di Pier Franco Quaglieni
Sull’onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto – La ZTL fino alle 19 – Il Duca d’Aosta – Mirò non basta – Salesiani – Liana De Luca poetessa di Zara a Torino
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Sull’onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto
Sull’ onda dei referendum leghisti del Lombardo – Veneto, come si direbbe in linguaggio asburgico ,del prossimo 22 ottobre, qualche bello spirito parla di spacchettare dal Piemonte la provincia del Verbano Cusio Ossola a favore della Lombardia. Le regioni nacquero senza una precisa identità storica nel 1970. Ci fu chi allora obiettò che Novara ruota su Milano e Alessandria su Genova, per non dire del rapporto di una parte del Basso Piemonte con il Ponente Ligure. Le regioni nacquero sicuramente in ritardo rispetto alla Costituzione del 1948 , ma in modo affrettato e quasi concitato ,senza il necessario approfondimento, nel biennio 69/70 e furono un insieme di provincie economicamente forse poco omogenee ,ma storicamente e sicuramente ,nel nostro caso, piemontesi. Era l’idea dei Padri Costituenti Piemontesi Viglione, Oberto, Beppe Fassino, Nesi e tanti altri. E’ il Piemonte che fece il Risorgimento, e’ il Piemonte cantato da Carducci nella sua ode. Ha fatto bene Gilberto Pichetto a rivendicare l’identità unitaria del Piemonte. Anche la Valle d’Aosta tento’ in passato di annettersi qualche comune canavesano, ma non ottenne nulla . Non confondiamo le autonomie locali da praticare sempre in un quadro unitario con le spinte disgregatrici di tipo catalano che i veri Spagnoli hanno saputo respingere e smascherare .
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La ZTL fino alle 19
La ZTL a Torino prolungata dalle 10,30 fino alle 19 è una vera e propria follia a cui si oppongono giustamente i commercianti. Ma dovrebbero opporsi anche i cittadini,l’ACI in testa. Significa paralizzare il traffico in città , impedire a chi lavora in centro di muoversi con gli strumenti di lavoro o concedere migliaia e migliaia di pass che vanificano l’intero progetto ecologico che è tutto da dimostrare che abbia un’effettiva utilità soprattutto in presenza degli impianti di riscaldamento accesi. E’ giusto scoraggiare il fatto di attraversare il centro per spostarsi da Nord e a Sud di (e viceversa) di Torino in auto,ma è sbagliatissimo chiudere praticamente in permanenza il centro alle auto. I negozi chiudono alle 19,30 ,quindi consentire mezz’ora per eventuali acquisti è privo di senso. Con i costi del carburante e dei parcheggi e la difficoltà di parcheggiare ci si reca in centro, già oggi, in casi obbligati. E’ più che sufficiente per scoraggiare chiunque,salvo gli assessori che viaggiano con l’auto blu. Appendino non usi la zona ZTL per dimostrare che fa qualcosa.
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Il Duca d’Aosta
Giovedì’ 19 ottobre alle ore 17 Carla Gatti a palazzo Cisterna,sede della Città Metropolitana,in via Maria Vittoria 12 presenterà il libro di Dino Ramella su “Il Duca d’Aosta e gli Italiani in Africa Orientale “,edito da Daniela Piazza.A 80 anni dalla nomina a Vice Re di Etiopia viene ricordata la nobile e sfortunata figura del Duca Amedeo d’Aosta,eroe dell’Amba Alagi dove nel 1942 resistette con i suoi soldati oltre ogni limite umano ed ottenne l’onore delle armi dagli Inglesi. Palazzo Cisterna fu il palazzo dove abitò la famiglia del Duca a Torino. Se l’Italia in Africa non su solo quella di Graziani e di Badoglio ,ma fu un’Italia civile che seppe portare scuole ed ospedali nelle colonie , lo si deve al Duca. Solo Angelo Del Boca nel suo livore non ha voluto riconoscerlo. Amedeo ,fatto prigioniero degli Inglesi, morì a Nairobi,rifiutando di lasciare i suoi soldati per tornare in Italia,come avrebbe potuto fare.Mantenne intatta la sua dignità di principe e di soldato anche nella sfortuna e nella morte. E’ rimasto sepolto a Nairobi questo Savoia coraggioso a cui chiunque deve portare rispetto e ammirazione incondizionata.Forse nell’Italia di oggi anche la sua salma si sentirebbe a disagio.
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Mirò non basta
Dopo oltre un anno di stasi completa la Città riprendere in tono minore le mostre internazionali con Mirò a palazzo Chiablese. Le sorti della Gam appaiono compromesse. Chi ha sostituito Patrizia Asproni non appare all’altezza e soprattutto non rivela competenza necessaria. La mostra che resterà aperta fino al 14 gennaio 2018,non è confrontabile con quelle promosse da Patrizia Asproni in precedenza. Lo stesso pittore scelto non è in grado di attrarre una particolare attenzione da parte del pubblico e fin dal 4 ottobre,giorno di apertura,si può notare il tono minore prevalente. Torino sta perdendo il suo richiamo internazionale e turistico.
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Salesiani
I Salesiani,fondati da Don Bosco,da Torino si sono diffusi in tutto il mondo.Don Bosco non fu solo un santo sociale torinese,come si dice con espressione abusata.Fu molto di più. Io mi sento profondamente intriso di spirito salesiano e l’istituto San Giovanni Evangelista che da anni non è più una scuola, resta una pietra miliare della mia formazione . Se io ho acquisito lo spirito della disciplina ,lo debbo al mio maestro elementare don Antonio Battisti,di Villanova Solaro, vicino a Saluzzo,un cuneese verace. Insieme a lui c’era un certo don Biglino che appariva troppo severo.Don Battisti era molto esigente ,imponeva punizioni già allora da giudicare obsolete,ma ebbe su di me il ruolo di un educatore che mi squadrò all’insegna di una durezza che forse a dieci anni appariva esagerata,ma che non mi sento di condannare. Se so qualcosa di Latino (per me è stata una conquista fondamentale che mi insegnò a pensare con il rigore necessario)lo debbo ad un altro salesiano,don Dante Bettega,un austriaco di Bressanone,diventato italiano che sapeva la Commedia di Dante a memoria e che pretese che noi studiassimo a memoria Cesare, Cornelio,Esopo,Catullo,l’Iliade e l’Odissea. Dopo tre anni di medie recitavo a memoria tutto. Ma soprattutto mi insegnò a ragionare come si deve,per dirla con Pascal. Senza guardare alle forme, quando rimasi a lungo malato durante la terza media, non esitò a venire tante volte a casa mia ad aiutarmi. Ci pensava a seguirmi un professore ebreo scelto da mio padre,lo storico del Risorgimento Salvatore Foa,che mi ha lasciato la passione per la storia risorgimentale che caratterizzerà tutta la mia vita,ma l’aiuto e l’incoraggiamento di don Bottega,anche lui uomo duro,temprato alla vecchia maniera,fu importante. Morì giovane nel 1962. Don Prospero Ferrero,altro salesiano coltissimo,mi fu di aiuto nel ginnasio e anche in parte nel liceo. Finchè fu delegato degli ex allievi del “San Giovanni “, partecipai alla vita dell’associazione con un altro grande amico della mia vita,il futuro preside del Liceo “d’Azeglio” di Torino. Un mio zio d’ acquisto, don Carlo Orlando, fu Ispettore dei collegi salesiani del Sud America e poi postulatore generale delle cause di beatificazione dei Salesiani a Roma. Conservo l’immaginetta del ricordo della sua prima Messa. Era un uomo con un cuore semplice ed una grande fede religiosa,ricca di umanità. Mia moglie me ne parla con l’ammirazione riservata agli uomini dall’animo eletto.Era un uomo così importante che tutti i Salesiani di una certa epoca ne avevano una vera e propria venerazione e lo consideravano un santo come don Michele Rua o don Filippo Rinaldi successori di don Bosco.Don Orlando ricordava spesso don Callisto Cravario,ucciso in Cina dai pirati e venerato come santo e Martire. Don Callisto era stato allievo del “San Giovanni Evangelista” di Torino.Il Quartiere San Salvario dovrebbe gloriarsi di don Callisto,ma il “politicamente corretto”multietnico purtroppo lo impedisce perché missionario in Cina. Anche il direttore attuale del “San Giovannino” e parroco dei “Santi Pietro e Paolo” don Mauro Mergola è un sacerdote di grande impegno religioso e di forte sensibilità umana. Ha fatto dell’oratorio salesiano “San Luigi” un crogiuolo in cui si mescolano giovani italiani e giovani immigrati,seguendo lo spirito di don Bosco che aprì quell’oratorio, in un angolo allora molto difficile di Torino per l’alta presenza di ragazzi sbandati della Torino ottocentesca. Passano i decenni e i salesiani continuano sulla scia di don Bosco il loro impegno religioso e civile,senza mai mescolarsi alla politica.
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Liana De Luca poetessa di Zara a Torino
Bergamo è città che conserva fortemente il ricordo di Liana De Luca,poetessa nata a Zara,esule da quella città prima che i titini facessero la loro pulizia etnica dopo aver seminato morte e terrore con gli infoibamenti. E’ stata lei ad aprirmi gli occhi sul dramma del confine orientale tanti anni fa ed è stata lei a indurmi a scrivere tra i primi di foibe e di esodo. Importante fu anche ciò che mi disse Leo Valiani originario di Fiume. Rapida ed ironica,decisa come donna ( mi diede un ceffone quando cercai di corteggiarla in modo non consono tantissimi anni fa ),è poetessa a 24 carati. 30 libri di poesia,i suoi figli.Madre molto prolifica con poesie,saggi,romanzi tutti i grande qualità. Dopo un matrimonio e la drammatica morte del marito in un incidente stradale,ha deciso di non legarsi più a nessuno,ma il critico Mario Bonfantini stravedeva per lei e si era profondamente innamorato di Liana.Mi diceva,citando il suo amato Proust,riferendosi a lei,”quell’idea fissa che è l’amore “. E non poteva passare il sabato senza senza vedere Liana. Era in amicizia con Soldati e fu lei a farmelo conoscere in modo più approfondito.Ricordo che una volta andammo insieme a trovarlo a Milano e la sua autorevolezza fece sì che Soldati, dopo anni, dicesse al giovane che ero : ”Diamoci del tu”. Soldati ha scritto delle pagine molto belle sulle opere di Liana. De Luca ha fondato il Cenacolo Orobico, l’associazione più importante di Bergamo che ha esercitato un ruolo anche internazionale. Liana è un’amica dolcissima , mi scrive biglietti affettuosi,qualche mail,mi manda spesso le sue poesie.Ne ha dedicata anche una al Centro “Pannunzio”. Io non sono un critico letterario,ma capisco istintivamente il valore della sua poesia che riesce a parlare a tutti senza la mediazione della critica,come solo i grandi poeti riescono fare. Simile a lei conosco una giovane poetessa-magistrata , Alessandra Chiavegatti che esercita e vive a Bergamo ,città favorevole alla poesia. Anche lei, magari stanca da lunghe ore in tribunale , scrive poesie nel cuore della notte e ci darà ancora tante opere importanti. Com’è bello avere un rapporto con le poetesse,esse ti danno un senso diverso della vita,ti danno una prospettiva di speranza nel futuro che lo storico oggi non può assolutamente avere.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
Luigi Bobbio
Caro Quaglieni, ho letto il suo articolo su Luigi Bobbio in cui si rivela un vero liberale rispettoso di chi la pensa in modo diverso,forse anche opposto da lei. Mi ha colpito che l’antico contestatore abbia voluto la camera ardente nel rettorato dell’Università di Torino. Cosimo Rimi
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Qui non si tratta di scelte. Bobbio è mancato improvvisamente nella notte. E’ un diritto dei docenti essere onorati nell’Ateneo dove sono stati docenti. Anch’io ambirei a quell’onore per tante iniziative fatte in quell’Aula Magna. Luigi è’ stato un ottimo professore. Non faccia polemiche inutili. Bobbio non ha nulla a che vedere con i contestatori voltagabbana passati con Berlusconi o con Renzi per mero opportunismo.
Un chiodo nei servizi igienici
Io non so lei,ma io spesso quando vado nei servizi pubblici dei locali,vorrei togliermi la giacca e non trovo mai un qualcosa che sembri anche lontanamente ad un attaccapanni. In un noto e bel ristorante ho trovato un chiodo per appendere la giacca. Incredibile, ma vero. E’ un piccolo particolare, ma anche a Milano e a Roma di recente ho riscontrato la stessa mancanza. In passato non era così. Filippo de Caroli
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E’ una cosa che ho notato anch’io. Nessuno finora ha scritto al solito “Specchio dei tempi”, lamentandosi. Si vede che non è un gran problema. Oggi la maggioranza non indossa più la giaccia e anche d’inverno il cappotto è di pochi.