aveva visto presso il manicomio di Collegno e che gli erano sembrate delle vesti infantili ed ingenue, ma quando il celebre scrittore chiese all’inserviente che tipo di abiti fossero, la risposta lo raggelò: “è la camicia di forza, in riposo per adesso”. Le donne di via Giulio erano casalinghe, contadine, operaie, prostitute, disoccupate, vedove, domestiche, o venditrici ambulanti, erano povere per la maggior parte, poiché le ragazze di buona famiglia venivano inserite all’interno di cliniche private e in genere seriamente curate dagli stessi medici che poco si adoperavano per le pazienti meno abbienti e più sfortunate. Alcune donne riuscivano a uscire, ma fuori le aspettava una vita ancora più difficile, se possibile: l’onta del manicomio era ancora peggiore rispetto a quella del carcere e spesso chi veniva rilasciato non poteva ricominciare. Nei primi del Novecento molte delle ricoverate in via Giulio trovavano lavoro come sartine. Fino alla Seconda Guerra Mondiale, a Torino si era sviluppata un’intensa attività di sartoria, seconda solo a Parigi. Il bisogno di manodopera aumentava in primavera e in autunno, e le ragazze che venivano stagionalmente reclutate erano le stesse che poi venivano rimandate indietro quando non c’era più bisogno di loro; talvolta accadeva che non venissero più contattate, esse precipitavano così in una profonda depressione, che le conduceva dritte, dritte a cucire nelle stanze di via Giulio.
Le donne degenti erano giovani, vecchie, inquiete, taciturne, c’era chi rideva sempre e chi era incline alle lacrime, ma tutte insieme erano state in grado di dare vita ad una sorta di comunità composita, con un ordine preciso e delle regole da rispettare. La vita all’interno delle mura scorreva lenta, scandita dalla ripetizione degli stessi gesti, iniziava con la sveglia alle sette, continuava con il pranzo alle undici e trenta e finiva temporaneamente con la cena alle sei e trenta, per poi riprendere identica il giorno successivo. Tra le forzate ospiti c’era Margherita, sarta e contadina, entrata in manicomio all’età di vent’anni, poiché aveva iniziato a sostenere che tutta la famiglia le faceva dei dispetti; Rosa, a ventidue anni era stata ingannata da una mezzana e poi ingravidata da un farmacista, venne internata mentre stava cercando di abortire in ogni modo; Teresa, si era sposata con un uomo che amava fare baldoria, perse la ragione quando iniziò a ribellarsi al consorte; c’era anche la figlia di uno scialacquatore e di un’isterica, che si sposò a diciassette anni, partorì due volte ed ebbe un aborto, nessuno sa perché iniziò a stare male e la ricoverarono in manicomio. Queste erano le degenti di via Giulio, malate più di sfortuna e solitudine, che di qualche malattia specifica. Ancorate a quella struttura che perlomeno permetteva loro un briciolo di compagnia, c’è chi dice che in realtà non riescano tutt’oggi ad andarsene.  Il manicomio di via Giulio chiuse nel 1973, venne utilizzato nel 1979 dal Movimento delle Donne di Torino come luogo in cui riunirsi, a partire dagli anni ’80 diventò sede dell’Anagrafe centrale di Torino.  Ed è qui che la storia si fa davvero spettrale, infatti alcuni impiegati raccontano di strane presenze, porte che si chiudono da sole, un senso diffuso di inquietudine e auree di freddo che aleggiano a caso per i corridoi. Venne chiamato a verificare la situazione Gianni Cerruti, il quale, con alcuni dipendenti e appositi strumenti per rilevare onde elettromagnetiche, ispezionò la struttura con attenzione, i risultati che ottenne confermarono le testimonianze dei dipendenti: le anime buone e innocue delle pazienti erano ancora lì. Immobili e immutate, come i pini sempreverdi.
Alessia Cagnotto
 
1 59 60 61