Si è scritto un mare di parole sulla manovra e ci sono state opinioni diametralmente opposte
Quello che non è ancora stato detto è che quota “100” non vale per Alitalia così come che, all’art. 25 della Manovra del Decreto previdenza, appena approvato dal Governo, la tassa d’imbarco sale da 3 euro a 5 euro per rimpinguare il fondo volo del trasporto aereo (FSTA).Lo scopo è quello di permettere a piloti e assistenti di volo che già possono andare in pensione sette anni prima delle altre categorie di avere una cospicua integrazione delle indennità di disoccupazione e la cassa integrazione d’oro dei naviganti (CIG) fino alla maturazione del diritto a pensione. Il fondo, costituito nel 2004, con l’obiettivo di essere transitorio, 15 anni continua ad esistere e anzi viene rimpolpato con l’incremento della tassa di imbarco. Tutto questo per finanziare gli ammortizzatori sociali del settore aereo, tra cui anche Stando all’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni nei trasporti (Onlit) è una tassa iniqua, perché nessun altro settore può godere di tali agevolazioni e ammortizzatori sociali. A fronte di una crescita registrata dal 2004 al 2018 con un incremento passeggeri che sono passati da 126 milioni a 176milioni dell’anno appena trascorso, l’aumento della tassa di imbarco per concedere nuovi privilegi e confermare i vecchi è scandaloso. La crisi Alitalia è nota è passa dall’inefficienza del settore e degli alti costi gestionali anche dovuta alla proliferazione di inutili scali aeroportuali che ne riducono la competitività e massa critica. Un sistema clientelare, consociativo e corporativo che si sperava fosse finita, ma non è così e incremento della tassa di imbarco ne è la riprova, ma 450 milioni di incassi per il fondo non risolleverà il problema perché il “buco nero” Alitalia sarà sempre più profondo.
Tommaso Lo Russo
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