Novembre 2017- Pagina 2

I FINALISTI DEL PREMIO ODISSEO 2017

 

Sono terminati i lavori della Giuria del Premio Odisseo 2017, riservato quest’anno al tema dell’internazionalità. Verranno premiate le aziende piemontesi che si sono distinte per qualità e quantità di impegno nell’esportazione (Cat. A) e aziende multinazionali con sede rilevante nel territorio piemontese (Cat. B).

 

Tutti i finalisti saranno premiati con un diploma di eccellenza e partecipazione, durante la solenne serata di premiazione, al termine della quale verranno resi noti di 3 vincitori della categoria A e i 2 della categoria B, oltre ad alcuni premi speciali.

 

I finalisti selezionati sono stati:

 

  • – Per la categoria A: Copat – Facem – Miro – Nimbus – Opac – Pattern – Quercetti – Reynaldi – Tenuta Colombara – Torino Design
  • – Per la categoria B: Agilent – BRC – Canei – Delphi – Trilix

 

Come da tradizione, un gruppo di artisti contemporanei che collabora col Premio Odisseo, offrirà una propria opera ai vincitori. Così la creatività artistica si sposa con la creatività imprenditoriale: uno scambio fecondo ed un intreccio virtuoso di eccellenze.

Gli artisti di Premio Odisseo 2017 sono: Olimpia Ciervo – Lorenzo Merlo – Gianni Oliva – Paolo Pisotti – Stefania Ricci – Ugo Venturini

 

Per tutti i dettagli organizzativi consultare il sito: www.premiodisseo.com

 

Hanno collaborato: AICI, AIDP, CDAF, CDI, CDT, Enisus, Italian Identity, Amici dell’Università, Exclusive Brand Torino, Piccolindustria, Unione Industriale di Torino, Radio veronica One, Il Torinese

Vendeva telefonini on line ma non inviava la merce. Arrestato truffatore seriale

Gianluca Cupri, 41 anni, di Collegno, era stato anche in Tv  in trasmissione dalle Iene, per chiedere di essere aiutato a “guarire” dalla “malattia” che lo colpiva e di cui non riusciva a liberarsi: era un truffatore compulsivo. A quanto pare non è guarito e  ha continuato la sua attività sino all’arresto da parte dei carabinieri  che ieri gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per truffa aggravata e continuata. E’ considerato  responsabile di numerose truffe tra il 2014 e il 2017, quando pubblicava annunci sul sito “subito.it”. Peccato che dopo aver ricevuto il pagamento per cd, macchine fotografiche, cellulari, non inviava la merce.

 

Come (anche) il Pci sconfisse il terrorismo

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Torino è stata “capitale del terrorismo rosso”. Suo malgrado. Negli anni 70 arrivavano malintenzionati perché la consideravano la Mecca per la rivoluzione, capitale della classe operaia e laboratorio politico. Ma la nostra Città è stata anche capitale dello Stato che ha tenuto duro ed ha sconfitto politicamente e con la legge il terrorismo.  Terroristi che credevano di “nuotare nel mare della classe operaia”.Ma qui hanno cominciato a perdere terreno politico . Vero che all’ inizio ci furono molte incomprensioni a Sinistra, di fatto considerandoli provocatori di destra. Era un modo di allontanare il problema, di allontanare da sé il cosiddetto album di famiglia.  Lo Stato si è palesato con il generare Dalla Chiesa, magistrati come Maurizio Laudi e Giancarlo Caselli.I terroristi hanno minacciato e si è faticato nel comporre la giuria popolare ma poi le condanne sono arrivate.  Non a caso ci si richiama alla vittoria dello Stato sul terrorismo. Ma fu anche una vittoria politica. Ed il PCI ha fattivamente collaborato. In che modo? Cerco di raccontare senza nomi anche perché interessante è la macchina organizzativa, senza personalizzazioni. E’ interessante seguirne i vari passaggi: organizzazione e disciplina i valori di riferimento  La segreteria provinciale discute e decide e dà l’incarico al responsabile dell’ organizzazione di eseguire. Chiama un compagno della commissione organizzazione, un ex partigiano, e mette in moto la macchina. Individua una coppia di iscritti al partito. Non fanno domande e cedono momentaneamente il loro alloggio fino alle 17. Ed a turno avviene ciò che doveva accadere. I magistrati incontrano sindacalisti operai che informano su ciò che avveniva nei reparti di fabbrica. Nel sorvegliare c’erano  pattuglie in borghese e auto con i compagni del servizio d’ordine.  Anni dopo l’omicidio di Guido Rossa il questionario dove si “chiedeva di denunciare”. Sono anni che vogliamo approfondire successivamente. Il vicedirettore della Stampa Casalegno teneva una rubrica, “Il nostro Stato”.  Nostro, appunto.  Ed io ho ancora nelle orecchie stupide discussioni con chi sosteneva : contro lo Stato e  contro le Br. Ma la sera che venne mortalmente ferito Casalegno, ero  a cena con “gruppettari” difensori di assurde tesi.  Mio cognato delegato di Mirafiori scuoteva la testa. Era a Sinistra del PCI e gli chiesi cosa ne pensava. Non è più tempo per gli stupidi. Lapidario. Stupidi e pericolosi. Furono sconfitti con un alto prezzo in vite . Furono sconfitti anche da quegli operai che collaborarono con i magistrati e le forze dell’ ordine. E lo furono anche dalla capacità organizzativa del PCI.  Furono sconfitti dai compagni che non chiedevano il perché è davano le chiavi al compagno dell’ organizzazione; lo furono perché volevano abbattere lo Stato democratico e anche quando la classe operaia capi che per cambiare questo stato in meglio si doveva difenderlo.

La finestra sul cortile

CERTEZZA E PROMESSA NELLA MODA TORINESE

Due stilisti, due talenti, uno affermato e l’altro giovanissimo emergente nel panorama della moda torinese. Uno la certezza del fashion system, poco convenzionale, l’altro la promessa! Walter Dang e Lorenzo Ferrarotto. La collezione EQUILIBRIO A/I 17/18 di Walter Dang è bellissima. Ho avuto la fortuna di vederla nel suo atelier e ne sono rimasta affascinata. Capi avvolgenti e discreti per “la femme active qui travaille”: la donna vestita con eleganza per star comoda. Semplicità e raffinatezza descrivono il guardaroba di una donna determinata, sensuale senza esibizione. Cappotti, giacche senza bottoni, gonne pantaloni, scialli e poncho che ondeggiano su gonne lunghe e abiti in cachemire. Tessuti come il tweed enfatizzano la semplicità riequilibrata da applicazioni geometriche, ricami e stampe di figure femminili stilizzate. I colori riconducono alla vita metropolitana con il nero, il grigio acciaio, il blu, il bianco ed il beige. Equilibrio ed essenzialità. È proprio dall’equilibrio che deriva l’ispirazione di Walter Dang per questa collezione, spiega lo stilista; la donna deve trovare il suo equilibrio tra ciò che sente e ciò che indossa. Ha sempre considerato i vestiti come espressione di libertà, un simbolo chiaro e diretto per affermare chi si sente di essere. Secondo lui, il fashion designer non è più solo un sarto, ma è un “abitologo” ovvero colui che concepisce un abito per essere “abitato” per un’intera giornata da donne impegnate che hanno il tempo contato. Un mondo femminile nuovamente cambiato che cerca armonia, linearità ed eleganza. Ed è stato nell’atelier di Walter Dang in Corso Vittorio Emanuele II che ho conosciuto il giovanissimo stilista Lorenzo Ferrarotto. A soli 16 anni Lorenzo è pronto per la sua nuova collezione che porta il suo nome “Lollo”. Je suis Lollo è una collezione fresca, giovane e curata nei dettagli sartoriali. Tailleurs composti da microgiacche e shorts, bomber, abiti, gonne e pantaloni dai tagli e volumi anni 70 e 80, rivisitati in chiave contemporanea in una miscellanea di stili dallo sporty chic al bon ton stile Jackie O. Il giovane talento ha cominciato a soli 12 anni frequentando il primo corso di moda da Art Enfant curato dalla couturière designer Adriana Delfino. Il suo percorso lo ha portato poi ad incontrare Walter Dang, il quale ha deciso di seguire il lavoro di Lorenzo e la sua crescita artistica portandolo alla creazione di Face 2 Face, collezione P/E 2018, presentata nella serata di inaugurazione della seconda edizione della Torino Fashion Week. Lorenzo Ferrarotto presenterà  “Je suis Lollo”, lunedì 4 dicembre presso Gruppo Abele, corso Trapani 91, ore 19,30.

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#FATTIAVANTI

Nuova installazione in Piazza Castello per la raccolta fondi della Fondazione Torino Musei

Per promuovere il progetto di raccolta fondi che la Fondazione Torino Musei ha lanciato per il restauro di 20 miniature, appartenenti alla collezione di Palazzo Madama, Piazza Castello, dal 27 novembre al 9 gennaio 2018 ospiterà una nuova installazione ambientale realizzata da Boumaka, agenzia di giovani designers torinesi. Una grande porta, questa installazione, in prossimità di Palazzo Madama, che invita ogni passante a compiere un gesto simbolico, aprire e varcare una soglia per entrare nella comunità degli amanti dell’arte. I cittadini diventano così testimonial del progetto pubblicando sul profilo Instagram del museo Palazzo Madama, la testimonianza fotografica di questa esperienza con l’hashtag #fattiavanti. Si possono anche fare donazioni sul sito http://sostieni.fondazionetorinomusei.it/. L’obiettivo è quello di raccogliere 20.000 euro per il restauro di 20 miniature datate tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento che versano in grave stato di degrado.

 

Sabina Carboni

Lo sguardo tutto al femminile della Comencini e gli operai che arrivano dal Portogallo

DAL NOSTRO INVIATO  Elio Rabbione

Che ci sta a fare Daniel Craig nel pasticcio di Kings della regista di origine turca Deniz Gamze Ergüven ospitato al TFF 35 all’interno della sezione Festa Mobile? Sta, unico e povero bianco arrabbiatissimo, in un grande quartiere a sud di Los Angeles, nella primavera del 1992, spazio per le tensioni e le lotte razziali all’indomani dell’assoluzione di quattro poliziotti bianchi colpevoli d’aver pestato a sangue Rodney King, un tassista di colore. Morti sul campo, feriti e arresti di grandi proporzioni. In un infuocato panorama, che meriterebbe il taglio del documento – Bigelow insegna – e l’asprezza della morte colta in ogni strada, come i saccheggi, come le imboscate, Ergüven imbocca la strada della storiella facile facile, che poggia malamente su di una sceneggiatura zoppa e a tratti degna della peggior commedia, laddove lo sbiadito personaggio dello 007 per eccellenza in quest’ultimo decennio gioca nelle prime scene a fare l’energumeno che fascia mobili, per poi sparire e ricomparire nell’ultima mezz’ora a dar man forte, bell’innamorato, ad una Halle Berry che una volta per sbaglio si portò a casa un Oscar. Sarebbe sufficiente la scena nella quale i due si liberano delle manette con cui i poliziotti li hanno legati ad un lampione, sotto lo sguardo di un campionario dei ragazzini già teppistelli che la donna ospita in casa propria, per classificare con facilità il film nel reparto del puro svago comico. Ed è davvero troppo cercare quel “piglio energico” annunciato tra le promesse del film.

A metà del concorso, quando già le speranze sembrano sparire, ci si imbatte nel portoghese A fabbrica de nada, opera prima robusta e bella che si deve alla collaborazione di cinque cineasti che hanno fondato otto anni fa una società cinematografica di grandi aspirazioni e alla firma di uno di essi, Pedro Pinho. 177’ per descrivere tra finzione e trascrizione iperrealista, ma questa supera di gran lunga quella, la “dismissione” – sembrano davvero le stesse radici di Rea – di una fabbrica di ascensori a Lisbona (una metafora degli alti e dei bassi dell’esistenza), dei primi dubbi degli operai che vedono i macchinari lasciare i reparti e le immediate certezze, gli sfilacciamenti e le incomprensioni familiari, delle coppie e dei genitori, gli scontri tra chi vuole abbandonare e portarsi a casa quel che al momento la direzione offre, domani di soldi non ci potrebbe essere più nemmeno l’ombra, e quanti vorrebbero una lotta a oltranza, chiusure, occupazioni. È un racconto limpido quello del regista, che neppure si sogna di lasciar cadere ideologie dall’alto ma analizza con umanità, quella vera, quella quotidiana, quella dell’elemento pressante alla sopravvivenza, fisica e materiale e degli affetti (significativi i momenti di un padre “di vacanza” e del ragazzino che non gli è figlio), lo svolgimento della storia. Ed è un racconto che non vuol essere soltanto la rappresentazione di “quella” storia, ma sogna di raccontare dall’interno anche la crisi che il Portogallo attraversa dal 2008. Importante, costruito con grande partecipazione da quanti “sono” gli operai, documentato, capace di farti apprezzare quanto le parole siano importanti.

Irritante al contrario Amori che non sanno stare al mondo che Francesca Archibugi ha tratto dal suo romanzo omonimo, scritto per lo schermo in compagnia di Laura Paolucci e Francesca Manieri. Due esseri, un uomo e una donna, due docenti universitari, una conferenza di lui, Flavio, che fa imbestialire lei, Claudia, per le idee vecchie e contorte, salvo la scena successiva lei innamorata cotta che è lì al tavolo, davanti al suo piatto di pasta, a giurargli amore eterna. Invece di filarsela a gambe come qualunque normale mortale avrebbe fatto, Flavio intreccia una relazione fatta di passione e di litigi, di travolgimenti e di stravolgimenti, di affetti e di distruzioni. Finché nascono nuovi amori, altrettanto infuocati, lui con una ragazza molto più giovane, lei si perde tra le braccia di un’allieva, tutto quanto raccontato in un poco entusiasmante susseguirsi di altalenanti passaggi temporali e soprattutto con dialoghi e situazioni riempitive (le tre amiche a scambiarsi confidente e no all’interno di un bagno) che suonano false, costruite a tavolino, troppo letterarie. Si tenta l’evoluzione dei personaggi, ma Flavio continua a starsene chiuso nelle proprie paure e Claudia, caposaldo di uno sguardo tutto al femminile, brandito come uno spadone che mena colpi senza pudore, rimane la folle, guerriera, ossessiva, arruffata donna da cui in molti fuggiremmo. Lucia Mascino e Thomas Trabacchi sembrano affrontare la storia con convinzione: siamo noi a uscire dalla sala insoddisfatti, bruciati da quel troppo di prosopopea che la regista ci ha buttato in faccia.

 

I mercati di Torino

E’ un piacere fare la spesa a Torino, i suoi mercati sono intensi e vivaci, ma anche eleganti e ricercati e ci portano diretti all’interno di una cultura, di un luogo ricco di consuetudini e tradizioni centenarie, di appuntamenti a cui nessuno resiste perché rappresentano l’anima e la storia della città. Il mercato infatti non è solo il luogo dove si compra tutto e a buon prezzo, ma è anche un momento in cui persone diverse si incontrano affluendo all’interno dello stesso spazio, nasce così lo scambio, il più umano di tutti, il più ricco di curiosità.

 

Questi alcuni tra i mercati rionali più caratteristici della città da visitare e vivere:

 

Porta Palazzo

E’ il più grande della città ma anche d’Europa, “Porta Pila” in piemontese, è un tripudio di colori, sapori, profumi provenienti non solo dal nostro paese. Situato a Piazza della Repubblica, tra Borgo Dora e il Quadrilatero, oltre ad essere un frequentatissimo mercato è divenuto una importante meta turistica, una attrazione oramai fissa nei tour dedicati alla capitale sabauda. Nella parte esterna sono centinaia i banchi di prodotti alimentari, frutta, verdura proveniente da ogni parte d’Italia, spezie tipiche del Medioriente, abbigliamento, scarpe e accessori per la casa. Nella parte coperta abbiamo invece: il Mercato Ittico, il Centro Palatino, il Mercato dell’Orologio e il Mercato Alimentare dove i prodotti gastronomici di qualità sono tantissimi.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00

 

 

Piazza Benefica

Situato nella sofisticata Cit Turin, il mercato è famoso non solo per i banchi di frutta, verdura, caramelle, dolci e cibo vario ma soprattutto per la vendita di capi di abbigliamento firmato a buon prezzo. L’interesse per questo negozio di importanti brand a cielo aperto è altissimo grazie alla generosa offerta di capi griffati. Vestiti, cappotti, scarpe ma anche chicchissime tute e scarpe da ginnastica lo hanno reso un vero e proprio punto di riferimento modaiolo e di stile.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.30 – sabato 7.00-15.30

 

 

Madama Cristina

Immerso in San Salvario, caratteristico quartiere multietnico di Torino dalla vita notturna vivace e affollata, il mercato di Piazza Madama Cristina seppur non grandissimo è un concentrato di qualità e ricercatezza. Piccoli e grandi banchi ortofrutticoli e gastronomici da una parte, abbigliamento, articoli per la casa e qualche punto vintage dall’altra. Gli acquisti spesso sono accompagnati dal delicato mood balcanico creato dalla musica di violini e fisarmoniche suonata dal vivo da piccole orchestre.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00

 

 

Corso Palestro

Vicinissimo al centro storico, a pochi passi da Via Garibaldi, questo mercato situato nella parte centrale del corso é una giornaliera e gradevole passeggiata tra banchi di tutti i tipi: frutta, verdura, pane, gastronomia, dolci, piante, articoli per la casa, abbigliamento, scarpe, profumeria e molto altro. Un emporio per tutti i gusti dove trovare di tutto e di più in poco spazio, in un ambiente meno vivace di altri grandi mercati ma decisamente più rilassante e confortevole.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-15.00 – sabato 7.00-19.00

 

 

 

Piazza Foroni

Dedicato principalmente ai prodotti tipici del sud Italia è conosciuto anche come mercato di “Piazza Cerignola”. La Madonna di Ripalta portata a metà del 1900 è un richiamo alla Puglia e viene festeggiata dai suoi devoti la seconda domenica di giugno. I prodotti sono principalmente pugliesi e ci fanno rivivere una meravigliosa tradizione culinaria ricercata ma semplice: cime di rapa, taralli, olive, formaggi e spezie, un viaggio di sapori e profumi in una delle terre dove la cucina è la regina delle usanze.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00

 

 

Crocetta

In questo quartiere elegante caratterizzato da ricche e sontuose residenze si trovano bancarelle alla moda, scarpe delle ultime collezioni, accessori, casalinghi, profumazioni, oggetti vari. Questo mercato che parte da Largo Cassini e arriva fino a Via Marco Polo è un ritrovo signorile, un appuntamento mondano dove fare acquisti di un certo livello è un rito. Trovare capi di marche importanti e ricercate, sia per uomo che per donna, a prezzi convenienti è una certezza, perdersi tra i brand più in voga del momento e gli outfit più richiesti un piacevole passatempo.

Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00

Crocetta + : seconda domenica del mese dalle 8.30 alle 18.45

Esiste un vero proprio portale dei mercati torinesi che contiene davvero tutte le informazioni utili per orientarsi, trovare i mercati che ci interessano e magari più vicini a casa: mercati.comune.torino.it

 

Maria La Barbera

 

 

 

 

Così il torinese scopre il velista che è in lui!

Siamo in molti, quaggiù. Un ingegnere che sta in Crocetta guarda la sua barca dondolare nel porto di Varazze, un ex cabinotto rispolvera la deriva dello zio nascosta in un magazzino ad Alassio. Un impiegato di mezza età di San Salvario si imbarca a Loano per un corso di vela, una diciottenne delle Vallette studia per la patente nautica a Livorno, anche se non ha i soldi neppure per un weekend in spiaggia. Siamo in molti, anche se non è facile. Noi, i torinesi al mare, non l’abbiamo sottomano come i liguri, anche se un paio d’ore ci sono sufficienti a raggiungere il mare, la nostra pelle non è abituata, di solito è troppo chiara per stare al sole in costume. Non abbiamo fatto mai nulla di questo, solo basket, calcio, pallavolo, tennis, un corso di karate. Non sappiamo relazionarci con un mezzo che si muove con l’aria, nell’acqua. Spesso neppure sappiamo bene quanta responsabilità ci voglia nel prendere il mare e seguire un itinerario, preservando la salute di chi è con noi o intorno a noi. Tuttavia, siamo in molti, e abbiamo l’entusiasmo, la gioia per un riflesso sull’acqua che il ligure non vivrà mai, il rispetto per un’onda più cattiva delle altre che un toscano non proverà mai. Ci imbarchiamo nelle imprese folli, perché dobbiamo correre per dimostrare che anche noi possiamo essere marinai. Un mio amico, torinese fece la traversata dalla Toscana alla Corsica con il suo Laser, una barchetta di poco più di quattro metri per quaranta chili. Così a me è successo di iniziare piano piano, con la famiglia e una barca di dieci metri, a zonzo per il Mediterraneo tutta l’estate, e poi la successiva, sempre, per più di vent’anni. Beh, al mare ci sono poi rimasto, forse anche per dimostrare qualcosa a me stesso! E alle vele, e al loro disegno ho dedicato la vita, da quelle più piccole a quelle della barche da sogno. E ancora oggi la vela è lì, pronta per tutti: non è difficile, né costosa. Ci sono scuole vela di iniziazione per tutte le età, anche per chi non ha mai avuto opportunità, voglia o coraggio e decide di iniziare ad andare in barca a 60 anni. Oppure, molto meglio, per chi di anni ne ha solo pochi (dai 6 in poi), e viene spinto o si spinge a provare qualcosa di diverso. Alcuni non rimarranno conquistati, ma altri verranno stregati, e sarà per sempre. Non c’è preparazione migliore alla indipendenza e, in definitiva, alla vita, di quella di imparare a gestire una barca tutta propria in ogni condizione, e tuttavia facendo parte di una squadra. Troverete quasi sempre grande professionalità da parte degli istruttori, che oggi vengono preparati meticolosamente. Non è raro sentire le risate che provengono dagli scaletti dove i ragazzi rientrano, salati e stanchi, ma felici! Tutto mentre i genitori attendono, perchè gli orari non sono proprio quelli svizzeri quando si esce in barca, e finchè questa non è ricoverata per bene non si va a casa. Senza contare che quest’inverno ci si può preparare per la prossima estate, per portare in giro i nostri amici – torinesi. Noi staremo al timone, mentre gli altri stapperanno le birre, o lascheranno un po’ la randa. Piaceri differenti ma ugualmente deliziosi, per noi torinesi con la malattia del mare!

 

 Vittorio d’Albertas

Gotti Tedeschi, il coraggio del non politicamente corretto

L’economista Ettore Gotti Tedeschi è di recente intervenuto a Torino in occasione di un convegno dal titolo “Il coraggio del pensiero non politicamente corretto”, in cui sono stati trattati i temi della natalità, della ripresa economica, dell’immigrazione, dell’occupazione e delle pensioni

Accanto a lui è intervenuto anche il consigliere del Comune di Torino Andrea Tronzano, presidente dell’ Associazione “Insieme è domani”. Dal 2009 al 2012 Ettore Gotti Tedeschi, nel ’93 già nominato presidente per l’Italia della Finconsumo Banca Spa, poi Santander Consumer Bank Spa, ha ricoperto l’incarico di presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), avviando importanti opere favore della trasparenza. Cattolico e liberale, è stato l’autore, insieme a Rino Camilleri, di un libro dal titolo “Denaro e Paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico”, in cui rivendica il ruolo e la superiorità del capitalismo ispirato alla morale cristiana.

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“L’economia – afferma l’economista Ettore Gotti Tedeschi – è una tecnica e uno strumento che risulta buono o non buono a seconda di chi lo usa. Non esiste l’economia che uccide, come invece sostiene papa Francesco. L’economia è uno strumento che, se usato male, può creare disagio per le persone più deboli. Se dovessimo usare una metafora, la mela dell’economia non cade a terra come la mela di Newton, in quanto non è attratta a terra dalla forza di gravità, è uno strumento buono o cattivo a seconda dell’uso che se ne fa. Papa Ratzinger ha riflettuto sul capitalismo e prima di lui già Papa Leone XIII, che ha vissuto nei tempi in cui si stava creando una concentrazione di beni capitalistici. Il Papa ha, d’altronde, un’intuizione che gli deriva dalla condizione di grazia in cui vive e che gli fa capire la bontà o meno dell’uso degli strumenti in mano all’uomo”. “L’economia e il capitalismo – prosegue Gotti Tedeschi – sono carichi di contraddizioni in quanto da una parte producono beni e dall’altro componenti contrarie al benessere. Giovanni Paolo II aveva vissuto nei Paesi socialisti e, per questo motivo, aveva perfettamente capito lo spirito del capitalismo. Nella sua enciclica ” Sollicitudo rei socialis”, in cui tratta della questione sociale a vent’anni di distanza dall’enciclica di Paolo VI ” Popolorum Progressio”, papà Woityla individua nell’uomo di questo secolo un soggetto che ha a disposizione strumenti eccezionali, che, proprio in quanto tali, gli possono sfuggire di mano. Il procedimento di confusione tra fine e mezzo è sempre stato presente ed è all’origine della trasformazione del fine nella fine dell’uomo. Tale confusione è già comparsa dall’epoca del peccato originale. È stato poi il protestantesimo a distinguere e separare i fini dai mezzi”.

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“Papa Ratzinger – prosegue Gotti Tedeschi – non era assolutamente apprezzato dal mondo globalizzato perché era un Pontefice che non accettava il relativismo e la separazione tra fede e ragione. Per questo motivo creò una forte tensione nel mondo filosofico, spiegando l’estrema importanza del rapporto tra fede e ragione. La fede senza ragione rischiava, secondo lui, di essere puro sentimento e la ragione senza fede di essere sterile nelle opere che produceva. Questa era la sfida nei confronti dei pensiero razionalista del mondo globale che promuoveva una omologazione della cultura e della religione. Per papa Benedetto XIII esistevano, infatti, dei presupposti di cultura e di fede che rendevano difficile questo percorso di ecumenismo. Al massimo questo processo sarebbe potuto avvenire tra fedi molto vicine come quella cristiana ortodossa e quella cristiana cattolica”. “L’isolamento di papa Ratzinger – aggiunge Gotti Tedeschi – ha fatto parte della sua stessa vita. Papa Francesco, invece, ha una cultura dello strumento economico che è   mpregnata della teologia del liberismo. Nella sua enciclica “Evangelii gaudium” il Papa parla di un’economia “che uccide”. In realtà è l’uomo che ne fa un uso negativo e l’origine di tutti i mali è il peccato, non l’iniquita’ nella distribuzione delle ricchezze. Papa Francesco si è fatto inoltre portatore di un processo di cosiddetta “conversione differita”, secondo cui se la Chiesa è lontana dalle persone che deve convertire, deve avvicinarsi a loro per essere accettata. Questa teoria potrebbe essere applicata al modello economico. Il Papa avrebbe bisogno, tuttavia, di altri consiglieri economici. La crisi economica attuale, infatti, è ombelicamente legata alla crisi delle nascite prodotta dai neomalthusiani che ora sono i consiglieri di papa Bergoglio “.

 

Mara Martellotta

Mercato immobiliare in città: siamo al punto di svolta per vendite e affitti?

Dall’analisi del 3° Osservatorio Immobiliare 2017 di Nomisma emerge che “Il mercato immobiliare del capoluogo piemontese, seppur tra molte incertezze, sembra approssimarsi ad un punto di svolta. Tale dinamica si evidenzia in modo marcato nel comparto residenziale, dove, a fronte di una domanda che tende a crescere, si riscontra un aumento dello stipulato, tanto sul versante della compravendita, che su quello dell’affitto” . In questa seconda parte del 2017  il mercato residenziale torinese ha fatto registrare incoraggianti segnali di miglioramento, in particolare nel segmento locativo. L’analisi dei valori di vendita e locazione mostra la vicinanza a un punto di svolta per il mercato degli immobili residenziali. Sul fronte dei prezzi di abitazioni nuove, a livello semestrale compaiono variazioni positive, ad eccezione del semicentro (-0,8%) e dei minimi in periferia (-1,8%). A livello annuale la variazione continua a risultare negativa e pressoché in linea con quanto registrato lo scorso anno, sia sul nuovo sia sull’usato, mentre si attenua maggiormente quella degli alloggi da ristrutturare (-1,2% contro il -1,8% di un anno fa). Nel segmento della locazione comincia a consolidarsi la ripresa attraverso una progressiva risalita dei canoni (+0,3% in media). Per quanto riguarda lo sconto praticato all’atto d’acquisto, rimane stazionario per il prodotto nuovo (9%) e in leggera crescita sull’usato (15,5%); per concludere una trattativa di acquisto si impiegano in media 6,2 mesi, mentre si rileva una leggera contrazione per la stipula di contratti di locazione (3 mesi). Tinte fosche per il mercato direzionale torinese anche nella seconda parte del 2017. A fronte di un ingente offerta sul mercato, la domanda risulta ancora debolissima. La periferia terziaria è quella che fa registrare la maggior flessione dei prezzi (-1,9% su base semestrale e -3% su base annuale). Si mantengono stabili i tempi necessari alla finalizzazione dei contratti (8,8 mesi per la compravendita e 5,8 mesi per la locazione). Non si registrano variazioni nel rendimento medio lordo da locazione che si attesta intorno al 5,2%. Il comparto commerciale fa registrare segnali di stabilizzazione pur in un quadro di debolezza. In termini di valori si riscontrano ancora contrazioni, nell’ordine del -0,8% in media sul semestre precedente. In calo anche i tempi per concludere gli scambi, sia sul fronte della vendita sia su quello della locazione (rispettivamente 9 e 5,5 mesi). Stazionari i rendimenti medi lordi annui (6,4% la media cittadina). Nel corso del 2017 il mercato dei capannoni non mostra segnali di miglioramento. Guardando ai valori si registrano ancora flessioni consistenti, sebbene meno intense di quelle rilevate a fine 2016. I canoni medi si attestano a 43 €/mq per l’usato e a 59 €/mq per il nuovo. Lo sconto praticato all’atto di acquisto rimane stabile al 21%.

Le previsioni degli operatori per i primi mesi del 2018 vedono il netto consolidarsi della ripresa nel settore abitativo con una buona dinamica delle compravendite e un aumento dei valori. Meno ottimista la visione del trend dei comparti non residenziali.

Mamma partorisce in auto con l’assistenza telefonica del marito

A  Lessolo una mamma ha partorito nella sua auto sotto casa. Il marito era al telefono con l’operatore del 118, e  le prestava assistenza. E’ andato tutto bene e il piccolo Matteo è nato, in fretta ma senza problemi. Chiara, è il nome della mamma, era appena salita  in macchina quando la situazione è precipitata. Allora il papà Davide ha  chiamato il 118 per chiedere l’intervento di un’ambulanza. E’ poi arrivata l’equipe medica e la giovane donna è stata assistita in auto e in ambulanza fino a quando il bimbo, il secondo della coppia, è nato. La madre con il neonato è stata trasferita  all’ospedale d’Ivrea dove il piccolo è stato sottoposto  ai controlli medici. Sta bene e si trova già a casa.