L'alluvione che (non) verrà. Il Tanaro è un tesoro

Parafrasando, si potrebbe dire, una storia tira l’altra, basta inziare

Ad Alba, un bel convegno, venerdì 11 gennaio, nella sala comunale Vittorio Riolfo con tema le alluvioni, passate e future (si spera di no) è stato organizzato dal settimanale Gazzetta d’Alba.
 
I piemontesi, a tale dramma si sono assuefatti; da quella terribile del novembre del 1994 che sconvolse il territorio e provocò molti morti a quella meno invasiva del 2016.
 
La serata ha avuto relatori preparati con un folto pubblico particolarmente interessato a conoscere i risultati dell’inchiesta “Tanaro tesoro da salvare” e sul suo stato di salute.
 
Una serata tutta incentrata sul grande fiume. È stato citato l’Accordo di Programma stipulato con la Regione Piemonte per la valorizzazione della fascia fluviale a cura di alcuni comuni, tra cui Alba, in qualità di ente capofila, di cui fanno parte anche Govone, Roddi, Saliceto, Castelletto Uzzone, Mango, Prunetto, Barbaresco, Castino, Montà, Barolo, Mombarcaro, Bra.
 
Stando alla geografia, nell’elenco dei comuni ce ne sono alcuni, che con il Tanaro non c’entrano nulla, per esempio, Castino, Saliceto, Castelletto Uzzone, Mombarcaro, Prunetto e Mango, ma che ( a nostro avviso) dovrebbero essere invece coinvolti in un grande progetto afferente al torrente Belbo e ai suoi confluenti.
 
Un pò di scintille fra uno dei relatori, il geologo Carlino Belloni che ha analizzato le due alluvioni del 1994 e del 2016 e ha parlato delle rocce presenti lungo il corso d’acqua  e del ponte strallato “Caduti di Nassiriya” che attraversa Alba e di un “triangolo” vicino agli stabilimenti dell’industria dolciaria Ferrero.
 
Si è discusso dei due ponti della città di Alba, ma anche di realizzarne un terzo, che per un altro relatore, Roberto Cavallo, ambientalista della Cooperativa Erica, è inappropriato.
 
Non poteva mancare il focus sull’inquinamento, ambiente, biodiversità, flora e fauna, della pista ciclabile, del rapporto della cittadinanza con il corso d’acqua.
 
Stranamente se al Po i torinesi vogliono bene ed è anche spunto per tanti gialli, per gli albesi, il rapporto con il Tanaro non è esaltante e nemmeno la bella pista ciclabile è molto frequentata. Secondo Roberto Cavallo “il fiume è poco vissuto, non c’è un rapporto stretto con la cittadinanza e questo porta più inerti e più rifiuti.
 
Secondo il sindaco Maurizio Marello “normativamente abbiamo posto le basi per tutelare quest’area, ma anche per rilanciarla”.
 
Per il naturalista Edmondo Bonelli “Dal punto di vista della flora, per il Tanaro, ci sono dei problemi perché è un ambiente modificato, ma ricchissimo di biodiversità. Le aree incontaminate sono poche, alcune sono protette altre dovrebbero diventarlo. Il Tanaro è pieno di pesce e questo significa che è un ecosistema vitale. Nonostante sia pieno di pesce,  il Tanaro non ha più pescatori”.
 
Il dibattito è stato coordinato dai giornalisti di Gazzetta d’Alba Matteo Viberti e Francesca Pinaffo e oncluso con l’intervento del suo   direttore don Giusto Truglia.
 
A questo punto, l’augurio che facciamo è che ci siano altri “volenterosi” che si interessino (con un Accordo di Programma) anche delle sponde del Belbo e dei suoi confluenti perché non basta che siano aree protette, ma devono anche essere tutelate facendo tante cose, dal taglio dei boschi, alla realizzazione di una pista ciclabile che vada da Canelli, passando per Santo Stefano Belbo, Rocchetta Belbo, Bosia, Cravanzana e Feisoglio fino ad arrivare alle sorgenti del Belbo.
 
Vivi i tuoi torrenti e fiumi per tutelarli e tutelarti.

Tommaso Lo Russo

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