Il futuro incerto del Medio Oriente. Ma c’è ottimismo

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

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A Baghdad la situazione è migliorata per tutti gli iracheni, non solo per i cristiani. Ci sono meno attacchi armati e attentati. La sicurezza è aumentata restituendo un po’ di serenità agli iracheni

È ottimista sul futuro del suo Paese il Patriarca di Baghdad cardinale Mar Louis Sako intervenuto a Torino a un convegno sul Medio Oriente promosso dal Centro Federico Peirone. “È vero, arrivano ancora notizie di assalti e scontri armati nella capitale ma riguardano soprattutto sunniti e sciiti che si scontrano tra loro nei quartieri della capitale. Nel resto dell’Iraq centinaia di famiglie cristiane sono tornate a casa e tante altre stanno per tornare”. La Chiesa caldea ha aiutato queste famiglie a ricostruire le abitazioni. Su 20.000 famiglie più di 9000 hanno fatto ritorno nella Piana di Ninive da cui i cristiani erano fuggiti di corsa all’arrivo dei miliziani dell’Isis nell’agosto 2014. Ora, ha aggiunto il capo della Chiesa cattolica caldea, dobbiamo di cercare di farli rientrare tutti nel loro Paese. In queste terre i cristiani sono le radici del Cristianesimo, senza di noi cosa sarebbe il Medio Oriente…” . Sono pochi i cristiani nella Terra dei due Fiumi ma possono dare una mano concreta alla ricostruzione del Paese. Ne è sicuro il cardinale Sako che insiste da tempo sui principi di unità e cittadinanza necessari per rifondare lo Stato. “I nostri parlamentari (solo 5 su 329 deputati, come prevede la Costituzione) si batteranno per favorire l’approvazione di leggi che difendano i cristiani e le loro terre e ci sarà un Ministro cristiano per le Minoranze. La gente è abbastanza soddisfatta, la vita torna alla normalità, si va al lavoro ogni giorno, è molto diverso da prima. Ma gli iracheni chiedono pace e stabilità, una vita normale, un futuro senza guerre. Oggi comunque si vive meglio”. E l’Isis si è dissolto del tutto o è ancora un incubo per molti? “Come forza militare il Daesh (o Isis) non esiste più tranne alcuni gruppi che resistono ma l’esercito del Califfo è stato sconfitto. Resta invece da sconfiggere, ha osservato il Patriarca, l’ideologia jihadista e violenta.

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Per ricordare il dramma dei cristiani che a causa di guerre e persecuzioni religiose continuano ad abbandonare il Medio Oriente si è svolto a Torino un convegno internazionale organizzato dal Centro Federico Peirone alla presenza, tra gli altri, del Patriarca di Baghdad cardinale Mar Louis Sako e di giornalisti di testate arabe. È ancor vivo il ricordo di quando, nell’estate 2014, centinaia di migliaia di iracheni fuggirono in pochi giorni dalla Mesopotamia all’arrivo dei miliziani neri dell’Isis. In appena due giorni 120 mila cristiani lasciarono le loro case e le loro terre a Mosul e nella Piana di Ninive per scappare nel Kurdistan iracheno. Era l’inizio di un esodo biblico che avrebbe portato milioni di profughi nei Paesi vicini, in Libano, in Turchia e in Giordania. “L’Islam è rimasto indietro, non ha fatto nuove riforme, ha detto il Patriarca, non si è aggiornato, è un Islam del VII secolo, per le fazioni radicali tutto è divino, è invece necessaria una nuova lettura dei testi sacri. Il futuro dell’Islam dipende proprio dalle riforme che verranno fatte”. Continua intanto il lavoro sul campo della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (Acs) che ha già donato 40 milioni di euro per aiutare i cristiani iracheni a ricostruire i loro villaggi distrutti dall’Isis, in particolare nell’area di Ninive. Alessandro Monteduro, direttore di ACS-Italia, ha ricordato che era sparita ogni traccia del Cristianesimo nei luoghi dove erano arrivati i combattenti islamici e ora finalmente dopo grandi devastazioni si è cominciato a ricostruire. Nel 2017 è iniziata la riedificazione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive e l’Acs ha rimesso in piedi migliaia di case in cui la gente è tornata dopo aver cercato riparo in Europa e nei Paesi mediorientali. “Apriamo corridoi umanitari non solo per fare fuggire i profughi, ha chiesto Monteduro, ma anche per farli tornare a casa. Una volta tornati dovranno essere aiutati e difesi anche sul piano della libertà religiosa”. Per iniziativa dell’Acs il prossimo 20 novembre Venezia tingerà di rosso il Canal Grande e i suoi monumenti per ricordare i cristiani perseguitati nel mondo.

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