C’è chi dice Sì: tutti in piazza per lo sviluppo. No alla decrescita

di Pier Franco Quaglieni

Sabato 10 novembre alle 11 sarò anch’io in piazza Castello a manifestare per la Tav ,una scelta che ogni italiano di buon senso non può non condividere
Gli unici no Tav di cui si possono  comprendere le ragioni, sono  rappresentati da quella parte di valsusini che debbono sopportare le conseguenze dei cantieri, ovviamente quella parte che non ricorre alla violenza, ai blocchi stradali e a forme di protesta che alcuni magistrati hanno identificato come manifestazioni che rasentano il terrorismo e che piacciono tanti allo scrittore Erry de Luca. Chi ricorre alla violenza, infatti, ha sempre torto, anche quando sembra o si illude di aver ragione. E’ la lezione che viene dal ’68 di cinquant’anni fa ,quando urlare,insultare,picchiare,distruggere era diventata la regola, una regola che portò alla tragedia degli anni di piombo. Gli altri No Tav grillini, comunisti, verdi ecc.- la netta maggioranza –  non hanno mai saputo esporre ragioni valide per bloccare i lavori e meno che mai hanno dimostrato di capire che il futuro italiano e piemontese è nelle grandi strutture del trasporto su ferro, come aveva intuito con lungimiranza già  nell’800 il Conte di Cavour. 

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Fa venire i brividi ricordare Cavour e accostare il suo nome alle passionarie No Tav  che si riempiono la bocca di slogan e ricorrono alla violenza  in mancanza di argomenti razionali. Sono i nipoti di quelli che negli anni ’60/ ’70 bloccarono la costruzione dell’autostrada Torino Bardonecchia che tolse il traffico pesante dai paesi della valle di Susa. La storia si ripete con la Tav. E queste cose le scrivo io che non ho mai apprezzato l’architetto Mario Virano, un funzionario coriaceo del vecchio PCI ,catapultato al vertice della Tav, un posto occupato da troppi anni, senza grandi risultati tangibili.  Anzi, sono pronto anche a riconoscere  degli errori nella progettazione iniziale della Tav.  Ma , quando si vuole imporre ad una città la paralisi, anzi la decrescita, non bisogna andare tanto per il sottile e  si deve scendere in piazza anche a fianco di gente che, di per sè ,non ci piace.  Sono stato tra i primi, se non il primo, a denunciare la politica del vicesindaco grillino  già nel settembre  2016, volta alla “decrescita felice”, denunciando i pericoli di una scelta  politicamente ed economicamente scellerata. L’Appendino ha invece goduto per almeno un anno e forse più della aperta e complice simpatia di certi  ambienti industriali della città, persino di certi poter forti che pensavano la Appendino una espressione del loro mondo in quanto  figlia di imprenditori e perché aveva lavorato alla Juventus. Amenità a cui gente intelligente non  dovrebbe abboccare.  

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Io non ho mai dato fiducia a questa persona che si è subito rivelata inadeguata innanzi tutto nello scegliere i suoi più diretti collaboratori, ambedue inquisiti, che sono stati costretti alle dimissioni. L’unica volta che mi è capitato di scambiare con lei due parole al Salone del Libro 2017 sono rimasto colpito per il modo impacciato di fare, almeno sul piano della cultura. Per altri versi, cacciando Patrizia Asproni che aveva portato in città grandi eventi culturali, aveva già dimostrato di non brillare in quel campo e quindi non mi stupii affatto delle cose che mi disse e non mi disse, pur sapendo con chi stava parlando.  Bisogna andare in piazza Castello a protestare: piazza Castello e il 10 novembre sono la nemesi quasi storica di piazza San Carlo e del 3 giugno 2017. Ciò premesso, vanno diffidati i politici affinché non guastino la manifestazione con interferenze e strumentalizzazioni di qualsiasi tipo. Quindi nessun cartello, manifesto,s triscione e, meno che mai, dichiarazioni che sarebbero, in ogni caso, fuori luogo. Certi personaggini politici  torinesi  hanno già scritto in questi giorni qualche  parola di troppo. Chi volesse usarci per fini elettorali in vista delle regionali e delle europee dovrà essere subito   condannato ed isolato con fermezza. Anzi ,aggiungo che, se dovessi assistere a qualche tentativo maldestro in questo senso, lascerei subito la piazza. Ma sono fiducioso che ciò non accada perché qui sono in giuoco gli interessi superiori dell’Italia, del Piemonte, di Torino. I grillini non sanno di cosa si parli, gli altri, tutti gli altri, sì.

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