Un festival per Gipo, canzoni e monologhi tra vecchie storie di barriera

Inserito nella sezione “Piemonte in scena” che fa da apripista alla stagione di Torino Spettacoli, Gian Mesturino ha inventato, con la complicità di molti, un altro godibilissimo tassello teatrale. Dove al centro suona netto quel termine, sumà, ormai sconosciuto ai più, alle nuove generazioni, a quelli ben lontani da quel profumo di “torinesità” che una volta invadeva le vecchie trattorie con la topia e le partite a carte, il quartino sempre sul tavolo e una chitarra pronta a essere abbracciata, i tetti del borgo e le case a ringhiera a fare da panorama, forse grigio e un po’ tetro, certo povero, con qualche piccolo cesare che cercava di farsi largo con qualche sbandata di troppo ma un panorama certo sempre pieno di dignità, di coraggio di vivere, di orgoglio di quella nascita appartata, di amicizie prolungate nel tempo. Un quadro ormai antico, la palestra e la vita del “cantore” Farassino – scoprendo un talento, Giuseppe Erba l’aveva ingaggiato all’Erba, intermezzo musicale tra una proiezione e l’altra -, con i suoi Sangon Blues o il cortile dl 6 ‘d via Coni con i suoi panni stesi, con i suoi personaggi strampalati che come Matilde Pelissero racchiudevano dentro un mondo.

Ricordi, suggestioni, sentimenti forse troppo presto buttati via, vecchie memorie che si sono sentite venir su con le risate, chissà da quale angolo del tempo, un po’ di giorni fa, quando Mesturino, nel foyer del Gioiello, ha dato il via alla presentazione del 1° Festival Gipo, che proprio nel teatro avrà i suoi quattro giorni di svolgimento, dal 18 al 21 ottobre prossimi. Punto di partenza sarà il film di Alessandro Castelletto, Gipo, zingaro di barriera, ovvero un viaggio intrapreso con Luca Morino, un autentico successo che ha visto il proprio inizio con il Torino Film Festival, vera testimonianza dell’interesse che ancora oggi circonda la vita come il percorso artistico dello chansonnier torinese. Parte dell’incasso della serata sarà devoluto a favore della Fondazione Caterina Farassino. Venerdì 19 sarà la volta di Mi e Gipo, con il sottotitolo assai significativo di “storie, emozioni e canzoni per 50 anni d’amicizia”, ideato dall’allegria e dallo spirito più che giovanile dell’ottantatreenne Tipo Zerbini, cabaret e canzoni che vedranno l’apporto di Andrea Stefanell al pianoforte, Stefano Milanesio alla fisamornica e Stefano Costantino alla chitarra. Ancora Ciao Sumà, ancora comicità e canzoni con Sergin e la sua Sangon Blues Band (il 20), mentre il tutto si concluderà domenica 21 con Na seira ’n piola (alle 16) con – “imprescindibile”, lo ha definito Mesturino – Giovanni Mussotto, spettacolo di poesie, canzoni e monologhi in lingua piemontese su musiche e testi di Gipo e Carlo Artuffo, un viaggio attraverso la lingua e la letteratura piemontesi e quelle tradizioni che non andrebbero perdute; e alle 21 A son peui mach canson con la voce di Luigi Ferroglio e gli strumenti dei sei musicisti che compongono il gruppo musicale “Terzo Turno”, anch’essi in scena per far rivivere la barriera di un tempo, le avventure e i sentimenti di una voce non facilmente dimenticabile.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, Gipo Farassino, Tino Zerbini (“Mi e Gipo”) e Giovanni Mussotto (“Na seira ’n piola”)

 

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