Lettera aperta di Quaglieni: "Care madamin vi scrivo…"

Di Pier Franco Quaglieni
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Gentili signore, 
Sono uno dei trentamila torinesi presenti in piazza il 10 novembre 201. Io in piazza non vado volentieri perché la piazza mi evoca tempi non felici in quanto le democrazie si fondano più  sul consenso del libero voto e sulla  sua libera rappresentanza  che sulle manifestazioni di piazza, spesso indice ed espressione di  un malessere democratico, diffuso.  Le piazze che plaudono spasmodicamente  come nel Ventennio o le piazze che sbeffeggiano delle salme a piazzale Loreto non mi piacciono. Io, studioso di Machiavelli e di Tocqueville, sono per una democrazia “fredda”, fondata sul realismo e sui ragionamenti politici ben fatti. Per me la mente deve restare sempre fredda  perché le menti calde spesso non sono un segno positivo per le democrazie.  
Ricordo queste cose per evidenziare che l’essere andato in piazza il 10 novembre è stato per me un atto del tutto inconsueto , ma il malgoverno grillino della città  del Paese ha raggiunto dei livelli davvero intollerabili.  In quella piazza ho incontrato tanti amici e mi ha fatto piacere ritrovarli. Uno non lo vedevo da decine d’anni e subito abbiamo constatato che avevamo le stesse idee su Torino, sulla Tav ,sulla decrescita infelice.  Vi scrivo perché ho appreso che il 12 gennaio avete convocato un altro incontro in piazza Castello al quale dò la mia adesione.  Leggendo i giornali, però, mi è sorto un grosso dubbio che voglio esternarvi con sincerità : insieme ai sindaci invitati dovrebbe anche parlare Chiamparino, Presidente uscente della Regione Piemonte e candidato alla riconferma. E’ giustissimo far parlare i Sindaci, forse converrebbe far parlare anche  qualche tecnico che sappia usare linguaggi compatibili alla piazza, ma  invece mi sembra del tutto inopportuno dare spazio al candidato di uno schieramento politico da tempo ormai  in  piena campagna elettorale .  In queste mie considerazioni non c’è nulla di personale né di preconcetto, ma il rischio che si corre è grandissimo, quello cioè di avvalorare la tesi di chi vi ritiene sostenitrici occulte di uno schieramento politico.Non basterà certo  il bravo Mino Giachino a controbilanciare. E ,se ci fossero altri  eventuali candidati,rischiereste di trasformare una manifestazione civica in una sorta di tribuna elettorale allargata. Vi prego di essere attente, permettemi, a non offrire degli argomenti ai grillini.  Il movimento di idee nato il 10 novembre deve restare limpido e libero, così come si è presentato in piazza la prima volta .  Diversamente e’ destinato fatalmente a declinare.  Dal 10 novembre parte un impegno che non può infrangersi nelle beghe elettorali ,ma deve guardare oltre perché la Tav travalica gli schieramenti elettorali contingenti.  Gentili Signore,  tenetevi lontane dai partiti e da chi vorrebbe adescarvi per fini immediati e partigiani.  Solo così gli arancioni avranno un ruolo, senza confondersi con altre esperienze  con e senza gilet. Il 4 marzo ha rotto in modo irreversibile certi equilibri e la politica non può più ripetere certi rituali e praticare certe furbizie elettorali del passato.  Guai se il movimento diventasse trampolino di lancio per qualcuno, chiunque esso sia. In tal caso, buona parte dei 30mila torinesi tornerebbe o resterebbe  a casa.  Tra l’altro, Pietro Nenni che era un grande agitatore di piazza, ma era anche un raffinato politico, sosteneva che spesso alle piazze piene corrispondono le urne vuote: e’ infatti facile entusiasmare la folla, ma è difficile tradurre l’applauso in voto. Questa e’ la dura, implicabile lezione della storia con cui si deve sempre  inevitabilmente fare i conti. Pensateci, perché un passo avventato potrebbe essere fatale al gran risultato che avete raggiunto in novembre.
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Con sincera stima , molta  simpatia e  viva cordialità. 
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scrivere a quaglieni@gmail.com
(foto: il Torinese)
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