Moncestino, terra di confine

Moncestino è un piccolo comune della Provincia di Alessandria, anzi è uno tra quelli di minori dimensioni con una popolazione di circa duecentosessanta abitanti, ed è posti ai suoi confini estremi nord – occidentali. E’ questa la sua peculiarità perché il comune della Valcerrina confina con ben tre province quanto al suo territorio comunale: quella di Vercelli con Crescentino, quella di Asti con Robella d’Asti e, infine, la Città Metropolitana di Torino, con Verrua Savoia. La sua parte pianeggiante, che si affaccia sull’area golenale della Piagera (a poca distanza si trova il mercato ortofrutticolo della Piagera, struttura unica tra Casale e Chivasso che insiste però sul territorio comunale della confinante Gabiano) è chiamata ‘Ganoia’ dai nomi delle ganoie, ovvero i ganci delle barche che venivano usate sul Po.

La parte più suggestiva è quella collocata sulla collina ed il nome del paese, Moncestino, ha un’origine molto antica, pertanto non documentabile con estrema certezza. Moncestino, o per usare l’antica denominazione ‘Mons Cestini’, deriverebbe da ‘Ceste’, insediamento celto-gallico ubicato sulla riva sinistra del Po, nella località antistante l’attuale capoluogo, in prossimità di Fontaneto Po, in Provincia di Vercelli, per alcuni studiosi, per altri spostato leggermente più a Nord, verso San Genuario (Crescentino). Si era nel lontano 101 a.C. e nella fase iniziale della battaglia dei Campi Raudi gli abitanti di Ceste si rifugiarono al di da del Po, sulla sponda destra, fermandosi sulla collina che da loro prese nome di ‘Monte dei Cestini’. Nella battaglia il console Caio Mario annientò i Cimbri. L’ipotesi dell’origine celtica del nome del paese ha un buon fondamento nella toponomastica locale, i cui termini sono di chiara derivazione del linguaggio di tale popolo, ma altre tracce le lasciarono anche altre genti, come Liguri, Romani, Longobardi e Saraceni.

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Una fonte storica del paese è data dal libro di Romano Ghitta, sindaco di Moncestino sino al1991, anno in cui terminò il suo cammino terreno: ‘Moncestino, storia e tradizioni’, tirato in 500 copie per iniziativa del Comune. Si tratta di un’interessante camminata nel corso della storia di una comunità della Valcerrina, che non manca anche di ricordare il piccolo paese di Villamiroglio, con il cui territorio confina, mediante alcuni cenni posti alla fine del libro. Rimandando ad un’altra puntata del nostro viaggio i cenni sugli immobili di maggiore pregio esistenti nel paese, il Castello costruito dai Conti Miroglio, la cappella votiva di San Sebastiano e San Rocco, la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Tre Valli, in questa ‘tappa’ del viaggio ci soffermiamo sulla nuova casa comunale, Palazzo Giustiniani, il cui acquisto venne effettuato con delibera del Podestà Lazzaro Quarello il 12 luglio, approvata dalla Giunta Provinciale Amministrativa il 30 agosto 1928. Spiega il Ghitta nel suo testo che “L’iniziativa di acquistare il palazzo della Marchesa Matilde Giustiniani era stata presa negli anni immediatamente posteriori alla Prima Guerra Mondiale, ma con esito completamente negativo, per l’irremovibile rifiuto, da parte della proprietaria, di cedere lo stabile di sua proprietà. Nel 1928 furono mosse nuove cortesi pressioni alla Marchesa che, venendo tra l’altro incontro al desiderio del Governo Nazionale di dotare gli Enti Pubblici di sede decorosa, decideva per la cessione”.

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Oggi, dopo essere stato destinatario di un intervento di ristrutturazione negli anni Duemila, è il vero fulcro della vita del paese: sede del Comune, della Pro loco, dell’ambulatorio medico, dell’ufficio postale e di quattro alloggi. Una curiosità è che nella sua sala consiliare è conservata una lapide marmorea dedicata all’avvocato Luigi De Vecchi, nato nel 1843 e deceduto nel 1939, “Figlio del Monferrato nella sua vita austeramente operosa maestro di rettitudine e di bontà la sua veggente esperienza di colto e tenace agricoltore dedicò in assistenza e consiglio alla gente di Moncestino che ne conserva grata memoria”. L’avvocato De Vecchi era il padre di Cesare Maria De Vecchi, quadrumviro del fascismo nella marcia su Roma e capo del primo fascismo torinese e piemontese. La famiglia era proprietaria di terreni in Moncestino. Di qui il legame ed il ricorso del padre. Da segnalare, poi, dal piazzale antistante il palazzo Municipale la splendida vista panoramica che permette di vedere, nella belle giornate, oltre alla sottostante Valle del Po nella pianura vercellese con le risaie allagate (e non) sino alla cupola di San Gaudenzio a Novara, o l’arco delle Alpi. E’ uno spettacolo unico davvero mozzafiato che premia, a prescindere anche dalle altre interessanti attrazioni del capoluogo, il viaggio per arrivare in questo borgo da non dimenticare. Un ringraziamento particolare al sindaco Fernando Anselmi per le notizie e la cordialità riservatami.

Massimo Iaretti

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