“Una dura prova per le nostre squadre della Protezione civile e dei Vigili del fuoco che però si stanno dimostrando all’altezza”
In Consiglio regionale, replicando a una richiesta d’informativa di Francesca Frediani (M5s), l’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia, ha risposto che nella sola giornata di oggi in Piemonte erano “attivi almeno venti incendi di varia intensità e distribuiti nelle diverse province. I più significativi sono nei Comuni di Cumiana, Caprie, Rubiana, Bussoleno e Ribordone nel Torinese; Pietra Porzio, Sambuco e Casteldelfino in provincia di Cuneo, unitamente a Murazzano, San Damiano Macra, Borgo San Dalmazzo e Cortemilia; anche Oleggio e Bellinzago nel Novarese e Candelo in provincia di Biella”. In Piemonte dal 10 ottobre è stato dichiarato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi su tutto il territorio. Fino ad oggi sono stati eseguiti 161 interventi sugli incendi boschivi con 1281 volontari e 353 mezzi a terra. “In questi 15 giorni sono stati utilizzati 6 elicotteri e 3 canadair, oltre un elicottero del servizio nazionale e uno regionale dei Vigili del fuoco”, ha detto Valmaggia. “E’ probabilmente la prima volta che si verificano così tanti incendi in un lasso di tempo tanto ridotto sul nostro territorio. Una dura prova per le nostre squadre della Protezione civile e dei Vigili del fuoco che però si stanno dimostrando all’altezza”, ha concluso l’assessore. La consigliera Frediani ha ringraziato a sua volta la Protezione civile e i Vigili del fuoco, augurandosi che “vengano svolte le dovute indagini per capire le cause di alcuni incendi, perché il dubbio che ci sia la mano umana non è purtroppo da escludere”.
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Questo ciclo del progetto, ideato e varato dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, di cui è Presidente la Prof.ssa Chiara Benedetto, in collaborazione con l’ AVO-Associazione Volontari Ospedalieri, si colora di note jazz
Ospedalieri, si colora di note jazz. La Comunità degli Artisti Jazz infatti, capitanata dal regista Raimondo Cesa ( si ricordano lavori teatrali come Jazz Commedia e Barrelhouse ,citati, tra l’altro, nel libro di Marco Basso “Torino è la città del Jazz”) si è offerta di sposare, arricchendolo, il progetto delle “vitamine”. Trentacinque artisti jazz scendono in campo da qui a fine anno, portando a quasi cento gli appuntamenti 2017 del progetto “Vitamine musicali”, realizzati da 130 musicisti provenienti da una rete di dodici istituzioni culturali. Altrettanti musicisti jazz stanno già collaborando alla programmazione 2018. ” Assisteremo ad una invasione pacifica di artisti che con il loro contributo confermano l’importanza di questa musica nella storia culturale della nostra città – ha affermato Raimondo Cesa, presentando il progetto con il Varaldo-Taufic-Silveira Trio – La musica è conversazione, comunicazione in armonia. Il jazz in particolare è condivisione continua sia tra gli stessi musicisti sia tra musicisti e pubblico “. “E’ ormai dimostrato che un ambiente piacevole e rilassante e la partecipazione culturale attiva
contribuiscono ad attenuare gli effetti negativi dello stress – ha sottolineato la Prof.ssa Chiara Benedetto – D’altra parte la “salute” è da intendersi non soltanto come assenza di malattia, ma come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Ne vediamo gli effetti attraverso le trasformazioni avvenute grazie alle arti nei luoghi di attesa, di transito e nei reparti dell’ospedale S.Anna”. Le “Vitamine musicali” sono ad oggi
autofinanziate dai cantautori dell’Associazione Magica Torino con Ars Nova, dai cantanti del Teatro Regio e i Maestri della Filarmonica, dagli studenti del Conservatorio”Giuseppe Verdi”, dai musicisti di Xenia Ensemble e di S.Pelagia, dalle energie di Festival Mito in Città e di Adotta un pianista, oltre a musicisti come Anton Mario Semolini e Mario Calisi. Alla presentazione dell’entrata del mondo del jazz in ospedale sono intervenuti anche Loredana Segreto, Direttore Generale dell’Università di Torino, Massimo Giovara, consigliere comunale in rappresentanza della Sindaca Chiara Appendino, Marco Basso, giornalista e critico musicale,Sendy Ghirardi, ricercatrice dello IULM di Milano.
A un anno dallo sblocco del turn over
Sindacato dalle Aziende, riferiti all’anno 2015, dicono che gli infermieri piemontesi hanno generato in un anno più di un milione di ore straordinarie e accumulato più di 220 mila giornate di ferie residue. Insomma, gli infermieri stanno lavorando anche per 1500 unità che non ci sono. Inoltre, in questi ultimi anni l’età media del popolo infermieristico piemontese ha raggiunto i 50 anni, il che significherebbe che a 60 anni si continua a turnare anche di notte. “È importante che le ASL abbiano recepito dai
sindacati l’indicazione di limitare forme precarie di lavoro e stabilizzare il personale, come l’Assessore Saitta ha fatto sapere” – dichiara il Segretario di Sinistra Italiana Grimaldi. – “L’Assessore ha sollecitato le aziende sanitarie a fornire le informazioni necessarie. Ora sappiamo anche che l’ASLTO1 assumerà 85 infermieri entro l’anno e che l’ASLTO5 ne assumerà 25. Tuttavia non è possibile che, a ormai un anno dallo sblocco del turn over, non siano chiari i termini e i tempi del piano assunzioni, né si possa disporre di una mappatura ASL per ASL delle carenze rispetto alle reali esigenze, che possa garantire un rapporto infermiere/paziente ottimale ed evitare il sovraffollamento dei DEA”.
Una delegazione del sindacato delle professioni infermieristiche (Nursind) è stata ricevuta dal presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus.“Ringrazio per i toni pacati con cui si è svolto l’incontro. Mi farò parte attiva per facilitare l’interlocuzione tra voi, la Giunta regionale e l’assessore competente”
tumore era un melanoma che colpisce in questa sede e nelle donne in gravidanza meno dello 0,4% delle pazienti affette da melanoma in gravidanza. Un caso più unico che raro. La peculiarità di questo caso è rappresentata dalla giovane età della donna e dal fatto che la stessa era al 6° mese di gravidanza. L’équipe di chirurghi che se ne è occupata presso l’ospedale CTO di Torino è stata coordinata dal dottor Luciano Arturi (responsabile del Servizio di Chirurgia Orbito-palpebrale del CTO (servizio che afferisce alla divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva di cui il primario è il dottor Fabrizio Malan), nonché coordinatore del Servizio di chirurgia oftalmoplastica dell’ospedale Oftalmico di Torino). Da quest’ultimo ospedale la paziente, vista la peculiarità del caso e nell’auspicata soluzione di risolvere il fondato sospetto diagnostico di una patologia così grave, era stata inviata ad un luminare svizzero oncologo oculare di fama internazionale. Tale professionista ha dovuto rinunciare a sottoporre la paziente a trattamento con fascio di protoni, perché il tumore aveva raggiunto dimensioni troppo grandi e lo stato di gravidanza non poteva far utilizzare come terapia di appoggio la chemioterapia, non potendo garantire, peraltro, la possibilità di preservare funzione visiva e volume dell’occhio affetto, con rischio aggiuntivo di aumento delle possibili metastasi a distanza. Al suo rientro in Italia la paziente è stata accolta dal dottor Marcello Zanotti, oculista dell’ospedale Oftalmico di Torino, che ne ha affidato il proseguimento cure al Servizio di chirurgia orbito-palpebrale del CTO di Torino, vista la possibilità di stretta collaborazione tra detto ospedale con l’attiguo nosocomio ostetrico-ginecologico Sant’Anna, indispensabile per cure della gravidanza in caso di urgenti necessità subentranti. In tempi molto ristretti (meno di cinque giorni), resi più esigui dallo stato di gravidanza che procedeva, i medici del CTO sono riusciti a coordinare la collaborazione (preziosa ed indispensabile) di valenze polispecialistiche della Città della Salute di Torino, che la rendono un’eccellenza nazionale: il Servizio di gravidanze a rischio del Sant’Anna (coordinato dalla professoressa Tullia Todros), la Radiodiagnostica universitaria delle Molinette (diretta dal professor Giovanni Gandini), l’Anestesia e Rianimazione del CTO (diretta dal dottor Maurizio Berardino). L’intervento è riuscito perfettamente, anche grazie alla collaborazione dell’oculista dell’ospedale Oftalmico di Torino dottor Cosimo Enzo Belcastro ed alla precisa conduzione della narcosi cui è stata sottoposta la paziente da parte del dottor Massimo Benedini, consentendo il recupero morfologico dell’orbita sottoposta ad un intervento così invasivo, ma necessario per garantire possibilità delle cure avanzate che seguiranno, con i tempi previsti dal dottor Piero Gaglioti (Servizio gravidanze a rischio ospedale Sant’Anna) per garantire la completa eradicazione della malattia. Per di più, grazie alla particolare tecnica chirurgica cui si è ricorsi, entro un mese dall’intervento la paziente potrà indossare una protesi oculare che renderà praticamente indistinguibile l’orbita sottoposta ad intervento rispetto a quella del lato “sano”. Il tutto è stato condotto nella massima garanzia di sicuro proseguimento della gravidanza, che sarà portata a termine naturale con la nascita di un bimbo che in nessun momento del percorso di cura ha mai subito ripercussioni del delicato intervento cui è stata sottoposta la mamma.
all’Università del Piemonte Orientale, collaborando con il Crimedim, il Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi, con sede a Novara. Arrestato ad aprile a Teheran, dove si era recato per una conferenza, è stato incarcerato e ora è giunta la notizia della condanna a morte. La moglie, che vive a Stoccolma con i due figli, ha chiesto aiuto alle istituzioni italiane e alla stessa Università del Piemonte Orientale che ha lanciato una raccolta fondi per sostenere le spese legali della famiglia. Djalali è un serio professionista che per anni ha lavorato per la sanità piemontese, stimato e apprezzato da tutti i colleghi. La Regione Piemonte ha chiesto l’immediata scarcerazione del medico e ha sollecitato il governo italiano e l’Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane. Perchè Djalali è finito in carcere? Le autorità iraniane lo accusano di essere una spia ma la sua unica colpa sarebbe quella di aver collaborato con ricercatori israeliani, americani, italiani e mediorientali per migliorare l’efficienza degli ospedali e i trattamenti sanitari soprattutto nei Paesi poveri o flagellati da guerre e carestie. Djalali è tenuto in isolamento nella famigerata prigione di Evin a Teheran, stracolma di oppositori e prigionieri politici. Rifiuta il cibo da diversi giorni e pare sia stato obbligato a firmare un’ammissione di colpevolezza. La notizia della condanna a morte del ricercatore riporta in primo piano l’uso eccessivo e indiscriminato della pena capitale nel Paese degli ayatollah. Secondo i più recenti dati diffusi da Amensty International, dall’inizio del 2017 l’Iran è, dopo la Cina, lo Stato che ha eseguito finora il maggior numero di condanne a morte, 355 solo fino a ottobre, davanti all’Arabia Saudita e al Pakistan. Un triste record, nonostante le promesse, non mantenute, di invertire la tendenza, del presidente “riformista” Rouhani.
di Pier Franco Quaglieni
federalista seria e ‘ stata quella del giurista Miglio che Bossi dopo poco mise alla porta. Il federalismo in ogni caso deve unire, come voleva Cattaneo, e non disgregare l’unita’ nazionale. Io vedo con preoccupazione altri referendum per l’autonomia soprattutto al Sud . Pensate cosa potrebbero fare De Luca ed Emiliano, ad esempio . C’è uno spirito filoborbonico e antirisorgimentale meridionale che può diventare da sterilmente nostalgico politicamente pericoloso . Temo che proposte come quella dei 9/10 di tasse alle Regioni non siano praticabili perché disconoscono lo Stato nazionale e impediscono le sue irrinunciabili funzioni. 