Revisori e Comune ai ferri corti

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Bene, si dice che c’è sempre una prima volta. Ed è la prima volta che nel Comune di Torino i revisori non avallano il bilancio in essere, con tutta una serie di novità: la prima fra tutte, che la loro opinione è dovuta ma non vincolante. Consiglio e giunta possono approvare e non tener conto del loro  parere. Da uomo della strada mi faccio la domanda: e allora che ci stanno a fare? Sembrerebbe che Chiara Appendino voglia andare avanti. Ma le cose si complicano per I pentastellati. Andare avanti approvando il bilancio contro il parere dei revisori  potrebbe voler dire incorrere in richieste di  danni patrimoniali. La Corte dei Conti incombe? Non mi sembra cosa da poco. Non  approvare vuol dire gettare la spugna, mi pare che non ci siano alternative.  Entriamo nel merito delle contestazioni dei revisori.Diverse, ma mi sembra che  la principale sia: le entrate sono in parte aleatorie, tutto per “far tornare i conti”. E poco varrebbero le polizze assicurative stipulate dai pentastellati, con una opposizione interna  da parte di funzionari del Comune che non erano e non sono d’accordo su come è stato redatto il bilancio.Opposizione non politica, ma  opposizione tecnicamente motivata. E i revisori hanno bocciato perché viceversa ne sarebbero responsabili personalmente anche sul piano personale.  Da un po’ siamo convinti che l’esperienza grillina in città sia al capolinea. Ora le forche caudine di queste scelte paiono confermare il nostro pensiero.
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